Mario Staderini, segretario di Radicali italiani, interviene sulla preoccupante situazione delle carceri in Italia. È un problema umanitario e giuridico.
La tragedia sociale avviene giorno e notte. Voi parlate di vera e propria tortura. Perché?
«Abbiamo in Italia 206 carceri e 44 mila posti branda. Sono in galera 68 mila detenuti, quindi 24 mila in più. Manca l’assistenza psicologica, il lavoro è impossibile, per quasi tutti si tratta di stare 22 ore in quelle celle da 9 metri quadrati che dividono in sei. Negli ultimi dieci anni, nelle carceri italiane, sono morti 650 detenuti per suicidio o presunto tale, insieme a 87 agenti di polizia penitenziaria. Avviene sotto gli occhi di tutti, come se si trattasse di qualcosa di inevitabile. Senza considerare che il 40 per cento dei carcerati è in attesa di giudizio, la metà di loro sarà assolta. Ormai siamo in piena estate, con il caldo la situazione rischia di sfuggire di mano».
Le istituzioni come fronteggiano l’emergenza?
«Semplicemente ignorandola. Il tema è sconveniente dal punto di vista elettorale, si preferisce ficcare la testa sotto la sabbia. Il Parlamento ha approvato una mozione già nel 2009 presentata da noi Radicali, in cui erano elencati provvedimenti precisi per una soluzione strutturale del problema. Nulla è stato fatto. Ma non è un problema umanitario, è una questione di democrazia. Se uno Stato tollera che le proprie istituzioni violino la legge e inducano tortura, allora significa che è saltato il rispetto del diritto e i valori fondanti dei Paesi democratici. In California e in Germania, le Corti supreme hanno ordinato agli Stati di svuotare le carceri, se non sono in grado di garantire condizioni umane».
Non tutti i detenuti occupano le galere per reati gravi quali mafia e terrorismo.
«In genere nelle prigioni restano i poveracci, quelli che non hanno da pagare avvocati che gli garantiscano quella amnistia di classe che è la prescrizione, con quasi 200 mila processi l’anno che saltano grazie alla bancarotta della giustizia italiana. Nel 2008 sono stati prescritti 154.665 procedimenti; nel 2009 altri 143.825; nel 2010 circa 170 mila, in pratica 400 al giorno. Il problema è che oggi si criminalizza tutto, dovremmo iniziare a cancellare i reati senza vittima: basterebbe superare la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini per oltrepassare la follia di 28 mila detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti o per immigrazione clandestina, reati senza vittima, intollerabili per una cultura liberale. Per reati come la corruzione o la truffa, invece, c’è quasi la certezza dell’impunità».
Ma è vero che nelle carceri c’è chi non ha saponetta per lavarsi nè carta igienica, mentre altri stanno “benissimo” con ogni genere di comfort? Da cosa dipende questa disparità di trattamento?
«I ricchi e i poveri, i forti e i deboli, esistono in ogni realtà umana. Cosa diversa è prendere atto che negli ultimi tempi siano anche aumentati i prezzi dei market interni nelle carceri, che sembra siano gestiti tutti da una unica società. Vogliamo vederci più chiaro».
A parte le denunce di varie realtà sociali, tra cui la Polizia penitenziaria che risente dello stesso dramma emergenziale, i testimonial in trincea siete ancora voi con Pannella in testa.
«Perché si teme l’impopolarità, soprattutto da chi non saprebbe governare in maniera diversa dall’ingenerare paura. E non si capisce la gravità per la tenuta dello Stato di diritto di tollerare lo status quo. Marco è unico nel contrapporre se stesso, letteralmente il proprio corpo, di fronte a quelle che risultano palesemente delle violenze inaccettabili. Un testimonial d’eccezione c’era, Giovanni Paolo II. In Parlamento chiese a gran voce un atto di clemenza per quelle prigioni che visitava spesso, ma lo nascosero. Come se fosse un Radicale. Non si riuscirà a far passare questa battaglia sino a quando gli italiani non potranno conoscere quanto accade e quali sono le soluzioni proposte».
Per avere un quadro completo del dramma-carcere, con tabelle e considerazioni varie, si legga Pianeta Carcere: un sistema vicino al collasso totale di Antonio Antonuccio, apparso in due parti nei numeri 33 e 34 (aprile e maggio 2012) di Excursus: http://win.excursus.org/attualità/AntonuccioPianetaCarcerePartePrima.htme http://win.excursus.org/attualità/AntonuccioPianetaCarcereParteSeconda.htm.
Mafalda Bruno