Nel romanzo “Il bambino segreto” (Mondadori) della scrittrice svedese, crimini di guerra e amori impossibili, raccontati sullo sconvolgente palcoscenico della Seconda guerra mondiale, si intrecciano inesorabilmente con una storia dei nostri giorni
Un romanzo storico, giallo e sentimentale; un intreccio di storie parallele che, vissute in epoche differenti, si ricongiungono tra loro. Il lettore si confronta – lungamente ma senza stancarsi – con sentimenti contrastanti, in una cornice di autentica suspense: l’umiliazione del razzismo; il desiderio di riscattarsi con l’amore da una scomoda condizione sociale; l’annullamento del proprio io. Insomma, se Camilla Läckberg, con Il bambino segreto (Edizioni Mondadori Direct, pp. 526, € 19,00), desiderava realizzare un vero thriller, c’è riuscita perfettamente.
La vicenda inizia con il ritrovamento, nella Svezia dei giorni nostri, del cadavere di un uomo ammazzato senza apparente ragione. Le indagini vengono svolte parallelamente dal Commissariato di polizia di Fjällbacka e da Erica, una giovane scrittrice che concilia il lavoro con l’esigenza di fare luce – una volta per tutte – sul mistero chiuso in un baule nella sua soffitta: una cassa che contiene oggetti di un passato tenuto nascosto, vissuto decenni prima dalla madre ora scomparsa. E proprio uno di quelli – una medaglia nazista – viene consegnato dalla ragazza a uno studioso della Seconda guerra mondiale; lo stesso uomo che viene ucciso appena due giorni dopo il loro incontro. Erica è aiutata in questa missione dal compagno, agente del Commissariato di Fjällbacka temporaneamente in congedo parentale. Di fatto, per lei si tratta di un percorso umano pieno di sorprese e ostacoli, che le fanno comprendere per la prima volta chi sia stata realmente Elsy, sua mamma: una donna della quale lei ha continuamente percepito la durezza del carattere e l’assoluta mancanza di affetto verso le figlie e la famiglia.
La verità che il lettore, “divorando” pagine intrise di commozione, scoprirà insieme a Erica è ben diversa: Elsy è stata una ragazzina che, ad appena 14 anni, si è dovuta simultaneamente confrontare con le atrocità del nazismo, la perdita del padre, una maternità inaspettata, frutto di un sentimento autentico e salvifico, l’inspiegabile e sconvolgente abbandono da parte del compagno di una vita soltanto sperata, il parto – dolorosissimo e senza il conforto di un familiare – di una creatura che le viene strappata per sempre dopo un solo, indimenticabile abbraccio. Infine, la promessa a se stessa che mai più, nella propria vita, si sarebbe affezionata o avrebbe amato qualcuno. Nel disvelamento di questi misteri, l’autrice non dimentica di porre l’attenzione sulle attuali forme di esaltazione del nazismo, sui sopravvissuti retaggi del passato, rinvigoriti da una generazione all’altra.
Dallo scorso gennaio sul canale digitale terrestre 50 (la effe) è andata in onda la trasposizione televisiva della storia (vedi trailer). Dell’opera scritta il pubblico avrà ritrovato il ritmo incalzante e il finale (benché immaginabile da un certo punto in poi) come conclusione di un assoluto crescendo? Avrà notato la differenza di stile tra la modernità dei dialoghi odierni e la raffinatezza delle lettere scritte da Elsy ragazzina del secolo finito? Di sicuro, lettori e spettatori si saranno posti i medesimi, molteplici interrogativi: quanto una guerra può cambiare l’animo umano? La vendetta è davvero l’unica risposta all’odio? I sentimenti possono mutare nel tempo? Ognuno di noi scoprirà le risposte – libro alla mano – nel proprio intimo.
Le immagini: la copertina de Il bambino segreto e una foto di Camilla Läckberg.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno IX, n. 108, dicembre 2014)