La Cassazione ha ordinato l’ennesimo processo per i presunti responsabili dell’attentato di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Intanto spuntano nuove verità sul caso Moro
Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati, una bomba esplose a Brescia, nella centrale piazza della Loggia. L’attentato provocò 8 morti e 102 feriti e venne rivendicato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine nero. Il 4 agosto dello stesso anno un’altra strage fu compiuta nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro (Bologna), dove saltò in aria un vagone del treno Italicus, causando 12 morti e 48 feriti. Sul convoglio ferroviario avrebbe dovuto esserci il ministro degli Esteri Aldo Moro, che però all’ultimo momento fu trattenuto a Roma da impegni imprevisti.
A distanza di quarant’anni, nonostante tre istruttorie e nove processi, non si è fatta ancora luce sui mandanti e gli esecutori dell’efferato crimine di Brescia. Il 21 febbraio scorso la Cassazione, annullando in parte la sentenza della Corte d’appello che aveva assolto tutti gli imputati, ha ordinato un nuovo processo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, esponenti di spicco del neofascismo veneto degli anni Settanta, ritenuti dall’accusa tra i responsabili della strage (cfr. Strage di Brescia, la Cassazione su Maggi e Tramonte: «Neofascisti ipergarantiti», in http://milano.repubblica.it). Per capire il senso della lunga stagione stragista e delle trame eversive che insanguinarono l’Italia dal 1947 al 1993, consigliamo di leggere il libro del giudice Ferdinando Imposimato La Repubblica delle stragi impunite. I documenti inediti dei fatti di sangue che hanno sconvolto il nostro Paese (Newton Compton, pp. 370, € 5,00).
Imposimato, che ha indagato sul rapimento di Moro e sull’attentato a Giovanni Paolo II, ha anche scritto l’illuminante saggio I 55 giorni che cambiarono l’Italia. Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera (Newton Compton, pp. 310, € 5,00), nel quale ha dimostrato che, una volta individuata la prigione romana dove era detenuto, mancò la volontà politica di salvare il presidente democristiano. Recentemente si è pure saputo che all’agguato del 26 marzo 1978 avrebbero preso parte due agenti dei servizi segreti italiani, mandati in via Fani a supportare il commandos terrorista (cfr. Moro: Pg Roma chiederà atti a Procura, in www.ansa.it).
I moventi della strage di Brescia furono molteplici. Accanto al desiderio di Ordine nero di colpire gli antifascisti bresciani, ci fu anche il disegno di indebolire Mariano Rumor (vittima mancata di un attentato davanti alla questura di Milano nel maggio 1973) che in quel periodo dirigeva un governo di centrosinistra ed era contrario allo spostamento a destra del quadro politico italiano. Imposimato denuncia l’approssimazione con la quale, almeno all’inizio, si svolsero le indagini sulla strage, che «furono caratterizzate da errori così clamorosi che lasciavano francamente pensare all’ennesimo disegno di vanificare le prove oggettive». Dopo l’esplosione della bomba, infatti, il vicequestore Aniello Diamare fece lavare con le autopompe la piazza, «distruggendo e disperdendo così i frammenti dell’ordigno e del congegno di innesco».
La sostanza del discorso di Imposimato è che l’Italia non è mai stata una nazione realmente libera, neppure dopo il 1945. I governi statunitensi e il Gruppo Bilderberg hanno pesantemente influito sul corso delle vicende storiche del Belpaese, tramite la massoneria, i servizi segreti e i gruppi terroristici. Nel 1963 John Kennedy si mostrò favorevole alla nascita del primo governo organico di centrosinistra, ma dopo la sua morte – che per il giudice campano è da attribuire probabilmente a un complotto ordito dalla Cia e dall’Fbi – i successori lo sconfessarono scatenando la “strategia della tensione” per contrastare l’apertura delle correnti più progressiste della Democrazia cristiana verso i socialisti e i comunisti.
Imposimato conclude la sua ricostruzione della storia della Prima Repubblica ribadendo che ci furono dei poteri arcani a condizionarne il corso: «Come abbiamo visto, chi ha inciso sulla nostra democrazia è stato un soggetto occulto, Stay Behind Gladio […] una organizzazione afflitta da “illegittimità costituzionale progressiva”, sotto il controllo del governo americano». Fu Gladio, dunque, a interferire nelle stragi compiute da esponenti dell’estrema destra e della mafia, infiltrando i propri agenti anche dentro le fila dell’estrema sinistra. Negli ultimi anni hanno cominciato a chiarirsi alcuni dei “misteri italiani”, forse perché i protagonisti della Guerra fredda nel frattempo sono quasi tutti deceduti.
Le immagini: i primi soccorsi dopo la strage di piazza della Loggia; la copertina del saggio La Repubblica delle stragi impunite; foto di Aldo Moro.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno IX, n. 101, maggio 2014)