La IX edizione della Fifa Confederations Cup, vinta dalla nazionale allenata da Scolari, si è svolta in mezzo alle rivolte scatenate dal carovita e dalla corruzione
Si è appena conclusa la IX edizione della Fifa Confederations Cup, il torneo di calcio per squadre nazionali che si svolge l’anno prima della Coppa del mondo, nel medesimo Paese che poi organizzerà i Mondiali. L’edizione 2013 si è giocata in Brasile ed è stata vinta meritatamente dalla nazionale di casa, allenata da Luiz Felipe Scolari, che si affermata per la quarta volta in questo torneo.
Più delle vicende agonistiche, tuttavia, a tenere viva l’attenzione dei media sono state le vibranti proteste popolari che hanno animato il Paese sudamericano nelle ultime due settimane. Una bella differenza con quanto avviene in Italia, dove la gente sembra ormai rassegnata all’inevitabile catastrofe economica. Le contestazioni di massa sono state innescate soprattutto dalle spese esorbitanti che il governo brasiliano si è accollato in previsione del prossimo Mondiale, provocando un vertiginoso aumento dei prezzi. Infatti, sono già andati in fumo 27,4 miliardi di reais (pari a circa 9 miliardi di euro) e, alla fine, il costo complessivo si aggirerà intorno a 33 miliardi di reais (intorno a 11 miliardi di euro). Il Brasile è in crescita economica, ma è segnato da profonde ingiustizie sociali e da un gap assai marcato tra ricchi e poveri, che la politica portata avanti dal presidente Dilma Rousseff non ha scalfito. La gente è arrabbiata perché non comprende l’utilità della costruzione di megastadi e di infrastrutture superflue che comporta lo sperpero di denaro pubblico e sottrae risorse alla sanità e all’educazione, alimentando l’inflazione e la corruzione.
La Fifa Confederations Cup 2013 e il Mondiale 2014 si stanno rivelando – come spesso accade – ghiotte occasioni di guadagno per gli organizzatori. Tra qualche anno i megaimpianti verranno abbandonati o rimarranno sottoutilizzati, come già successo in altre nazioni che hanno ospitato il Mundial o le Olimpiadi (Italia docet!). La reazione di molti sportivi brasiliani di fronte alle proteste popolari è stata encomiabile: Dani Alves, Casagrande, Hulk, David Luiz, Neymar, Romario e altri hanno sostenuto le ragioni della lotta (vedi anche, sulla presente rivista, Calcio: i tifosi ci salveranno?). Vuote e stereotipate, invece, le dichiarazioni rilasciate dai calciatori italiani, che non brillano certo per coraggio e arguzia. Ha provato altresì a minimizzare quanto sta avvenendo in Brasile Joseph Blatter, inamovibile presidente della Fifa, all’insegna del suo proverbiale cinismo, purtroppo questa volta spalleggiato, perlomeno all’inizio, anche da Pelè (cfr. Tommaso Pellizzari, Brasile, nuovi scontri a Fortaleza. E il calcio si divide: Blatter e Pelè contro, Neymar a favore, in www.corriere.it).
Il gioco espresso nel torneo svoltosi in Brasile è stato, nel complesso, apprezzabile, grazie anche ai talenti scesi in campo (Neymar su tutti). Abbiamo assistito a sfide spesso avvincenti, ma ha fatto sorridere – e un po’ dispiacere – vedere in difficoltà i simpatici dilettanti di Tahiti, travolti sotto una valanga di reti da Nigeria, Spagna e Uruguay. I tahitiani, a onor del vero, hanno vinto la Coppa dell’Oceania del 2012, ma in quella circostanza si sono imposti su avversari non certo irresistibili (Figi, Isole Salomone, Nuova Caledonia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Samoa, Vanuatu). È auspicabile, dunque, che la formula della Fifa Confederations Cup venga rivista, per evitare che squadre così deboli possano partecipare alle prossime edizioni, rischiando di falsare la classifica dei cannonieri, nonché quella dei gironi preliminari… per differenza reti.
Le immagini: la protesta del 17 giugno 2013 a Brasilia, davanti al Congresso nazionale (fonte: Agência Brasil; autore: Valter Campanato/ABr); la festa dei calciatori brasiliani dopo la vittoria nella Fifa Confederations Cup 2013 (fonte: www.affaritaliani.it).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno VIII, n. 91, luglio 2013)