La data delle elezioni amministrative, che vedrà protagoniste molte delle maggiori città italiane, si avvicina. Sotto le due torri, candidato per il Consiglio comunale, troviamo anche il presidente dell’Associazione LucidaMente, Nicola Marzo, che abbiamo intervistato in esclusiva
Il prossimo 5 giugno si voterà per rinnovare le amministrazioni comunali di diverse città italiane, tra le quali Bologna, Napoli, Milano, Roma e Torino. Sono da poco state presentate le liste che, sotto le due torri, ammontano a 17, per un totale di 9 aspiranti primi cittadini, tra i quali lo stesso sindaco uscente Virginio Merola, in corsa per un secondo mandato.
Alla sua “prima volta” di fronte ai cittadini bolognesi, invece, c’è Nicola Marzo, presidente dell’Associazione LucidaMente e candidato al Consiglio comunale nella lista di impronta socialista Bologna Viva. Il futuro è adesso, che sostiene Merola. Da sempre appassionato di politica e già militante in numerose, precedenti campagne elettorali, Marzo, originario di Salve, un piccolo paese in provincia di Lecce, e laureato in Giurisprudenza presso l’Alma Mater Studiorum del capoluogo emiliano, si racconta in un’intervista per farsi conoscere e spiegare i motivi che lo portano, oggi, a impegnarsi in prima linea per la città che lo ha adottato da ormai ventidue anni.
Nicola Marzo, presidente dell’Associazione LucidaMente, che edita la nostra rivista, e ora candidato al Consiglio comunale nella neonata lista Bologna Viva, in corsa per le elezioni amministrative. Innanzitutto una domanda personale: perché un pugliese partecipa attivamente alla politica del capoluogo emiliano?«Mi candido a Bologna perché vivo qui da ventidue anni. Ho sempre avuto la passione per la politica e ho partecipato attivamente anche alle precedenti campagne elettorali, a vari livelli: politiche, regionali, provinciali – quando c’erano – e, ovviamente, alle comunali. Questa è la prima volta, però, che mi schiero personalmente. Dopo anni di attività ho deciso di propormi al giudizio dei cittadini. In realtà, anche molti anni fa mi misi in gioco, quando frequentavo Giurisprudenza: erano le elezioni per il Consiglio di Facoltà e andò benissimo, fui il primo degli eletti! [ride, ndr] Spero che questo sia di buon auspicio per il 5 giugno, la mia prima volta dinnanzi ai cittadini bolognesi».
Di che cosa si occupa?«Dal 2008 lavoro al Corecom [Comitato regionale per le comunicazioni, ndr] della Regione Emilia-Romagna e mi occupo di conciliazioni tra utenti e operatori di comunicazioni elettroniche. Risoluzione dei contenziosi tra i cittadini e le compagnie telefoniche, per intenderci. È un lavoro che mi piace tantissimo e che mi fa sentire utile nei confronti delle persone. È molto gratificante contribuire alla soluzione dei problemi. Con questo spirito di servizio mi sono sempre approcciato anche all’attività politica – passione che mi porto dietro sin da quando ero ragazzino – ed è con il medesimo spirito che intendo svolgere il mandato da consigliere per cui mi sono candidato».
Bologna Viva: un augurio per il futuro, una constatazione sul presente o una continuità con il passato?«Bologna Viva è innanzitutto un progetto cui hanno voluto aderire uomini e donne che condividono valori come l’uguaglianza, la giustizia sociale, la laicità e il pluralismo, e che si rifanno al riformismo socialista. Beh, indubbiamente è anche una forma di augurio per il futuro, ma soprattutto la consapevolezza che Bologna può tornare a essere la fiorente città di qualche tempo fa. Un trait d’union con la migliore tradizione amministrativa, quindi una continuità con il recente passato, magari sollecitando il prossimo esecutivo a raddrizzare il tiro su alcuni aspetti cruciali della vita cittadina…».
Per esempio?«Il piano del traffico, tema sensibile per i bolognesi. Va bene incentivare l’uso delle biciclette, ma anche quello del mezzo pubblico, specie nel centro storico, migliorandolo e aumentando bus e corse. Occorre poi instillare una concezione non punitiva delle multe, ma con la finalità di disincentivare le infrazioni stradali. Inoltre, è bene agevolare l’accesso al centro per i portatori di handicap. Personalmente, non trascuro il tema della scuola pubblica. Nel 2013 si è fatto un referendum cittadino [vinse il “no” ai finanziamenti alle private, ndr], ma gli esiti di quella consultazione mi sembra siano stati riposti in un cassetto. Ecco, Bologna Viva potrebbe dare un grosso aiuto all’attività del sindaco al suo secondo mandato, agendo con una critica costruttiva su questi e altri argomenti».
Cosa apporterà di nuovo la vostra lista?«La prima novità sarà il ritorno di una rappresentanza socialista sugli scranni del Consiglio comunale e, di conseguenza, anche un’azione politica improntata al pragmatismo e alla laicità. Scelte di buon senso e più vantaggiose possibili per il cittadino sono le direttive lungo le quali si muove la politica di Bologna Viva. La sua storia è appena iniziata, ma abbiamo idee chiare su problematiche annose, quali città metropolitana, Passante nord e ambiente, politiche della casa, fiscali e tributi; ma anche sicurezza, lavoro, diritti civili, scuola e Università, sport, cultura, trasporti, solidarietà e una particolare attenzione per le persone differentemente abili e per quelle definite “deboli”. Insomma, per un soggetto neonato, direi che il programma che si intende attuare sia tutt’altro che scarno. E invito tutti a leggerlo!».
Il capoluogo emiliano è spesso teatro di disordini, occupazioni, degrado, aggressioni. La città ha perso molti punti in materia di vivibilità e qualità della vita, come dimostrano le classifiche stilate nell’ultimo anno. Da candidato, come inquadra la Bologna attuale?«Il capoluogo emiliano è sempre stato una “piazza calda”, sede di contestazioni e di conflitti sociali dei quali si conservano anche tragici ricordi. Il fatto che le cronache riportino periodicamente notizie di scontri, talvolta molto violenti, è sintomo di un disagio comune sempre presente e per certi aspetti acuito dalla crisi economica, che ha investito non solo la nostra città, ma tutto il mondo industrializzato. Detto questo, io ritengo che l’Amministrazione comunale sia il primo presidio a garanzia della legalità entro il quale debba svolgersi la vita democratica, favorendo il rispetto delle comuni regole di convivenza e, di contro, sanzionando i soggetti che le trasgrediscono».
Che voto darebbe a Merola per questi 5 anni di mandato che volgono al termine?«Non sono una persona che dà i voti. C’è però da fare una considerazione: prima del quinquennio che sta per concludersi, Bologna usciva da circa un anno e mezzo di commissariamento. In quel lasso di tempo la macchina amministrativa era andata avanti speditamente, ma il tessuto sociale della città si stava via via “sfilacciando”. Questo vuol dire che era mancata la politica. Merola, dunque, è partito svantaggiato, vista la situazione che si è poi trovato a contrastare. In questi cinque anni sono stati fatti degli sforzi per ristabilire il primato del governo della città, con tutte le difficoltà che ne conseguono. Certo, qualcosa poteva essere fatto diversamente, come detto poco fa, ma tutto si può sempre migliorare…».
Perché i cittadini dovrebbero scegliere Bologna Viva?«Il nostro progetto non opera solo in materia di programma per potenziare la qualità della vita dei bolognesi, ma ha anche una chiara finalità politica. La costituzione di un nuovo centrosinistra rientra negli obiettivi primari. Riconsegnare alla politica stessa la dignità e l’importanza che merita è uno degli scopi strategici della lista».
Ci fa un’istantanea dei candidati? Chi sono? E qual è la motivazione comune che vi porta a sostenere una continuità amministrativa sotto le due torri?«Quattro candidati di Bologna Viva su cinque non provengono da alcuna militanza nei partiti. Sono persone – tra avvocati, medici, operai, pensionati, impiegati, studenti, casalinghe, attivisti in associazioni di volontariato, disoccupati – che rappresentano lo spaccato della società odierna. Dei trentasei nomi, molti sono giovani e diversi gli stranieri. Tutti sono mossi da grande entusiasmo e intenzionati a guadagnare la fiducia dei cittadini, spiegando loro che il miglior antidoto all’antipolitica è una concezione nobile della stessa, fatta di coraggio, generosità e impegno per la propria comunità».
Verso il voto amministrativo del 5 giugno a Bologna: 9 candidati sindaci e ben 17 liste: un pericolo o una risorsa per voi?«La risorsa sarebbe un’opposizione strutturata e non litigiosa. Ciò renderebbe ancor più forte il centrosinistra, perché lo costringerebbe ad attrezzarsi al meglio. Schieramenti rimaneggiati, spaccati o litigiosi, di qualunque schieramento siano, non giovano alla politica. Questo è, chiaramente, un discorso che faccio in termini generali. Mi riferisco non solo a Bologna, ma anche al quadro nazionale. Il pericolo maggiore che deriva da questa frammentazione è l’astensionismo. E quello è il vero male per tutti».
Maria Daniela Zavaroni
(LM EXTRA n. 34, 19 maggio 2016, Speciale Scomparsa di Pannella, supplemento a LucidaMente, anno XI, n. 125, maggio 2016)