Lettera aperta del Psi felsineo per un’amministrazione “partecipata” e per il dialogo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta scritta da Paolo Sartori (Dipartimento Lavoro della Federazione del Partito socialista italiano di Bologna) al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al sindaco felsineo Virginio Merola e, per conoscenza, alla MC Kesson Corporation e alle lavoratrici e lavoratori della Afm spa (Gruppo Admenta), ovvero delle farmacie comunali.
Nei mesi scorsi è apparsa la notizia del rifiuto, da parte dell’amministrazione repubblicana del Tennessee, di applicare nello stabilimento Volkswagen del cosiddetto “socialismo europeo”, intendendo con questo il modello partecipativo tedesco.
Questo modello ha permesso, nella sua attuazione locale, centinaia di assunzioni in Ducati e Lamborghini, in assoluta controtendenza rispetto alla crisi economia attuale, in un clima costruttivo di relazioni sindacali. Invece, tale collaborazione risulta assente in Afm, dove dal 2012 è tutto un susseguirsi di disdette di accordi e scelte unilaterali con ricadute negative sul clima interno. Invece, per vincere le sfide, occorre dialogo, rispetto, collaborazione. La storia dell’Afm e della prima farmacia in piazza Maggiore, nata in aderenza alla scelta assunta nel 1949 dal Consiglio comunale a guida Pci-Psi, è indubbiamente rilevante ed è parte di quella più generale della città, caratterizzata da un modello di sviluppo che ha unito qualità, diritti, partecipazione.
Si è così affermata la possibilità per il soggetto pubblico di misurarsi con successo con le dinamiche di mercato, di gestire direttamente processi in grado di produrre ricchezza orientandola a vantaggio della comunità. Il positivo riscontro tributatogli dall’opinione pubblica ne ha determinato nel tempo la crescita e il suo affermarsi. Alla fine degli anni Novanta si è determinata la progressiva marginalizzazione del ruolo dell’Amministrazione comunale, che assiste ormai passivamente alle scelte dell’azienda rinunciando di fatto alle prerogative che detiene come soggetto titolare e azionista di minoranza.
Chiamiamo dunque la politica a interrogarsi. In primo luogo relativamente al proprio ruolo quale soggetto deputato per definizione al bene comune, all’interesse generale dentro il quale si colloca questa eccellenza del “made in Bo”, soprattutto nella salvaguardia della sua missione sociale originaria. Siamo, come socialisti, discendenti in linea diritta dei fondatori di questa azienda e di questo servizio. A questo titolo ci permettiamo di fare un appello alla salvaguardia del nome, del corpo e dello spirito delle Farmacie comunali. Guardiamo al rinnovamento del sopra citato modello emiliano non chiedendo, come ha fatto il governatore del Tennessee, una rottura delle tradizioni aziendali delle origini, ma la loro continuità, quel contratto sociale con Bologna e quel rispetto del capitale lavoro che consente di far squadra e sistema, di superare le ricadute della crisi, di vincere la sfida, di rendere più giusta e migliore l’impresa, la nostra vita e il nostro lavoro.
Bologna, 20 febbraio 2015
Paolo Sartori – Dipartimento Lavoro della Federazione del Partito socialista italiano di Bologna
(LucidaMente, anno X, n. 110, febbraio 2015)