Il Comune versa fondi per ciascuna delle 73 sezioni accreditate oltre a una quota fissa per istituto e a 100 mila euro di incentivi. Non conta l’offerta scolastica, rette da 200 a 800 euro al mese
Martedì la giunta Merola approverà lo stanziamento di 1.055.000 euro alle scuole private paritarie convenzionate. La cifra è la stessa dello scorso anno ed è cresciuta del 400% da quando è stato introdotto con la delibera comunale 452 del dicembre 1994 il “sistema pubblico integrato di scuola dell’infanzia a gestione mista comunale, statale, autonoma”. La delibera stabiliva che l’entità del finanziamento deve essere proporzionale al “costo medio annuo di funzionamento per sezione delle scuole comunali”. Fino a quel momento i contributi erano erogati solo dallo Stato, che dava 4 milioni di lire a sezione per la funzione di supplenza svolta dalla materne private disposte ad accogliere almeno un bambino gratuitamente. Dal ’95 iniziano anche Comune e Regione, nel 1998 il governo Prodi raddoppiò i contributi statali e il governo D’Alema e il ministro Berlinguer nel 2000 approvarono la legge di parità (L. 62) che li raddoppiava ulteriormente. Nel 2007 la Giunta Cofferati ha rivisto le convezioni triennali, spostando la cifra introdotta dalla giunta Guazzaloca per i buoni scuola (circa 200.000 euro) sul finanziamento diretto.
Ma in che modo vengono distribuiti questi soldi pubblici tra le scuole private a Bologna? Il Comune ha una convenzione in essere con la Fism, associazione che rappresenta le scuole private cattoliche e le sezioni che vi aderiscono oggi sono 73. La convenzione prevede che le scuole private rispettino dei requisiti tali da “parificarle” a quelle statali. Ad esempio: l’accoglienza di tutti bambini in età, secondo quanto previsto dalla legge 62/2000, l’adozione degli orientamenti educativi della scuola dell’infanzia statale, il mantenimento di livelli di qualità. Il Comune però non ha né ha mai avuto alcuna competenza relativa al controllo dell’offerta scolastica delle scuole parificate né è dotato di personale ispettivo adeguato al controllo della qualità dell’offerta scolastica, che è di piena competenza statale. Oggi quindi l’amministrazione spende una cifra annuale di circa 12.000 euro per sezione, più 70.000 per scuola, più 100.000 di incentivi, oltre a 2.500 euro per scuola finalizzato al mantenimento del servizio di coordinamento pedagogico, per un totale di circa 1.022.000 euro nell’esercizio 2009, divenuti 1.055.000 nel 2010 e anche nell’anno in corso.
I contributi sono erogati senza tener conto dell’offerta scolastica e delle spese sostenute dalle famiglie per accedervi: le rette vanno da 200 euro a 800 al mese a famiglia. Ricevono fondi anche scuole esclusive come la Kinderhaus (circa 900 euro al mese) e la San Luigi che sollevò polemiche qualche anno fa perché rifiutò l’iscrizione del figlio di Massimo Ciancimino. La questione dell’accoglimento di tutti i bambini è un punto critico, perché esistono scuole interamente femminili come le Cerreta e quelle come la Kinderhaus dove non c’è neanche un bambino disabile. Una sezione di materna comunale costa, secondo i dati forniti da Cgil-Slc, circa 40 mila euro. Con i fondi dati alle private quindi si potrebbero finanziare poco più di 26 sezioni pubbliche che non chiedono rette alle famiglie, ma solo il contributo per la refezione scolastica.
[articolo di Valeria Tancredi per l’Unità ]