Violenza, soprusi e isolamento, ma anche molte idee e speranze per un futuro migliore
Passando per via Garibaldi, la scorrevole strada che collega Calderara di Reno a Bologna, nessuno potrà rimanere indifferente di fronte a quell’enorme e scuro edificio conosciuto nella zona come “Bologna 2“. L’impatto è fortissimo. Le strade del paese sono pulite e ordinate, le zone verdi popolate da bambini non mancano e lo stile di vita di coloro che vi abita è generalmente più che soddisfacente.
Osservando quella specie di casermone, invece, la situazione si presenta completamente diversa. Le vere e proprie vie che circondano il palazzone sono perennemente piene di spazzatura, i bambini che vi abitano hanno paura a scendere le scale da soli e lo stile di vita delle famiglie è assolutamente anomalo.
Un po’ di storia del Bologna 2
Realizzato nel 1976 come un enorme residence per lavoratori di passaggio, ben presto si è rivelato una insana scelta di politica urbanistica in quanto la costruzione è completamente isolata da tutto il resto del territorio.
La vendita degli appartamenti è stata fin dall’inizio frazionata, tanto da arrivare a 155 proprietari tra il 2002 e il 2003, mentre la gestione unitaria fu affidata alla società “Bologna 2 srl“, con sede a Palermo. Al fallimento di quest’ultima, negli anni Ottanta, gli abitanti rimasti nel residence furono abbandonati tra gravi disagi: senza luce e riscaldamento per diversi mesi e a volte senza acqua. Lo stabile cominciava a essere considerato un condominio e la criminalità iniziava a spadroneggiare all’interno del palazzo. Il nome “Bologna 2” ben presto assumeva connotazioni negative e il luogo veniva mal visto ed evitato da tutti coloro che non vi abitavano.
Durante gli anni Novanta lo scuro palazzone diventava famoso nella zona per la forte presenza di spacciatori, prostitute e papponi, ed è proprio a causa del malcontento generale che nel 1998 nasceva l’Associazione per la rinascita dell’area di via Garibaldi 2. “La nostra Associazione – ci conferma il presidente Angelo Rizzi – si è sviluppata sulla base di comitati spontanei già operativi internamente ed è composta da una parte di inquilini, proprietari e soggetti esterni interessati alla rinascita”.
L’associazione opera su due livelli: si impegna a migliorare la vivibilità del palazzo e organizza attività mirate a sollecitare il recupero sociale e urbanistico dell’area. Il 2000 è stato l’anno di una piccola svolta, in quanto l’Ufficio stranieri della Questura ha messo i sigilli a quasi tutti gli alloggi usati dalle prostitute, ma i problemi di ordine pubblico hanno comunque continuato ad aggravarsi. Casi di furti, incendi e sabotaggi sono all’ordine del giorno, anche se proprio in questo periodo sono partiti il Pru (Piano di riqualificazione urbana) e il Pas (Progetto di accompagnamento sociale) che, anche attraverso l’operato della società Sviluppo Calderara srl, stanno riuscendo ad ottenere discreti risultati.
Vita quotidiana nello stabile, al di là degli stereotipi
È come se via Garibaldi 2 fosse allo stesso tempo vicina e lontana dal resto della società. Molti ne parlano, ma in realtà pochi sanno quale sia la vera situazione al suo interno. L’opinione pubblica può ovviamente informarsi a riguardo leggendo quello che riporta la stampa, ma spesso i giornali non danno un’immagine fedele della realtà.
Del Bologna 2 si parla solo se ci sono risse, accoltellamenti o partite di droga requisite. Raramente viene data la parola a qualcuno che all’interno del condominio ci abita e vengono sempre preferite voci istituzionali. Gli abitanti sono piuttosto rappresentati come spacciatori, prostitute e papponi e su coloro che non fanno parte di queste categorie, ma che vivono tra mille disagi, raramente si dice qualcosa. In questo modo gli stereotipi che aleggiano intorno al luogo non possono fare altro che protrarsi. “Nonostante tutte le attività svolte – sottolinea Rizzi – l’immagine dello stabile di via Garibaldi 2 e dei suoi abitanti è migliorata davvero poco. Da parte di chi vive nella zona c’è sempre la stessa diffidenza e ignoranza”.
Ma chi e come si vive tra le mura di quello scuro palazzone? Ci sono uomini, donne e bambini stranieri che vorrebbero avere in Italia una vita dignitosa. Ci sono anche alcuni italiani che, per un motivo o per un altro, restano ad abitare lì, sperando di poterci vivere tranquillamente, come in qualsiasi altro palazzo. Dall’altro lato però ci sono tante persone, spesso irregolari, che sperano che la situazione non cambi, in modo da poter continuare a dettar legge portando avanti le proprie attività illegali. In questo modo chi spera in una vita normale è davvero messo in difficoltà e chi vorrebbe cambiare la situazione, facendo sentire la propria voce, rischia in prima persona la rabbiosa reazione dei malavitosi.
Nel corso del 2007 l’Associazione per la rinascita ha attuato numerosi presidi democratici contro le bande di spacciatori, scendendo in strada per protestare, ma alla protesta pacifica la maggior parte delle volte i delinquenti rispondevano con bottiglie rotte e coltelli. “In una di queste occasioni – ricorda Rizzi – gli spacciatori hanno reagito danneggiando le auto nel parcheggio e lanciando addirittura delle molotov. Alla sera siamo andati in una cinquantina in Comune per riferire l’accaduto e il sindaco stesso ha indetto una manifestazione per la settimana successiva, alla quale hanno partecipato anche molti abitanti di Calderara. Grazie alle denunce fatte in quella occasione dodici spacciatori sono stati arrestati, dieci dei quali sono ancora in galera”.
La tanto attesa riqualificazione
Grazie al Pru è partito il primo lotto di lavori di riqualificazione che prevede la realizzazione di trentacinque alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp), ognuno ricavato dall’accorpamento di due monolocali del palazzo. Una volta terminati i lavori relativi agli alloggi Erp, partirà la ristrutturazione delle parti private.
Per quanto riguarda l’aspetto sociale, nell’ambito del progetto Pas sono state previste numerose azioni volte a superare le condizioni di svantaggio e di esclusione. Esso sostiene il percorso di miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, accompagnando le famiglie nelle varie fasi del Pru e i suoi operatori si mantengono in contatto con loro anche attraverso uno sportello informativo attivato in loco. Questo punto d’ascolto, oltre a garantire diversi servizi come l’orientamento alle risorse del territorio o la mediazione linguistico-culturale, si è dimostrato anche un utile mezzo per fare emergere le situazioni di degrado abitativo, sociale ed economico dei residenti.
Bruno Boccaleoni è un operatore della Cooperativa attività sociali che lavora all’interno dello sportello: “Una delle problematiche più preoccupanti è quella dell’occupazione. O il lavoro ce l’hai già quando arrivi a vivere lì, o fai davvero molta fatica a trovarlo”. E senza lavoro e soldi per mantenere se stessi e la propria famiglia in molti scelgono di avvicinarsi all’illegalità. “Spesso i datori di lavoro – continua Boccaleoni – sono restii ad assumere chi abita in questo luogo, vista la cattiva fama che ha, e molti di essi considerano gli abitanti come se fossero tutti delinquenti, indistintamente”.
Proprio per rispondere almeno in parte a tale problema gli operatori dello sportello svolgono colloqui di orientamento nel mondo del lavoro e i dati delle persone interessate vengono inviate al Cip, il Centro per l’impiego territoriale.
L’immagine: un “palazzone” di Bologna 2, visto da un ballatoio interno.
Jennifer Colombari
(LM MAGAZINE n. 7, 15 gennaio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 37, gennaio 2009)