Oltre l’orrore e le polemiche politiche: un approfondimento sull’intrusione delle logiche di mercato nell’ambito dell’assistenza e sul sistema piramidale alla cui base c’è lo sfruttamento degli operatori precarizzati
«Parlate di Bibbiano!» è il nuovo mantra che tempesta i social anti Partito democratico, principale forza politica imputata non solo del caso specifico, ma dell’ideologia psicosociologica che sta alla base della sottrazione dei figli alle famiglie per affidi facili. I dem si difendono parlando di responsabilità individuali e di poche mele marce. La realtà è, però, ben più complessa della cronaca politica e al di là di Bibbiano vige e prolifica un sistema piramidale che va ben oltre la spicciola dialettica fra i partiti.
Bisogna fare chiarezza. Bibbiano non è «uno strumento di propaganda di destra» o una semplice forma di «sciacallaggio» da parte di forze politiche in crisi. Bibbiano è sistema e, in quanto tale, bisogna parlarne, il più possibile. Perché mettere a critica il sistema-Bibbiano significa colpire uno degli architravi che sorreggono l’ordine neoliberista. Essa poggia, infatti, da un lato, sul nodo della riproduzione sociale inteso come spazio di mercato e dall’altro sulla comunità come soggetto resiliente, che, in fin dei conti, può e deve trovare da sola le proprie strategie di sopravvivenza. Al di là di qualsiasi decisionalità politica, che con tale problema non deve c’entrare proprio nulla. Chi lavora nella chimera del terzo settore ed è impegnato in ruoli di cura sa immediatamente, quando sente le notizie provenienti da Bibbiano, che, di fatto, una Bibbiano al giorno è possibile. Non si tratta di mele marce, di operatori malvagi o di semplice corruttela politica di quella o di quell’altra fazione: il fulcro della questione è la traslazione delle logiche di mercato sull’intero ambito della cura. Ovvero la trasformazione dell’ambito riproduttivo in ambito similproduttivo, in cui, tuttavia, il primo aspetto risulta ineliminabile.
Il risultato è un buco nero schizofrenico, che deve occuparsi a un tempo della (complessa) gestione dei più disparati aspetti della marginalità sociale e restare competitivo in un mercato senza regole. L’esito è – ancora – la costruzione di una forma-azienda unica nel suo genere, poiché, oltre alla necessità di fare cassa e fatturare, svolge una funzione sociale preminente: permettere il regolare svolgimento delle altre “normali” attività sociali, gestendo, celando e nascondendo i fattori di disturbo, ovvero la marginalità comunemente intesa.
È chiaro che svolgere tale ruolo sotto mandato pubblico, come accadeva nei regimi welfaristici “alla europea”, è un conto: svolgere tale ruolo nel mercato, in un settore caratterizzato dalla poca moneta circolante e dalla coperta molto corta è tutt’altra cosa. È l’eliminazione della decisione politica dalla questione della cura, sostituita da valutazioni di mercato cui i politici stessi si sono ormai da tempo asserviti, a connotare le nuove logiche di gestione della riproduzione sociale. E tale ciclo di estrazione di valore dall’uomo procede dall’alto verso il basso per poi risalire, ciclicamente, la china: le dirigenze dei colossi del privato sociale estraggono valore dai dipendenti tramite precarizzazione e salari al ribasso, che a loro volta ne estraggono dagli utenti dei più disparati servizi sotto forma di pressioni, lavoro dequalificato e fuga, che a loro volta pesano su famiglie che a tali servizi si rivolgono, riavviando il ciclo. È un vortice che gira ad altissima velocità, e che talvolta si inceppa sull’ingordigia di alcuni, Bibbiano, specchio della malattia di tutti. E la nenia secondo cui il lavoro svolto è buono, bello e prezioso non è un’attenuante, ma l’aggravante di tale quadro disastroso.
Colpire e mettere a critica questo nodo è, oggi, più che mai fondamentale. Le destre lo hanno capito alla perfezione, non proponendo alcun modello alternativo, ma limitandosi a cavalcare l’onda. La campagna elettorale permanente che sta facendo schizzare la Lega a percentuali bulgare trova la sua forza essenzialmente su tre pilastri: sostegno alle disabilità, fine della «mangiatoia» delle ditte private in tema di “accoglienza”, lotta alle Organizzazioni non governative (Ong) dei salvataggi in mare. A ciò, oggi si aggiunge Bibbiano.
Il filo rosso che collega questi quattro aspetti è, di fatto, uno solo: l’articolato rapporto fra mercato, resilienza sociale e crisi economica. Dal dramma delle sempre più diffuse e sempre meno gestite disabilità in famiglia, alla mafia delle cooperative impegnate nell’accoglienza e legate al blocco biancorosso, alle Ong dei salvataggi in mare che, da enti di diritto privato, fanno a un tempo politica e marketing sulla pelle della coesione fra migranti e autoctoni, la logica è sempre e solo quella del proprio posizionamento sul mercato. Mettere alla sbarra Bibbiano, denunciare il mercato dei buoni sentimenti, rivendicare dignità, salari e tempi di lavoro decenti per gli operatori del sociale, sono il presupposto per combattere la devastazione neoliberista sostenuta nel nostro paese dalle forze politiche di “centro” e, allo stesso tempo, la propaganda aggressiva e divisiva delle nuove forze politiche populiste e sovraniste. Pena, la complicità non con Bibbiano e i suoi mostri, certo, ma con le logiche che ne sono all’origine.
Nicola Lamri
(LucidaMente, anno XIV, n. 164, agosto 2019)