Per i futuri immatricolati dell’Università di Trento il prossimo anno partirà in via sperimentale il nuovo modello di intervento in favore degli studenti, volto a incentivare gli studenti meritevoli attraverso un sistema di borse di merito tutt’ora sconosciuto in Italia.
Merito che non è un merito
Nel nostro Paese, come del resto anche all’Università di Bologna, vige ancora il vecchio metodo delle borse di studio, un sistema di sostegno economico rivolto agli studenti provenienti dalle famiglie meno abbienti che al tempo stesso presentino particolari requisiti di merito.
Merito che in realtà non rappresenta veramente un merito. È sufficiente infatti che lo studente raggiunga una soglia di crediti formativi prestabilita, che varia a seconda dell’anno che si frequenta, senza che si tenga minimamente in considerazione la media dell’allievo, né la sua media rispetto a quella dei suoi “colleghi”.
Ecco che allora uno studente con una modestissima media del venti, in un corso dove i neolaureati escono mediamente con un 26, può ottenere un rimborso economico da parte della Regione solamente perché si trova in una situazione reddituale estremamente bassa (secondo l’ultimo bando il reddito familiare deve essere sotto i 18.000 euro).
Le borse di studio sono ovviamente limitate, in quanto erogate dalla Regione Emilia-Romagna che non naviga certamente nell’oro, come tutto l’apparato pubblico italiano, e riguardano una parte minima della popolazione universitaria.
L’anno scorso ne ha usufruito solo il 4% degli studenti dell’Università di Bologna, questo poiché la soglia massima di reddito per potervi accedere è molto bassa e limita considerevolmente il numero di richieste, ma ciò non toglie che molti studenti e famiglie rimaste fuori ne abbiano ancora un reale bisogno, e che anzi, proprio queste famiglie a reddito basso, ma non talmente tanto da potere usufruire delle borse di studio, aumentino di anno in anno.
La procedura per ottenere il rimborso, che varia ovviamente a seconda del fatto se lo studente sia fuori sede, pendolare o residente, tocca l’apice della lentezza burocratica, rendendo i tempi estremamente lunghi.
Il nuovo modello contributivo
Di fronte a tutti questi problemi che affliggono le università italiane, come Bologna, e i suoi studenti, da Trento arriva una speranza di luce.
L’obiettivo che si prefigge di raggiungere il nuovo modello contributivo è duplice: consentire l’accesso all’università agli studenti provenienti da una situazione economica precaria (ma non per forza da una soglia di reddito prestabilita), che non permetterebbe loro di continuare gli studi, e al tempo stesso incentivare la totalità degli studenti universitari, il tutto non pesando minimamente sulle casse della Regione o di altri enti pubblici.
Progetto troppo ambizioso? L’Università di Trento sostiene di no. Per raggiungere i suoi obiettivi si è innanzitutto “ristrutturato” il sistema contributivo passando da una “tassa unica” valida per tutti gli studenti a prescindere dalla famiglia di provenienza a una “tassa personalizzata”, il cui importo varia a seconda che lo studente rientri entro una delle nove fasce previste.
Questa manovra, necessaria per garantire l’economicità del sistema, incide quindi già direttamente sullo studente poiché garantisce un accesso facilitato per i meno abbienti e un contributo molto maggiore rispetto a quello odierno per le fasce più alte, ma certamente non è che la fase iniziale del progetto.
La borsa di merito
Tutti gli studenti, indipendentemente dalla situazione economica, potranno accedere automaticamente a una “borsa di merito” che prevede un rimborso fino a 5.000 euro per ogni studente che consegua la laurea nei tempi massimi previsti.
Il merito dello studente viene inoltre determinato sulla base di vari indicatori, che concorrono alla definizione del premio monetario finale: viene infatti tenuto conto del tempo impiegato per il conseguimento del titolo rispetto al proprio corso di studio, della partecipazione a percorsi di eccellenza, tirocini, esperienza all’estero, attività organizzative ed incarichi istituzionali, ma soprattutto si considera il voto di laurea, confrontato con la distribuzione statistica dei voti di laurea in facoltà (in modo tale da evitare che uno studente uscito da una facoltà con voti mediamente più bassi sia discriminato rispetto ad uno uscito da un’altra facoltà con voti mediamente più alti).
Un grande passo avanti rispetto alle normali borse di studio, le borse di merito, infatti, non solo permettono di facilitare economicamente gli studenti, ma al tempo stesso consentono di stimolare qualsiasi tipo di studente, evitando la discriminante del reddito e inoltre “punendo” (non premiando) i tanti, troppi, studenti fuoricorso, i cosiddetti “turisti universitari”.
L’idea di Trento piace anche agli studenti, come afferma Giovanni Mulazzani, consigliere della Facoltà di Giurisprudenza di Bologna: “Bisogna incominciare a premiare tutte le forme che tendono alla meritocrazia. Chi si impegna e raggiunge dei risultati deve essere premiato e gli deve essere dato dall’università la possibilità di emergere”. Proprio la linea dell’Università di Trento. Tra un anno sapremo se il progetto perverrà ai risultati sperati
L’immagine: la cattedrale di San Vigilio a Trento.
Fabio Giatti
(LM MAGAZINE n. 4, 15 settembre 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 33, settembre 2008)