Al contrario del Buddhismo, che predica tolleranza e apertura verso le altre credenze, il pensiero religioso è in genere caratterizzato da crudeltà, genocidi e arretratezza culturale e scientifica. Il parere di Paolo Bancale, direttore di “NonCredo”
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La storia ci dice che le religioni seppero convivere pacificamente, con tutte le loro diversità, finché non si diffuse l’egoico virus del monoteismo, padre di tutte le guerre di religione, atrocità e persecuzioni. Purtroppo con l’avvento del “dio unico” finì manu militari ogni tipo di tolleranza, come l’enoteismo descritto da Max Müller, l’evemerismo e l’ospitalità del tempio di Giano.
I monoteismi, ciascuno per sé, si autoattribuirono il monopolio dell’unica verità, azzerando automaticamente la possibilità di qualsiasi dialogo tra pari, di convivenza, compromesso e pace. Lo vediamo ancora oggi, anche tra fazioni dello stesso monoteismo infettate da identico virus (vedi Iraq e Irlanda). Se poi ci aggiungiamo l’idea ossessiva dei monoteismi qual è il fare proselitismo in casa altrui, allora vale solo il vae victis!: la pace è perduta e predomina la rivalsa. Per questo ammiriamo il Dalai Lama che non perde occasioni in libri, discorsi e interviste per scoraggiare le centinaia di migliaia di buddhisti occidentali dall’abbandonare la loro religione di origine, nel solco di una tradizione spirituale che già 2300 anni fa vide l’imperatore buddhista Asoka proclamare in tutta l’India il suo editto che recitava: «Chi onora la propria religione e condanna le altre scava la tomba alla propria religione e danneggia tutte le altre. Invece la concordia è cosa buona: siate tutti disponibili ad ascoltare tutto e siate aperti alle dottrine professate dagli altri». Illuminismo e laicità ante litteram.
La natura emotivo-passionale-totalizzante della maggior parte delle religioni tocca molto, nel suo tracciato storico, la sensibilità del mondo laico moderno per la estrema e disinvolta crudeltà autoreferenziale che le ha caratterizzate nel sopprimere ad libitum e per i più vari motivi la vita umana sia singolarmente che con stragi di massa, con torture e con umiliazioni. Gli esempi per tutte le religioni sarebbero infiniti: impalamenti e roghi, crociate e genocidi, la ruota e marchi a fuoco, asportazione della lingua e mutilazioni. Il tutto sempre nel nome di un dio o di una gerarchia ecclesiale. Se si raffronta tutta questa barbarie alle obiezioni su cellule staminali, testamento biologico, eutanasia, fecondazione medica, aborto terapeutico e temi connessi, ci si rende conto di quale inestimabile patrimonio di civiltà sia la laicità dei popoli e delle legislazioni. Ha infatti affermato Sigmund Freud: «Dove sono coinvolte questioni religiose gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale».
Il fissismo, il passatismo, l’immobilismo sono sempre presenti nelle religioni, ma soprattutto in quelle che si sentono obbligate all’osservanza di un “libro” di riferimento le cui “sentenze” suonano davvero puerili al pensiero scientifico moderno. Albert Einstein disse che secondo lui il buddhismo è l’unica religione compatibile con la scienza, forse proprio per la sua marcata cultura del dubbio, ma normalmente il rapporto tra religioni, specie se “rivelate”, e il progresso scientifico è storicamente disastroso. Sulla genetica fa testo papa Atanasio II quando asserisce: «L’anima viene da dio mentre i genitori null’altro possono trasmettere se non la colpa e la pena del peccato». Sull’astronomia le vicende di Copernico e il moralmente scandaloso ed epistemologicamente ridicolo processo dell’Inquisizione cattolica a Galileo fanno ancora inorridire.
Ma in tempi ben più recenti, quelli per intenderci di Garibaldi, Mazzini e Cavour, quando l’umanità veniva già salvata dalle grandi epidemie dalla batteriologia di Spallanzani, Lister e Pasteur, nel 1829 papa Leone XII si permetteva di dire tronfiamente: «Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di dio: il vaiolo è un castigo voluto da dio, la vaccinazione è una sfida contro il cielo» (!). E questi campioni di sapere si sono, con Pio IX, anche creati il dogma della loro “infallibilità”. A questo punto appare ancora più comprensibile perché l’Europa progredita e laica, oltre a quella noncredente, abbia fermamente rifiutato qualsiasi riferimento alle cosiddette “radici cristiane” nella sua Costituzione, oltretutto in un’epoca in cui “per fede” si vieta l’uso del profilattico dinanzi alle piaghe mondiali dell’Aids e la pillola antifecondativa di fronte ai milioni di morti di fame per sovrappopolazione. Ma da sempre le religioni istituzionalizzate e gerarchizzate operano sulla pelle dei loro stessi “fedeli”. Spiritualità, etica, morale, amore, carità, fratellanza, solidarietà e libertà debbono essere cercate altrove: nella nostra mente, nella nostra coscienza, nel nostro cuore.
Le immagini: violenza dettata dal fanatismo religioso; crociati; un povero Cristo insanguinato.
Paolo Bancale – direttore responsabile del «volume bimestrale di cultura laica» NonCredo. La cultura della ragione (dall’archivio della rivista)
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(LucidaMente, anno VIII, n. 88, aprile 2013)