Riflessioni “pedagogiche” sull’ennesima assurda polemica scoppiata dopo la frase pronunciata dal direttore d’orchestra al termine del concerto romano dedicato al film Disney “Frozen”
Al termine della prima dello spettacolo per bambini Disney in concert: Frozen, lo scorso 29 dicembre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il direttore d’orchestra Giacomo Loprieno afferra il microfono e scandisce le parole «Comunque, Babbo Natale non esiste!». Inizialmente si parla di un moto di stizza del direttore verso un pubblico rumoroso e poco attento, poi questa tesi viene smentita a favore di una semplice battuta di spirito, uno scherzo irriverente risultato poco gradito al pubblico.
Poco gradito è in realtà un eufemismo: orde di genitori inferociti iniziano a insultare Loprieno sulla pagina Facebook dell’evento, e quando questa viene chiusa, aprono un gruppo apposito, portano a conoscenza dell’accaduto i principali media nazionali e minacciano addirittura una class action. L’obiettivo è presto raggiunto: il novello Grinch viene rimosso dall’incarico, a favore di un nuovo direttore d’orchestra che subito appare sorridente sul sito dell’Auditorium a fianco di un uomo vestito da Babbo Natale, a rassicurare tutti: Babbo Natale esiste. La restaurazione è completa, il bene trionfa, la verità è ripristinata. La verità?
Il web, come sempre, si divide. Chi è Giacomo Loprieno? Un mostro, dicono alcuni, solidali con i genitori furenti. Un vile che per capriccio uccide senza pietà i sogni dei bambini e ne profana l’innocenza vomitando loro in faccia la cruda realtà, togliendo alla loro infanzia l’ultimo baluardo di magia. Un eroe, dicono altri, un nuovo Prometeo pronto a sacrificarsi per liberare i bambini da un’icona ormai trita e del tutto consumistica, promossa da genitori bugiardi e conformisti. Un ribelle che sta pagando in prima persona per aver detto semplicemente il vero.
Loprieno non lo conosco, ma ho una sensazione precisa, che non sia di certo un eroe, ma ancor meno un mostro. Lo vedo piuttosto come un umile servo dell’ironia, uno che di fronte a una situazione da dissacrare non riesce a tacere, uno che per una buona battuta rischia di sputtanarsi anche la carriera. E lo capisco: non ce l’ha fatta, di fronte a quella platea zuccherosa, davanti a tutta quella melassa, a non trasformarsi nel cattivo dei cartoni animati, con tanto di ghigno satanico. A metà tra Scrooge e Cattivissimo Me, tra il Dio è morto di Francesco Guccini e la “cagata pazzesca” di Fantozzi, non è riuscito a trattenersi. Sapeva che il momento e il luogo erano i più sbagliati, eppure al tempo stesso erano i più perfetti, i più giusti. La vis comica della situazione era innegabile, irresistibile. Ha tutta la mia solidarietà.
Non si curi delle accuse, maestro, non ha ucciso alcun sogno a quei bambini: sul valore educativo del credere a Babbo Natale gli psicologi stessi sono divisi. Qual è il confine tra magia e menzogna? Non è che non si debba mai mentire. Si mente, a volte per salvare se stessi, a volte per non ferire qualcuno, altre volte per semplice educazione. Si mente anche ai bambini, soprattutto ai bambini, quando si dice che mamma e papà si vorranno sempre bene, quando si dice che la nonna è andata in cielo. Sono mezze verità, spesso utili a condurli nella vita adulta un passo alla volta. Meno utile appare invece indurli a creder vero qualcosa che non esiste, creando loro un bisogno mai dimostrato, aprendo un inevitabile percorso di illusione/delusione.
Personalmente, ritengo più sensato che Babbo Natale sia un gioco come gli altri, un personaggio come i tanti delle fiabe, come i draghi e le principesse, come Frodo ed Harry Potter, e che sia chiaro che esiste, sì, ma nell’immaginazione, senza quel carattere quasi fideistico che si tende invece a conferirgli. Quei genitori che decidono, invece, ed è una loro scelta, di far sì che i figli credano davvero a Babbo Natale, sappiano che la verità potrà arrivare sotto qualsiasi forma, anche a loro imprevista. Non puoi pretendere che tutto il mondo si adegui al tuo gioco, specie nella società multiculturale e interconnessa in cui viviamo. Quindi potrà essere un compagno di scuola, un amico più grande, uno zio devoto alla scienza, un insegnante eccentrico, e, sì, anche un direttore d’orchestra spiritoso o incazzato. Improbabile, ma, abbiamo visto, possibile.
Potranno allora, i genitori, aprire la porta alla realtà oppure dare nuovi spunti per continuare il gioco. Bastava poco, in fondo: quel signore è arrabbiato perché a lui non ha portato regali, quel signore sta scherzando, quel signore dice una bugia perché vuole i regali tutti per sé! Oppure Babbo Natale esiste solo per chi ci crede e lui non ci crede. O ancora, ebbene sì, Babbo Natale è andato in pensione tanti anni fa e i regali te li compriamo noi, non per questo sono meno belli, no? Qualcuno di quei bambini all’Auditorium si sarà sentito fiero pensando “l’avevo già capito”. Qualcun altro sarà rimasto deluso e il giorno dopo avrà già dimenticato. Qualcun altro ancora, tra qualche anno, racconterà agli amici ridendo il modo curioso in cui ha capito che Babbo Natale non esiste.
Ma, per quei genitori furiosi dell’Auditorium che pretendono di praticare la fantasia senza possederla, evidentemente Babbo Natale era molto più di un gioco, e hanno ritenuto di farla pagare cara al direttore perché sì, è vero, ha distrutto un sogno. Ma non quello dei bambini. Quello dei genitori. Il sogno dei genitori è essere Dio, anche se con contratto a termine. Almeno per qualche anno, e il più a lungo possibile, poter far credere ai figli tutto ciò che vogliono, essere gli unici depositari della verità. Mi sembra già di vedere tra pochi anni quegli stessi genitori protestare perché il professore di Filosofia ha detto che Dio non esiste (ma, anche se ha detto che esiste, nel caso siano atei fanatici), perché la professoressa di Scienze ha parlato di sessualità, perché il professore di Letteratura ha parlato di Pasolini e di omosessualità.
È mio figlio e lo educo io! Decido io cosa deve mangiare, leggere, pensare e credere! Non capendo che l’incontro con una persona estranea che ti rivela una nuova verità può essere una grande benedizione, un momento rivoluzionario, anche al di là delle intenzioni della persona in sé. Non è poi difficile immaginarli portare di corsa il figlio dallo psicologo se ha un amico immaginario: la fantasia va bene, ma solo quella preconfezionata, facile da controllare. Non conosco le vere motivazioni di Loprieno, ma sono sempre grata a chi, anche solo per un attimo, anche involontariamente, anche perseguendo un altro scopo, lancia una sfida alla banalità.
Le azioni, però, recano con sé sempre delle conseguenze. Che piaccia o no, tutto il nostro mondo ruota intorno al denaro, e non conta nulla il talento né gli anni passati al conservatorio nel momento in cui rendi insoddisfatto il tuo cliente. E qui il cliente erano i genitori, non i bambini. Loro hanno pagato, e chi paga vuole esattamente ciò che ha comprato, niente di più. Nessuna ironia, nessuna verità, nessuna libera iniziativa. Solo l’esecuzione di un compito in linea con le proprie aspettative e i propri desideri. Ragion per cui Loprieno è stato prontamente sostituito e da un punto di vista aziendale non c’è nulla da eccepire. Il cliente paga, il cliente ha ragione. Dove stia il cinismo e dove la magia, chi siano i buoni e chi i cattivi, invece, è tutto da decidere.
Viviana Viviani
(LucidaMente, anno XII, n. 133, gennaio 2017)
Viviana Viviani ha spiegato con chiarezza la realtà. Chi sgarra, lo fa a proprio rischio e pericolo.
Mi spiace per il direttore d’orchestra Giacomo Loprieno, può capitare una svista in cui si arriva a dire ciò che non si dovrebbe, è uscito dal suo ruolo.
Graziella Poluzzi
http://www.women.it/umorismo
Dobbiamo valorizzare il concetto della lucidità mentale, operare perché chi sta crescendo riesca a discernere i fumogeni della realtá in nome della libertá, però… in modo graduale e autonomo. Insomma, non dovrebbero essere gli estranei, genitori compresi, a svelarci brutalmente la fabbrica delle illusioni.
E’ vero, Lidia, e infatti è stato il principale argomento di chi ha criticato il direttore d’orchestra, che di certo ha sconfinato dal suo ruolo. Però credo che ai tempi odierni sia sempre più difficile mantenere a lungo questo “segreto”, ragione in più per ritenere superato questo modo di raccontare le favole, facendole credere realtà… con tutte le informazioni che ci sono in circolazione sarà difficile per un bambino avere il tempo di arrivarci da solo…
L’articolo non coglie la sostanza del problema. In Germania, per esempio, nella quarta domenica d’Avvento, un giornale, credo “Die Welt”, ogni anno, quasi per tradizione, riporta la risposta del direttore di un giornale americano a una bambina che aveva posto il quesito sull’esistenza di Babbo Natale. Una risposta delicatissima, sensibile, ragionata. L’opposto di questo direttore d’orchestra. In termini leopardiani, io ritengo che, “nulla al ver detraendo”, l’immaginazione resti una piccola forza – soprattutto nello squallore attuale – per portare avanti il fardello di questa vita! Leopardi, come è noto, si accontentava anche di immaginare oltre la siepe.
Al Maestro di Musica, evidentemente, non basta nemmeno… la MUSICA!