Un libro edito da Castelvecchi nel quale gli aspetti intimi e spirituali si combinano con quelli storici in un’ottica di miglioramento civile
Autobiografia di mio padre (Castelvecchi editore, pp. 104, € 14,00) di Gloria Vocaturo è così descritto dalla sua autrice, già nota per essere una poetessa molto apprezzata: «Autobiografia di mio padre può essere letto come un manuale per migliorare se stessi, per soffermarsi sulla propria esistenza e indirizzarla verso il miglioramento civico e il completamento spirituale».
La scrittrice è quindi interessata non solo a raccontare una parte intima della sua vita familiare ma anche a stimolare nei lettori la riflessione profonda su ciò in cui si crede o su ciò in cui non si riesce a credere; l’autrice è una persona molto spirituale – come lo è stato suo padre, il vero fulcro dell’opera – ed è convinta della possibilità che l’amore, quello vero, non muoia mai, e che sopravviva anche alla fine materiale. Per questo motivo ha deciso di instaurare un emozionante dialogo con suo padre, scomparso da diverso tempo, prestandogli la voce per raccontare della sua vita terrena e anche di quella nell’altrove, da dove l’autrice immagina che egli possa osservare i suoi cari in un eterno ciclo d’amore che mai si spezzerà. È quindi il padre a narrare questa storia delicata e struggente, che abbraccia non solo le sue memorie private ma anche quelle di tutta l’Italia: egli ci racconta di quando era bambino e della sua esperienza con la Seconda guerra mondiale, per poi proseguire con gli anni difficili che ne sono conseguiti, fino ai giorni nostri. Sia nelle parti dell’opera in cui si racconta la storia del padre, sia in quelle in cui si presentano i suoi intensi soliloqui mentre si trova immerso nell’eternità, emerge forte il desiderio dell’autrice di sottolineare la fondamentale importanza della famiglia nelle nostre vite e anche nella società.
In tempi tanto duri e orfani di valori è un bene leggere sagge parole che ci riportano alle nostre radici, e che ci ricordano quali siano le cose davvero importanti. Anche la morte è analizzata con intelligenza, illuminandola con una luce nuova e positiva: per l’autrice essa è solo un passaggio, che ci conduce verso orizzonti inimmaginabili. Anche il tema della malattia, quindi, è trattato con serenità; il padre della Vocaturo è andato via dai suoi cari a causa di un tumore: nel corso dell’opera questo evento è solo l’ennesima testimonianza della forza dell’amore: «Pian piano il male perdeva la spina, smetteva di essere la macchina del mio dolore. Sparì, risucchiato dall’amore. Sparì, nel fondo più fondo dell’inferno. Ero libero, vuoto, senza».
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Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 201, settembre 2022)