Una denuncia delle carenze dello Stato e dei problemi a lungo discussi nei salotti televisivi, ma mai realmente affrontati, se non per arricchire il portafoglio di qualcuno o per favorire la sua ascesa al potere. Tratto dalle inchieste del programma televisivo di Rai Tre, ecco L’Italia in Presadiretta. Viaggio nel Paese abbandonato dalla politica (Chiarelettere, pp. 180, € 13,60) del giornalista e conduttore tv Riccardo Iacona. Il sottotitolo abbandonato dalla politica fa riferimento alla tesi sostenuta dall’autore, il quale cerca di spiegare come e perché il governo italiano tenda a proteggere e privilegiare per lo più gli uomini del presidente e il presidente del Consiglio stesso, trascurando il benessere dei cittadini.
Le inchieste contenute in questo libro sembrano confermare la definizione del giornalista Enzo Biagi di dittatura morbida, sostenuta anche dal collega Indro Montanelli, come conseguenza dell’ascesa al potere di Berlusconi. Ad avvalorare questa tesi, tra le tante, l’inchiesta di Trani, che, secondo Iacona, «è veramente un punto di non ritorno perché svela drammaticamente quanto profonda ormai sia la ferita inferta alla democrazia, al punto da coinvolgere nello stesso progetto uomini e istituzioni che non si sarebbero mai dovuti parlare tra loro, che avrebbero dovuto piuttosto controllarsi a vicenda». Questione trattata anche nel capitolo sull’abusivismo edilizio, nel quale, grazie all’accurata inchiesta di Domenico Iannacone, coautore del programma, si evince come la politica sia in grado, a suo piacimento, di piegare a proprio favore la macchina amministrativa, arrivando a distruggere i meccanismi di controllo e autocontrollo.
Pure il modus operandi della ’ndrangheta conferma quanto sopra. È talmente radicata nel territorio e infiltrata all’interno dell’apparato statale, che anche secondo Nicola Gratteri, magistrato e attualmente procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, risulta difficile distinguere i buoni dai cattivi. Perciò lo Stato appare poco credibile agli occhi dei cittadini. Egli è fortemente convinto che questo sia un nodo cruciale per sconfiggere le mafie: i cittadini faticano a reagire e a denunciare, perché scoraggiati dal funzionamento della macchina governativa (scuola, sanità, acqua privatizzata, clientelismo) e, in alcuni casi, dalla sua totale assenza. Questa credibilità, già risicata, viene ancora meno di fronte a provvedimenti quali la limitazione delle intercettazioni, strumento-base per arginare e combattere la criminalità mafiosa. Anche con la ricostruzione de L’Aquila si apre un capitolo vergognoso della storia del nostro paese: si sono puntate le telecamere sull’Abruzzo nei momenti di gloria del premier e si sono spente un anno dopo, quando sono cominciate a emergere le conseguenze di una gestione troppo dispendiosa dell’emergenza e le conseguenti reazioni avverse dei cittadini.
Tuttavia Iacona con le sue inchieste non ha denunciato solamente coloro che pensano al proprio tornaconto personale, bensì ha voluto ricordare chi ha lottato e lotta da anni, sacrificando la propria quotidianità e, nel peggiore dei casi, la propria vita, per il bene comune. Per questo non manca di intervistare Gratteri e sottolineare i suoi risultati nella lotta contro la ’ndrangheta. Ed Enrico Dagnino, fotografo freelance, che ha documentato i diritti negati dei migranti diretti a Lampedusa, respinti sulle coste libiche e poi ammassati in carri bestiame per essere condotti nelle prigioni di quel paese. E ricorda ancora Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, a causa dei suoi articoli scomodi contro il racket delle estorsioni, concittadino di Salvatore De Luca, capo della Procura della Repubblica della stessa città, anch’egli in prima fila contro il racket.
Nonostante l’amarezza causata dal sistema-paese, Iacona ci lancia un messaggio chiaro: siamo noi, la società civile, che potremmo fare la differenza grazie al nostro impegno sociale e a movimenti nati dal basso. Come dimostra quanto accaduto a seguito della “silenziosa” legge sulla privatizzazione dell’acqua, che impone a comuni e province che gestiscono in proprio tale servizio di esternalizzarlo entro la fine del 2011: «Sull’acqua si sono costruiti pezzi di democrazia, talmente forti da imporsi e da bucare la rigida “agenda politica televisiva” del Governo. È la dimostrazione che, se si vuole, si può ancora fare utilmente politica dal basso, a patto che si faccia qualcosa, che ci si impegni in prima persona, che ci si metta in gioco».
L’immagine: Riccardo Iacona intervistato sul blog di Beppe Grillo (http://www.beppegrillo.it/2010/09/litalia_in_pres/index.html).
Francesca Gavio
(LM MAGAZINE n. 14, 15 gennaio 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 61, gennaio 2011)