Il Comitato Acqua bene comune di Bologna denuncia che l’agenzia di cui fanno parte i sindaci della provincia bolognese ha aumentato le tariffe idriche rifiutando un percorso partecipativo
Secondo il Comitato Acqua bene comune di Bologna e provinciail 22 dicembre 2011 è «andato in scena un grave atto antidemocratico ed autoritario», con una «grave chiusura totale della presidente della Provincia Draghetti e dei sindaci del territorio bolognese alla richiesta di posticipare la decisione sugli aumenti delle tariffe idriche per permettere un percorso di partecipazione» (cfr. http://acquabenecomunebologna.wordpress.com/).
L’allarme golpe sull’aumento delle tariffe idriche deciso da parte di ATO 5 (l’autorità di ambito territoriale ottimale costituita dalla Provincia di Bologna e dai suoi 60 Comuni per occuparsi, secondo quanto prevedono le leggi nazionali e regionali, di indirizzo, monitoraggio e controllo di gestione nei settori delle risorse idriche e dei rifiuti solidi urbani) è stato dato con un comunicato stampa molto duro nel quale si espongono le gravi mancanze attuate, secondo il comitato dei cittadini promotori dei referendum di giugno, dall’Autorità d’ambito di Bologna. Giovedì 22 dicembre l’agenzia (i cui servizi riguardano gli ambiti pubblici “idrico integrato” e “gestione dei rifiuti urbani”) si è riunita per deliberare gli aumenti delle tariffe idriche del 2012 e sul rinnovo della convenzione con Hera spa per il periodo 2012-2015.
Nel comunicato stampa scritto dal comitato referendario si legge come ATO abbia deciso di incontrare i suoi referenti solo la sera del 21 dicembre (ossia il giorno prima della riunione nel corso della quale si sono decisi gli aumenti delle tariffe idriche, ndr) e che, nonostante la mobilitazione in extremis di decine di cittadini che chiedevano lo slittamento della decisione al nuovo anno (così da permettere un approfondito esame per trovare soluzioni condivise), l’agenzia non ha voluto acconsentire all’allungamento dei tempi. Tutto questo, pur avendo ATO 5 solo pochi giorni di vita davanti a sé (in quanto scadrà a fine 2011, soppiantato da un nuovo organismo dal primo di gennaio, ndr). Il comunicato continua lamentando la delibera attuata dall’agenzia senza tener conto delle decisioni già prese, dell’esito dei referendum, della situazione economica esistente e del parere dei cittadini.
La decisione da parte della presidente della Provincia Draghetti e dei sindaci dei comuni della provincia di volere, comunque, procedere all’aumento dei costi delle bollette dell’acqua fa domandare al comitato referendario «in quanti consigli comunali sono stati discussi i provvedimenti sopradetti invece di rilanciare gli investimenti con un’azienda di nuovo pubblica. Tutto ciò fa chiedere ai cittadini che la logica della sovrastima del consumo, per cui se si consuma meno acqua bisogna pagarla di più, venga abolita». Da gennaio inizierà una campagna di disobbedienza civile, nella quale ogni utente chiederà conto sia ad ATO che al gestore dell’applicazione tariffaria decisa (aumentata di 5 euro a testa e 10 euro per i single, ndr). Il comunicato finisce con il motto del comitato ormai noto a tutti: «Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia!».
Silvia Patini
(LucidaMente, 27 dicembre 2011)