Curare se stessi andando alla riscoperta di risorse assopite in noi: un nuovo libro di Paola Luzzatto
In un’era in cui le scienze e le tecnologie più avanzate sono al servizio di una medicina sempre più efficace e prescritta per qualsiasi tipo di malessere, un’altra disciplina afferma la sua presenza grazie a sempre nuovi adepti: l’arteterapia, ovvero l’utilizzo di attività artistiche e visuali ma anche di musica, danza, teatro, marionette, narrazione di storie e racconti, come mezzi terapeutici finalizzati al recupero e alla crescita della persona nella sfera emotiva, affettiva e relazionale.
Questo intervento di aiuto e di sostegno punta a mettere in contatto diretto se stessi con l’attitudine creativa innata che abita in ognuno di noi, partendo dalla convinzione che l’arte crei benessere. Con l’arteterapia non si vogliono risolvere i problemi, sociali o di salute, del paziente, ma gli si vuole fornire gli strumenti necessari per incrementare la consapevolezza di sé, così che possa elaborare le situazioni di stress e le esperienze traumatiche con l’obiettivo di superarle e tornare a vivere.
Tale disciplina è un terreno ancora inesplorato, quasi del tutto sconosciuto ed è proprio per questo che non esiste un vero e proprio manuale di tecniche di contatto. Il compito dell’arteterapeuta è sostanzialmente quello di “accompagnare” il percorso creativo dei pazienti, senza interferire e interrompere ma, soprattutto, lasciando spazio a tutte le possibili interpretazioni. Il professionista sa perfettamente che ogni paziente è un universo unico con cui non è sempre possibile stabilire una connessione mentale. In alcuni casi, infatti, l’arteterapia potrebbe non essere il metodo di cura più adatto per quell’individuo.
Generalmente, parliamo di medicina tradizionale per indicare quelle cure a cui si ricorre più frequentemente e che ci vengono subito consigliate dal medico di base. L’arteterapia non vuole essere considerata una sostituta di secondo grado alle cure universalmente riconosciute, da praticare solo se queste ultime non hanno funzionato, ma vorrebbe essere considerata una valida scelta all’interno di un elenco di alternative, del tipo: la medicina tradizionale o l’omeopatia o la psichiatria o l’arteterapia.
Tutte queste discipline sono ugualmente valide ed efficaci, per cui nessun professionista dovrebbe pensare che i propri studi siano più indicati rispetto agli altri: semplicemente, si deve scegliere per il paziente la cura che lo comprenda meglio.
Non solo per i pazienti
L’arteterapia non è indicata solo per coloro che hanno difficoltà, ma anche per tutte le persone vicine ai pazienti. Famigliari e amici intimi possono, a loro volta, aver bisogno di metabolizzare ciò che sta accadendo ad un loro caro, così da essere in grado di “sostenere” la persona coinvolta, senza fargli pesare anche il proprio dolore. Si parla di queste situazioni soprattutto in caso di malattie gravi, come leucemie e cancro al seno.
Inoltre, si deve tenere in considerazione che all’interno di una struttura in cui si pratica l’arteterapia lavora personale medico: dottori, professionisti e infermieri, che sono persone umane e sensibili. Spesso è capitato che anche loro manifestassero spontaneamente il bisogno di parlare del proprio vissuto. Purtroppo, le attenzioni terapeutiche verso gli operatori del settore sono ancora in minoranza.
Vignetta clinica
Bianca, come la chiameremo, arriva nello studio della dottoressa Paola Luzzatto su consiglio dell’assistente sociale. Ha quarantadue anni e pensa al suicidio, dopo aver saputo che le metastasi di un tumore la spegneranno lentamente. Le due donne si siedono ad un tavolo sopra il quale sono posizionati cartoncini colorati, pastelli, colla e forbici. Su richiesta della dottoressa, Bianca sceglie un cartoncino il cui colore rifletta il suo umore attuale: nero. E poi, un cartoncino il cui colore rappresenti lo stato d’animo che vorrebbe sentire: bianco.
La dottoressa lascia che Bianca si esprima, senza parlare, e la donna continua nel suo lavoro: le forme ritagliate e colorate singolarmente diventano insieme un fiore, con petali e gambo. All’intero collage Bianca da un titolo: Il mio futuro. Poi fissa la dottoressa, quasi senza rendersi conto di quel che è successo, e dice: «La vita può continuare anche per me. Il fiore sono io. E tutto questo è successo perché non ho dovuto parlare e piangere».
Paola Luzzatto è un’arteterapeuta che ha lavorato dieci anni in psichiatria a Londra e dieci anni con pazienti oncologici a New York. Ora è didatta e supervisore dell’associazione Art Therapy Italiana, fondata nel 1982, con sede a Bologna. Lo scorso ottobre ha presentato il suo libro, da cui abbiamo tratto la storia di Bianca, Arte terapia. Una guida al lavoro simbolico per l’espressione e l’elaborazione del mondo interno (Cittadella editrice, 2009, pp. 168, € 14,00).
L’immagine: la copertina del libro di Paola Luzzatto.
Jessica Ingrami
(LucidaMente, anno V, n. 49, gennaio 2010)