“L’eredità dei Bastardini” è il titolo di una mostra organizzata dall’amministrazione provinciale felsinea: un viaggio nelle istituzioni che, a partire dal Duecento, sono sorte nella città delle Due Torri per accogliere i fanciulli abbandonati, i pellegrini e i mendicanti
Fino al 2 marzo 2014 una selezione di opere scelte dal patrimonio della Provincia di Bologna sarà esposta nella mostra L’eredità dei Bastardini: dall’assistenza all’arte, allestita nella città felsinea presso palazzo Pepoli Campogrande, in via Castiglione 7. A cura di Gian Piero Cammarota, Marinella Pigozzi e Serena Maini, l’esposizione è organizzata in collaborazione con la Soprintendenza ai beni storici, artistici ed etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, con il sostegno di Bologna fiere. L’evento, inoltre, partecipa ai programmi di Arte fiera (24-27 gennaio) e alle iniziative previste per Art city 2014.
Trentadue opere tra quadri, sculture e oggetti a carattere religioso − raramente o solo parzialmente esposte al pubblico in passato e datate tra il Trecento e l’Ottocento – raccontano in modo indiretto momenti della storia bolognese. Nell’ottica della mostra, infatti, si inserisce una sorta di viaggio attraverso le istituzioni della città delle Due Torri che, a partire dal Duecento, hanno accolto bambini orfani o rifiutati, pellegrini e mendicanti. Episodi di abbandoni, dunque, ma anche di accoglienza, riorganizzazioni e accorpamenti, fede e politica. Per la prima volta sarà possibile ammirare una raccolta di monete e medaglie spezzate a metà, di giustacuori e immagini sacre, spesso accompagnati da nomi e date di nascita: si tratta di oggetti lasciati fra le fasce dei neonati affidati alle cure dell’Ospizio cittadino, nella speranza di poterli un giorno ritrovare.
La collezione della Provincia è composta, per la maggior parte, da opere che provengono proprio dall’antico Ospedale degli esposti, noto anche come “Bastardini”, e dalla chiesa del nosocomio di Santa Maria della laudi, dedito all’accoglienza di pellegrini e mendicanti, il cui patrimonio è poi confluito in quello degli orfanelli. La sua gestione venne affidata, nel 1940, all’amministrazione provinciale bolognese, insieme a quelle dell’Ospizio degli esposti e dell’Asilo della maternità. Per quanto riguarda la statuaria si possono ammirare, tra gli altri, un Sant’Antonio attribuito ad Angelo Piò e un Compianto su Cristo morto della prima metà del XVIII secolo, mentre, per il settore votivo-religioso, un crocifisso processionale e un reliquiario a tabella.
La mostra, a ingresso libero, è visitabile a Bologna fino al 2 marzo presso palazzo Pepoli Campogrande, in via Castiglione 7, il martedì e il mercoledì dalle ore 14,00 alle 19,00 e da giovedì a domenica dalle 9,00 alle 19,00. L’associazione culturale Habitart organizza guide gratuite alle ore 11,00 di ogni domenica. In occasione di ArteFiera, sabato 24 gennaio l’esposizione resterà aperta fino alle 24,00, con visite alle ore 20,00 e alle 22,00. Per prenotazioni in orari diversi da quelli indicati si può scrivere all’indirizzo visite@habitart.org, telefonare al numero 3283063847 o consultare il sito www.habitart.org. Per informazioni generali si può contattare l’ufficio stampa della Provincia ai numeri 0516598340 e 3283063847 oppure inviare una e-mail all’indirizzo stampa@provincia.bologna.it.
Le immagini: Madonna col bambino (Bologna, collezione privata della Provincia) attribuita a Lippo di Dalmasio (Bologna, circa 1355-1410, attivo dal 1377); la sede dell’evento.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno IX, n. 98, febbraio 2014)