Dopo le numerose sollecitazioni (tra cui quelle del Psi, del Cln e dell’Uaar, nonché la lettera aperta a Napolitano del Coordinamento nazionale delle Consulte per la laicità delle istituzioni e la petizione di “Micromega”), forse la Chiesa cattolica…
Somiglia a una sorta di sollevazione popolare la richiesta dei cittadini italiani per far sì che la Chiesa cattolica, in un momento di crisi nera per il Paese, dia il proprio contributo, rinunciando ai privilegi fiscali sul proprio immenso patrimonio immobiliare – il primo in Italia in buona parte destinato a tutt’altro che attività di culto e carità –e a molte altre esenzioni.
Prese di posizione, appelli, petizioni on line – Nella giornata di ieri, in poche ore ha raggiunto circa 100 mila adesioni l’appello (http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391231) della rivista Micromega affinché anche la Chiesa cattolica partecipi ai sacrifici imposti a tutti gli italiani pagando le tasse sugli immobili di sua proprietà non destinati a uso religioso e di culto. Sulla questione è intervenuto anche il Cln (Coordinamento laico nazionale), ovvero il cartello di un centinaio di associazioni e media no Vaticano, che ha emesso un comunicato secondo il quale «anche la stessa Comunità Europea è contraria a questi trattamenti di favore, e lo ha dimostrato paventando una condanna all’Italia per indebiti “aiuti di Stato” alla Chiesa in materia di Ici. Per far rientrare nelle casse pubbliche parte di questi miliardi occorrono modifiche al Concordato». Il Cln, «auspicando che il Parlamento inizi l’iter per la rimozione dei privilegi concordatari, chiede che da subito il Governo Monti elimini l’esenzione Ici per gli immobili dove la Chiesa cattolica svolge attività commerciali», non ritenendo «ammissibile che il più grande proprietario immobiliare italiano goda di esenzioni, mentre al resto dei cittadini viene chiesto di pagare anche per la prima casa». Pertanto il Cln «sollecita il governo Monti a varare misure di equiparazione della Chiesa cattolica al resto dell’Italia». Anche la nostra rivista, con l’articolo del suo direttore, Rino Tripodi (Tasse e sacrifici: madonna ministra Fornero piange, la Madonna cattolica mai), si era schierata da giorni dalla parte di chi non accetta favoritismi fiscali.
Destinare l’8 per mille statale alle calamità naturali – Al di là della questione Ici/Imu, ci sono molte altre voci su cui è possibile intervenire. E da subito, senza passaggi parlamentari. L’Uaar – la combattiva Unione degli atei e degli agnostici razionalisti – ha infatti inviato al presidente del Consiglio una lettera in cui, dopo essersi chiesta «perché gli atei e gli agnostici italiani, stimati tra il 13 e il 18% della popolazione, devono continuare a finanziare direttamente e indirettamente la Chiesa cattolica», invita esplicitamente Mario Monti a non fare come il governo Berlusconi, che aveva assegnato gran parte dei fondi di competenza statale dell’otto per mille alla stessa Chiesa. E gli chiede di applicare la legge, privilegiando la gestione delle calamità naturali, «sia quelle recenti (come quelle in Abruzzo o in Liguria) sia quelle future (attraverso un’adeguata opera di prevenzione su un territorio disastrato)».L’Uaar invita altresì il governo (imbottito di esponenti di primo piano del mondo cattolico) a fugare la sensazione che, se Berlusconi «è stato spinto dai mercati a lasciare il governo per salvare gli interessi delle sue aziende, i ministri cattolici sono stati spinti a entrare nel governo per salvare gli interessi della Chiesa».
La lettera a Napolitano del Coordinamento nazionale delle Consulte per la laicità delle istituzioni – Oltre Mario Monti, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto una lettera che, pur manifestando verso la sua persona «massimo rispetto e stima», lo richiama a «maggior prudenza sulle questioni della laicità dello Stato». A inviargliela è stato un omonimo del presidente del Consiglio, Tullio Monti, portavoce del Coordinamento nazionale delle Consulte per la laicità delle istituzioni. Nella lunga missiva non mancano i riferimenti all’“evasione fiscale” della Chiesa cattolica: «Quella dell’esenzione dell’Ici non è che soltanto una delle mille voci che costituiscono gli innumerevoli privilegi economici che lo Stato italiano riconosce ogni anno al Vaticano. Infatti le voci e le entità dei finanziamenti diretti e indiretti e delle esenzioni sono così ampie, fantasiose e diversificate da potersi sostenere, senza allontanarsi troppo dalla realtà, che esse corrispondano all’incirca a poco meno della metà della manovra finanziaria del nuovo governo e che sia agevole per chiunque prevedere che, se tali privilegi clericali venissero aboliti, ciò sarebbe sufficiente, da solo, a contribuire in modo significativo al risanamento delle finanze pubbliche». Per chi fosse interessato a leggere interamente la comunicazione rivolta al nostro presidente della Repubblica (nella quale viene citata anche la nostra rivista): Lettera aperta a Giorgio Napolitano per porre un argine ai privilegi della Chiesa.
Un’altra lettera: quella di Nencini a Bertone – Tra i partiti, oltre a quello radicale, tradizionalmente impegnato sul tema, si distingue il Partito socialista italiano, secondo il quale «in un momento così delicato, di emergenza economica, in cui tutti sono chiamati a fare sacrifici, anche la Chiesa, che è esente dal pagamento dell’imposta sugli immobili commerciali, è più che mai chiamata a contribuire e a mantenere un comportamento consono al momento». Sicché il segretario Psi Riccardo Nencini ha scritto al segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, «per fare un appello e chiedere che la Chiesa stessa sia disponibile a rinunciare a una condizione di privilegio che non ci possiamo più permettere». Per il leader socialista, «soprattutto la Chiesa, fondando la propria missione sul messaggio evangelico, dovrebbe favorire un’eventuale norma che ristabilisca maggiore equità».
Ma la notizia del giorno sull’argomento è di pochi minuti fa. Il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, sulla questione dell’applicazione dell’Ici agli immobili della Chiesa, si è dichiarato disponibile a «discutere dell’Imu», aggiungendo che «Se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra». Ci si augura che a tale cauta apertura («Come è noto la legge prevede un particolare riconoscimento e considerazione del valore sociale dell’attività degli enti no profit, tra cui la Chiesa cattolica. E quindi anche di quegli ambienti che vengono utilizzati per specifiche attività di carattere sociale, culturale ed educativo. Bisogna aggiungere che laddove si verificasse qualche inadempienza, si auspica un accertamento e la conseguente sanzione, come è giusto per tutti») seguano fatti concreti.
Viviana Viviani
(LucidaMente, 9 dicembre 2011)
è curioso che Bagnasco parli di rivedere leggi dello Stato e nessuno gli risponda che lo fa il Parlamento
lo ancora di piu’ se parla di rivedere una legge che gli concede dei provilegi all’indomani della concessione del Governo di ulteriori provilegi:
http://www.uaar.it/news/2011/12/09/proprieta-ecclesiastiche-esentate-dalla-rivalutazione-delle-rendite-catastali/
Roberto Grendene