La scadenza dettata dal programma di azione globale si sta avvicinando… La nostra intervista sulle modalità di accesso alla piattaforma ideata dai fratelli Placucci e sui servizi offerti alle società interessate
Il termine imposto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile si sta approssimando. Il programma, sottoscritto il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvato dall’Assemblea generale dell’Onu, riguarda 17 obiettivi. Imprese private e pubbliche, società civili, operatori dell’informazione e della cultura di tutti i Paesi devono quindi perseguirli nei seguenti ambiti: ambientale, economico, sociale e istituzionale. A supportarli in questo, sul mercato è presente Let’s Donation, la piattaforma ideata da due fratelli che operano nel capoluogo emiliano. Abbiamo fatto due chiacchiere con uno di loro, Michele Placucci, per conoscerla meglio.
Tu e tuo fratello Giacomo siete i fondatori della piattaforma Let’s Donation, che si occupa della Corporate social responsibility delle aziende: di che cosa si tratta, nello specifico?
«Dobbiamo fare innanzitutto una premessa fondamentale. La Corporate social responsibility [Responsabilità sociale d’impresa, ndr] è l’adozione di una politica aziendale che sappia armonizzare gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali del territorio di riferimento, in un’ottica di sostenibilità a favore dei loro principali stakeholders, ovvero degli interlocutori sociali, siano essi interni, esterni, clienti o fornitori. Detto questo, Let’s Donation è una piattaforma tecnologica offerta alle aziende affinché queste possano raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, indicati nell’Agenda Onu 2030, fra cui la Social responsibility».
In concreto, cosa proponete alle aziende?
«Let’s Donation offre ai propri clienti una soluzione personalizzata ed esclusiva che va verso più direzioni: l’aumento del coinvolgimento di tutti gli stakeholders; l’accrescimento dell’impatto a sostegno delle comunità del territorio, sia nazionali sia internazionali; la Brand reputation [valutazioni e aspettative degli stakeholders nei confronti di un’azienda, ndr], grazie all’acquisizione dei dati utili per redigere il bilancio di sostenibilità. Chiarisco subito che per “bilancio di sostenibilità” si intende una contabilità separata; una dichiarazione non finanziaria che le società sono tenute a redigere per informare al riguardo i propri stakeholders. Tornando alla nostra proposta, con la piattaforma le aziende dispongono di uno strumento di comunicazione interno ed esterno sui temi della responsabilità sociale, che permette loro di dialogare con i rispettivi soggetti coinvolti direttamente o indirettamente nella loro attività».
La piattaforma è indirizzata alle aziende in ogni forma societaria o, per esempio, soltanto alle società di capitale?
«Il target di riferimento è ben delineato: innanzitutto le aziende, a prescindere dalla loro forma societaria; ma anche gli enti del Terzo settore, ossia le associazioni finalizzate alla promozione sociale (Aps), e le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus). In altri termini, ogni realtà che, sulla base dell’Agenda Onu 2030, debba raggiungere obiettivi di sostenibilità, dandone la giusta visibilità agli stakeholders interni ed esterni, oltre a rendere loro noti, con la massima trasparenza, i risultati perseguiti e l’impatto sociale sui progetti che sono stati finanziati».
Cosa deve fare un’azienda per contattarvi?
«Le realtà sul territorio interessate alla nostra offerta possono accedere alla pagina contatti presente sul sito internet di Let’s Donation. Oppure possono raggiungerci attraverso i social, essendo noi su Facebook, Instagram, LinkedIn e Twitter. Collaboriamo inoltre con le principali piattaforme di welfare aziendale e siamo partner del Gruppo Zucchetti: siamo pertanto presenti anche in tutti i loro canali online e sulla loro rete commerciale».
Tra gli obiettivi che perseguite con i vostri clienti, oltre all’Agenda Onu 2030, all’attivazione di campagne di crowfounding personalizzate, all’individuazione di Organizzazioni non profit e alla comunicazione con i rispettivi stakeholders vi è anche l’attivazione di progetti di Volontariato di Impresa. In che cosa consistono e come vengono realizzati nelle aziende, tramite la vostra piattaforma?
«I progetti di Volontariato di Impresa consistono in una particolare opportunità sulla base di una specifica politica adottata: dare la possibilità ai propri dipendenti di offrire il loro tempo e/o le loro competenze a beneficio delle associazioni del territorio che ricercano volontari. Let’s Donation consente quindi di fare matching tra le organizzazioni richiedenti volontari e la disponibilità dei dipendenti di prestare appunto tempo e capacità».
Com’è nata l’idea di creare la piattaforma insieme a tuo fratello? È un tema di cui vi occupavate già nella vostra professione principale?
«Prima di ideare insieme questo progetto, mio fratello Giacomo faceva parte di un’organizzazione internazionale giovanile no profit [JCI, Junior Chamber International, ndr], nata negli Usa. Per la raccolta dei fondi veniva utilizzato il crowdfunding: metodo che lui mi ha proposto di realizzare anche in Italia e che io ho immediatamente accolto con favore. Ha quindi preso il via la nostra collaborazione, inizialmente anche grazie ai rispettivi contatti professionali».
Siete partiti in due: ora quante persone lavorano in Let’s Donation?
«La piattaforma è stata realizzata ed è divenuta operativa a partire da gennaio 2022, ma il progetto originario risale a dieci anni prima e riguardava una soluzione molto più generalista. Attualmente vi collaborano cinque persone: una responsabile degli enti del Terzo settore; una responsabile delle aziende; una figura per il marketing e il social media marketing e due tecnici informatici. La sede è a Bologna ma lavoriamo tutti in smart working. Prevediamo di ampliare la rete in un futuro prossimo. Lo scorso settembre è stata infatti formalizzata una partnership molto rilevante: quella con il Gruppo Zucchetti. Già nel 2023 e negli anni a venire dovremmo inoltre allacciare importanti rapporti con altri clienti; non è quindi escluso il ricorso a ulteriori collaboratori».
Quali ostacoli avete incontrato nella realizzazione della piattaforma?
«Quelli di tipo finanziario per poter decollare. Abbiamo però avuto la fortuna, fin dal 2012, di avere quale nostro main sponsor il programma Autonomy del Gruppo Stellantis, che si occupa della realizzazione di autovetture con allestimento per disabili».
E quali soddisfazioni, in particolare, vi hanno convinto che la strada percorsa è quella giusta?
«Sicuramente il continuo feedback positivo ricevuto dalle aziende nostre clienti. Negli ultimi mesi è andata sempre più aumentando la sensibilità rispetto ai temi dell’engagement e delle responsabilità sociali: oggi, più di prima, questa materia sta infatti diventando cruciale per una platea sempre maggiore di società. In effetti da quando, a settembre 2015, è stato sottoscritto il programma di azione dell’Agenda 2030, le imprese sono sempre più allineate a questi obiettivi. Recentemente è stata pubblicata la direttiva che ha reso obbligatoria la redazione dei bilanci di sostenibilità delle aziende quotate e nell’arco di tre anni tale normativa sarà prevista anche per quelle non quotate».
Svariate società primarie hanno scelto la vostra soluzione: lo considerate un punto di arrivo o un punto di partenza?
«Un punto di partenza, senza ombra di dubbio: il nostro obiettivo è quello di diventare la piattaforma leader in Italia sui temi della responsabilità sociale e dell’engagement degli stakeholders; una realtà in grado di recare un impatto rilevante sulle comunità del territorio, maggiormente rispetto ad altre soluzioni presenti sulla piazza».
Quali sono i prossimi passi che compirete?
«Puntiamo sul consolidamento delle partnership già in essere (Gruppo Zucchetti e altre piattaforme di welfare aziendale) ma anche sull’implementazione di nuovi strumenti di raccolta di fondi unici, che in questo momento abbiamo sul mercato».
Quali sono gli strumenti offerti dalla piattaforma diversi da altri e da che cosa si differenziano rispetto alle già conosciute soluzioni di crowdfunding?
«L’unicità degli strumenti che proponiamo sta nel fatto che questi non impattano sull’impegno economico degli utenti. Mi spiego meglio. Una usuale piattaforma di crowdfunding richiede sempre una donazione tramite bonifico o altri metodi di pagamento. Su Let’s Donation si possono sostenere progetti senza che questi incidano sul portafoglio di chi partecipa. Ad esempio, Dona senza spendere è la nostra rete composta da oltre mille partner online primari (fra gli altri Booking, eDrink, Italo): attraverso essa viene effettuata una donazione in esclusiva ai progetti pubblicati in piattaforma senza nessun costo aggiuntivo per chi acquista. In altre parole, la cifra da questi pagata resta invariata, essendo ricompresa in essa una quota che la piattaforma destina agli scopi sociali scelti dallo stesso utente pagante».
Questo principio vale anche per i buoni spesa acquistati presso le catene della distribuzione?
«Assolutamente sì. Chi acquista buoni spesa presso Amazon, Carrefour, Despar, Esselunga, Pam Panorama, ha una consapevolezza ben precisa: una percentuale di quanto pagato va – senza costi aggiuntivi – in donazione alla realtà che ha scelto di finanziare. Desidero poi citare un ultimo progetto, seppur fra i più rilevanti: Welfare for Charity. I dipendenti che ricevono dai propri datori di lavoro un bonus welfare hanno una possibilità: quella di utilizzare la parte del fringe benefit per l’acquisto di buoni spesa presenti sulla piattaforma, sempre destinando una percentuale alla donazione verso i progetti scelti. Ad oggi Let’s Donation contiene 1.100 enti del Terzo settore, distinti per categoria e per territorio. Se però un utente desidera sostenere un’organizzazione non trovata, ce la può segnalare tramite la pagina contatti presente sul nostro sito internet: in seguito questa verrà da noi verificata, certificata e pubblicata al fine di renderla sostenibile».
Le immagini: i loghi di Let’s Donation e dell’Agenda 2030 e foto di Giacomo e Michele Placucci.
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 206, febbraio 2023)