In tempi di coronavirus, una riflessione sui più giovani, che (per ora) hanno tutto ma paiono sfiduciati, e una breve analisi tra generazioni
Nel particolare e delicato periodo che stiamo attraversando, in cui molti nonni e bisnonni vengono spazzati via, cosa fanno i giovanissimi? Sperando si siano sensibilizzati al dramma sanitario e alla pandemia Covid-19, sappiamo che si sono dovuti adattare alla didattica a distanza, con lezioni, verifiche e interrogazioni in modalità online.
Ma, nell’adempiere appunto a questo loro impegno, non sono proprio tutti studenti esemplari e, anzi, alcuni si sono ingegnati per fare i furbetti anche sulle piattaforme di apprendimento virtuali. Forse la didattica a distanza viene percepita inutile o addirittura fastidiosa da qualche alunno e, magari anche per alleviare la “sofferenza” di questo nuovo modo di proseguire la scuola, se le inventano tutte per divagare. Qualche esempio? Durante le video lezioni, “screenshottare” il volto del malcapitato docente di turno e condividerlo con gli amici non prima di aver aggiunto scritte o figure anatomiche di discutibile gusto e caratura, oppure copiare senza ritegno sbeffeggiando la fiducia riposta in loro dagli insegnanti che optano anche per piattaforme di apprendimento tipo forum o chat, in cui comunque si condividono nozioni e materiale didattico.
Forse molti degli adolescenti di oggi sono svogliati e disonesti, nel senso che tendono a ricorrere a “mezzucci” e sotterfugi anche quando non ce ne sarebbe un reale bisogno (sintomo di una già preoccupante scarsa autostima), perché sono smaliziati e sfiduciati. Smaliziati, per aver visto e conosciuto troppo presto un mondo brutto e cattivo, peggiore delle rosee aspettative fanciullesche. Sfiduciati, per non riuscire a intravedere un futuro possibilmente positivo e desiderabile, sul quale e per il quale investire fatica e sacrificio.
Siamo stati noi adulti, noi delle generazioni precedenti, a privarli di prospettive e speranza, lamentandoci dei nostri guai, delle nostre sventure generazionali, delle grandi ingiustizie che ci sono capitate e che abbiamo subìto, poiché difatti a esse non abbiamo avuto il coraggio né la volontà di opporci (mentre avremmo avuto tutta la forza di farlo). Anche la loro scarsa autostima è a noi imputabile, perché noi adulti per primi gli abbiamo posto di fronte poche sfide da affrontare e che fossero in grado di metterli seriamente alla prova, lasciando così in loro piccole-grandi cicatrici di cui andare un giorno fieri. Siamo stati noi, tiranni della delicatezza e della “pappa pronta”, despoti dell’apprensivo e opportunistico aiuto a priori, gerarchi del lassismo e del “tutto subito”, a rovinarli, rendendoli anzitempo stanchi, in modo ingiustificato, e inoffensivi.
Abbandonati a loro stessi a causa della nostra pigrizia e del nostro egoismo, poiché lasciati soli a scoprire un mondo che in realtà fa paura, ma che noi stessi abbiamo in fondo voluto e nel quale ci piace sguazzare. Gli adolescenti sono vittime storiche, dunque? No. O almeno non in assoluto, ma solo nella misura in cui scelgono di restarlo. Perché potrebbero fare meglio di noi. Potrebbero smetterla di accettare passivamente un destino avverso e solo apparentemente inoppugnabile. Le occasioni non mancano. I nostri tempi presentano sfide enormi, ovvero immense opportunità. Speriamo solo di non averli indeboliti troppo.
Mauro Dallezolle
(LucidaMente, anno XV, n. 172, aprile 2020 – supplemento LM EXTRA n. 37, Speciale Coronavirus2)