I fan dei Pooh piangono il batterista ma soprattutto l’anima manageriale della band. Un artista poliedrico, autore anche di musical di successo
Venerdì 6 novembre 2020 si è spento Stefano D’Orazio. L’artista se n’è andato in punta di piedi, in una Roma dall’aria carica di angoscia per la pandemia che stiamo vivendo. La Covid-19 si è portato via anche lui, lasciando attoniti familiari, amici – per primi i restanti componenti dei Pooh – e generazioni di fan. Il suo fisico era debilitato da una grave patologia pregressa che lo aveva colpito da circa un anno ma che era in via di risoluzione.
Dato l’aggravamento dei sintomi del coronavirus era stato ricoverato al Policlinico universitario Gemelli. Il modo in cui ci ha lasciato, una settimana dopo, suona come una beffa: la pensa così chi ha ascoltato l’ultima sua fatica musicale, Rinascerò, rinascerai, scritta la scorsa primavera sulle note di Roby Facchinetti. La canzone è un tributo alla città di Bergamo, soprattutto economico, essendo stati i proventi interamente devoluti all’ospedale cittadino martoriato dalla Covid-19. D’Orazio aveva da poco compiuto 72 anni, la maggior parte dei quali spesi nella musica, sua grande passione fin dai tempi del liceo. Il progetto predominante nella sua vita professionale è stato quello all’interno dei Pooh. Vi era approdato nel 1971, in sostituzione del batterista Valerio Negrini che aveva preferito dedicarsi esclusivamente alla scrittura dei testi per la band. Nel gruppo musicale, nei 38 anni durante i quali vi si era consacrato totalmente, era stato batterista, flautista, voce e compositore di svariati titoli: tanto per citarne alcuni, dalla celeberrima Buona fortuna alle dolcissime Se c’è un posto nel tuo cuore, La ragazza con gli occhi di sole e 50 primavere.
Ma soprattutto l’artista è stato l’anima commerciale dei Pooh: le sue indiscusse doti manageriali e abilità comunicative hanno permesso al gruppo di restare sulla cresta dell’onda per interi decenni. L’avventura con gli “amici per sempre” – come recita un loro conosciutissimo brano – si era conclusa nel 2009, al termine di un lungo tour. Il ritiro era stata una sua scelta e i compagni non erano riusciti a ostacolarla. D’Orazio sentiva di essere arrivato al capolinea di quel viaggio durato ben 38 anni; ma soprattutto sapeva di avere ancora tanto da dare alla musica, in qualità di solista. Sono da lui firmati i musical Aladin, Cercasi Cenerentola e W Zorro, composti dopo l’esperienza di Pinocchio. Il grande musical insieme ai compagni Pooh. È sua – su richiesta dei componenti degli Abba in persona – anche la traduzione in lingua italiana dei brani di un altro celebre musical, Mamma Mia!.
Era rientrato nella band nel 2015, insieme a Riccardo Fogli, in occasione del tour con cui, l’anno successivo, il gruppo aveva festeggiato i 50 anni di carriera (vedi I Pooh fermeranno la loro musica e La reunion dei Pooh, tre ore di autentico spettacolo e tanta nostalgia). Proprio per quest’ultima avventura, Stefano aveva scritto i brani Tante storie fa, Le cose che vorrei e Ancora una canzone, interpretati a cinque voci. Ma D’Orazio è stato anche l’autore dell’intero disco d’esordio di Alice nel 1975, La mia poca grande età, nonché della canzone Grande grande amore, interpretata da Lena Biolcati, vincitrice al Festival di Sanremo 1986 della sezione Nuove proposte e del premio della critica. Con lei, l’artista ebbe una lunga storia sentimentale negli anni Ottanta e aprì, nel 2000, una scuola di canto a Roma. Inoltre, l’uomo aveva considerato la primogenita di Lena, Silvia Di Stefano, oggi cantante, come una vera e propria figlia. Ma la Biolcati non fu l’unica sua donna. Dopo una relazione con Emanuela Folliero, D’Orazio aveva trovato la stabilità affettiva con Tiziana Giardoni, 22 anni più giovane di lui, con la quale, dopo dieci anni d’amore, nel 2017 era convolato a nozze.
Un matrimonio organizzato in un solo mese e che aveva stupito gli amici, i quali ben sapevano quanto egli fosse refrattario al grande passo. Lui ci aveva scherzato sopra pubblicando il libro Non mi sposerò mai. Come organizzare il matrimonio perfetto senza avere alcuna voglia di sposarsi, che aveva fatto séguito al precedente Confesso che ho stonato. Una vita da Pooh. E proprio Tiziana ora non si dà pace per non poter essere stata al suo fianco fino alla fine e ammette di aver perso una parte di se stessa, la propria forza e il proprio sorriso, per ciò che Stefano rappresentava per lei. Al funerale del marito non era sola: insieme agli amici stretti dell’artista, il “popolo dei Pooh” ha fatto sentire il suo dolore intonando le canzoni senza tempo della band. Purtroppo il coronavirus ha arrecato pochi giorni fa un altro tragico lutto alla Giardoni con la scomparsa del padre. Desideriamo allora concludere con uno stralcio de La ragazza con gli occhi di sole, certi che i fan abbiano fatte proprie queste parole nei confronti di Stefano e non solo: «Ti porterò lontano / da questi giorni uguali, / per tutti i miei domani / sarai con me».
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 180, dicembre 2020)