La città natale del grande filosofo, attivista politico ed economista tedesco ha organizzato una grande festa in onore del duecentesimo anniversario della nascita. Ma il suo pensiero è più attuale che mai
Karl Marx era nato a Treviri, in Renania-Palatinato, il 5 maggio del 1818, terzo figlio dell’avvocato ebreo e produttore vinicolo Heinrich Marx. Da alcuni mesi, nella città tedesca si svolgono conferenze rievocative del suo pensiero, in parallelo alla predisposizione di percorsi guidati nei luoghi che ricordano il giovane Karl. Ma, accanto all’intrattenimento storico-culturale, non poteva mancare anche un intenso sfruttamento commerciale dell’evento.
Le sembianze barbute del filosofo sono riprodotte su bambole, magliette, borse, mutande, gnomi da giardino, videogiochi. Su Amazon il produttore Kikkerland ha proposto l’acquisto di un salvadanaio, suggerendo «di conservare i propri soldi dentro il famoso socialista». Il comune di Treviri ha inoltre avuto l’idea originale di regolare il traffico facendo accendere ai semafori la sua barba verde o rossa. Non si tratta però di un omaggio all’immobilismo, come nell’esilarante performance fatta nel 2009 da Corrado Guzzanti satireggiando su Romano Prodi, «fermo come un semaforo». Il compito di vigilanza assegna infatti alla piccola sagoma di Marx un certo dinamismo e induce ovviamente al sorriso, ma non si attaglia per niente alla figura storica del pensatore rivoluzionario, sovvertitore dell’ordine costituito. Il critico letterario russo Pavel Annenkov, che incontrò Marx a Bruxelles, ne fece un ritratto all’età di trent’anni come di persona dalla grande autorevolezza: «Con una spessa zazzera di capelli neri in testa, le sue mani pelose, vestite con un cappotto abbottonato diagonalmente sul petto, manteneva l’aspetto di un uomo con il diritto e l’autorità di imporre il rispetto, qualunque sembianza avesse preso e qualunque cosa facesse».
Marx è stato un filosofo e attivistapolitico che ha cercato di elaborare una teoria che potesse orientare politicamente l’azione del movimento collettivo operaio. Il primo volume de Il capitale, pubblicato nel 1867, muove dall’analisi della questione più rilevante dell’epoca, la miseria urbana del proletariato industriale. Gli operai avevano giornate di lavoro lunghissime, vivevano ammassati in alloggi fatiscenti, guadagnavano salari molto bassi. Ai suoi occhi si palesava un evidente fallimento del sistema economico capitalistico dominante. In presenza di una crescita economica che faceva lievitare i capitali (profitti industriali, rendite fondiarie, affitti urbani), la situazione delle masse invece restava davvero miserabile. E anche i minori non erano esclusi dall’ignobile sfruttamento lavorativo. Basti pensare che, nel biennio 1841-1842, in Francia e nel Regno Unito si era dovuto intervenire con la legge per vietare il lavoro a soli 8 e 10 anni!
Marx denuncia quindi in modo scientifico e in una prospettiva di emancipazione della classe operaia le contraddizioni del profitto spregiudicato, produttore di alienazione e sfruttamento. Il libro è soprattutto un potente strumento per comprendere le ingiustizie e la natura insaziabile del capitalismo, spiegata dal principio di accumulazione infinita del capitale. Il filosofo tedesco ritiene che tale meccanismo non sia finalizzato a soddisfare le esigenze sociali, ma sia solo costruito per generare denaro. Fornisce quindi un quadro critico della sua logica evolutiva, soffermandosi sulla creazione dei mercati mondiali, sull’invenzione di nuovi bisogni. Indica che le crisi del capitalismo si ripetono ciclicamente, diventando sempre più gravi e finendo per sincronizzarsi su scala globale. La storia, e in particolare la grave crisi finanziaria planetaria iniziata nel 2007-2009, ha dimostrato che egli aveva colto nel segno nel descrivere le patologie del capitalismo.
Pur avendo sbagliato diverse profezie, Marx ha previsto il bisogno del capitale di espandersi, di compensare il declino e/o il crollo del profitto. È stato così un preveggente dell’odierna globalizzazione, che ha realizzato la fusione progressiva e forzata delle economie nazionali in un mercato capitalista mondiale unificato. Il pianeta intero è diventato una gigantesca piazza in cui popoli, classi sociali e Paesi entrano in competizione fra loro. Si è realizzato, però, uno sviluppo economico non globale, ma localizzato nei centri di affari, sedi di grandi società, banche, mercati finanziari, assicurazioni. Si è così creata un’economia di arcipelago, isolotti di ricchezza che fluttuano su un oceano di popoli in agonia, come ha notato il sociologo francese Philippe Zarifian.
Secondo l’indice di povertà approntato in sede Onu, quasi un miliardo e mezzo di persone residenti in 91 Paesi in via di sviluppo vive oggi nell’indigenza. Essi sono privi o non hanno accesso sufficiente a cibo, acqua potabile, istruzione, alloggio, cure mediche, lavoro. Le oligarchie del capitale globalizzato decidono, giorno dopo giorno, chi ha diritto di vivere e chi è condannato a morire. Lo fanno attraverso alleanze politiche, strategie d’investimento, speculazioni monetarie. Il capitalismo crea così un mondo pieno di povertà, disoccupazione, degrado, e sta distruggendo il pianeta anche attraverso l’inquinamento e il surriscaldamento del clima. Forse tale sistema può considerarsi una caratteristica inevitabile del mondo odierno, tuttavia permane ancora la speranza che possa essere controllato, canalizzato in forme meno distruttive.
Al centro del pensiero di Marx vi è la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la concentrazione della ricchezza, da cui derivano le disuguaglianze. Egli ci ha fornito una lente atta alla decodifica di protagonisti e meccanismi del mondo globalizzato, per cercare di renderlo diverso e più giusto. E non si limita soltanto a indicare la direzione di marcia, come ai semafori del comune di Treviri, ma ci svela anche un metodo per iniziare a comprendere il mondo. Come scrisse all’inizio degli anni Ottanta il filosofo francese Louis Althusser in Leggere il Capitale: «Dobbiamo a Marx di non essere soli: la nostra solitudine dipende solo dalla nostra ignoranza di ciò che aveva detto. È questa che bisogna accusare, in noi e in tutti coloro che pensano di averlo superato – e non parlo che dei migliori – mentre non sono che alla soglia della terra che egli ci ha svelato e aperto».
Le immagini: un ritratto di Karl Marx, una celebrazione e una curiosa foto dell’omino raffigurante il filosofo, inserito nei semafori di Treviri.
Ugo Pietro Paolo Petroni
(LucidaMente, anno XIII, n. 149, maggio 2018)