Per chi non ne fosse informato, è bene invece sappia che uno dei primissimi atti del sindaco Merola, appena assunte le sue funzioni, è stato che il Comune si costituisse contro il ricorso al giudice ordinario presentato dal Coordinamento art. 33 che ha promosso il referendum sul finanziamento alle scuole materne private paritarie.
La Commissione dei Garanti, infatti, il cui compito era solo quello di entrare nel merito dei quesiti referendari, ha deciso all’unanimità che non si poteva procedere a valutare l’ammissibilità del quesito finché non fosse stato in carica il nuovo Consiglio comunale.
“Bocciati” dai Garanti, i referendari hanno presentato ricorso al tribunale per avere il sì al quesito sui finanziamenti alle scuole private. O, in alternativa, un provvedimento del giudice per costringere i Garanti stessi a esprimersi sull’ammissibilità del referendum.
La costituzione del Comune contro il ricorso non era un atto dovuto, è stata quindi una scelta politica precisa quella di Merola e dell’Amministrazione comunale di schierarsi contro un referendum consultivo che avrebbe come unico scopo quello di rendere protagonisti delle scelte le cittadine e cittadini di Bologna. Non male, non c’è che dire, in fatto di preoccupante ottusità politica, soprattutto quando qualche giorno dopo milioni e milioni di persone si sono prese in mano con determinazione la decisione in difesa dell’acqua pubblica, contro il nucleare e contro una delle infami leggi “ad personam” .
Ma è ottusità o qualcosa d’altro? Temo che sia davvero qualche cosa d’altro e di più grave ancora.
Ritengo che nelle decisioni del Sindaco neo eletto sul referendum e nella “leggerezza” delle sue dichiarazioni sulla priorità dei punteggi che riguardano l’assegnazione della casa alle coppie regolarmente sposate, ci sia un vuoto preoccupante di autonomia politica e di autonomia morale. Ci sia una oscillazione che diventa pura e semplice rinuncia ai principi.
Dove sta la differenza di responsabilità di cui sparla Merola fra coppie sposate e coppie conviventi? Perché non dire invece con nettezza che non c’è nulla di più socialmente coerente che dichiarare pubblicamente la propria responsabilità verso un rapporto, sia che questa dichiarazione avvenga attraverso il matrimonio, sia che avvenga attraverso una unione civile. Perché non dire che è la mancanza di una legge in Italia sul riconoscimento delle coppie di fatto e sui matrimoni omosessuali che oggettivamente spinge alla deresponsabilizzazione?
Insomma, Merola sulla laicità si presenta con una dotazione personale di principi assai oscillante, che sembra persino dipendere dalla captatio benevolentiae dall’interlocutore di turno.
Decisamente un pessimo inizio.
(Katia Zanotti, Associazione per la sinistra – Bologna)