Le rivelazioni di Wikileaks sulle tangenti pagate ai talebani e il bilancio di dieci anni di conflitto
La notizia ha dell’incredibile. Stando a quanto riferito da Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi nell’articolo Tangenti italiane ai talebani, pubblicato su L’espresso (n. 33, 2011), i governi italiani avrebbero pagato, dal 2002 al 2008, “mazzette” ai talebani per evitare attacchi proditorii e attentati contro le nostre truppe stanziate in Afghanistan.
Le fonti attendibili, da cui i due giornalisti hanno attinto la notizia, sono alcuni documenti riservati dell’amministrazione statunitense pubblicati su WikiLeaks, dai quali si evince che nel 2008 il presidente George W. Bush ha chiesto esplicitamente al premier italiano Silvio Berlusconi di interrompere il pagamento delle tangenti ai talebani e di impegnare maggiormente il nostro contingente militare nelle operazioni belliche. Solo nel 2009, tuttavia, l’esercito italiano ha iniziato a combattere seriamente: negli ultimi due anni, non a caso, il numero di vittime tra i nostri soldati è aumentato sensibilmente. Ricordiamo che in Afghanistan sono morti, a tutt’oggi, 41 soldati italiani: 31 caduti in azioni di guerra, 5 in incidenti stradali o aerei, altri 4 per cause naturali o accidentali e 1 per suicidio.
L’articolo 11 della nostra Costituzione recita: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Ci chiediamo, quindi, come sia stato possibile che, in dispregio del dettame costituzionale, il nostro Paese abbia preso parte a ben quattro conflitti armati negli ultimi 20 anni (Prima guerra del Golfo, Kosovo, Afghanistan, Iraq). Ci domandiamo, inoltre, come sia stato possibile mantenere per ben 8 anni un atteggiamento così ambiguo nella guerra afghana, venendo meno agli impegni – pur discutibili – presi dal nostro governo nel 2001.
Verrebbe quasi da malignare che la guerra afghana sia stata, almeno per qualcuno, l’ennesima occasione per speculare su commesse militari, vettovagliamenti dei soldati, vendita d’armi, ecc. Non a caso, infatti, la spesa annua per il mantenimento del contingente italiano (attualmente formato da circa 4.200 militari) è stata quantificata suppergiù in 600 milioni di euro: quindi, in dieci anni di conflitto, si sono spesi almeno 6 miliardi di euro! E non si è certo trattato di un “intervento di pace”, come ipocritamente sbandierato da taluni politici nostrani. La verità è che le truppe italiane, dopo aver a lungo mediato col nemico, da un paio di anni stanno combattendo una guerra assai cruenta, della quale non s’intravede ancora l’esito.
In dieci anni di guerra sono morti circa 2.000 combattenti dell’Isaf (International Security Assistance Force) e circa 40 mila afghani, tra miliziani e civili. Dal 2010 è in corso l’escalation da parte della Nato, che ha intensificato i bombardamenti e le operazioni militari anche contro la popolazione civile, senza peraltro riuscire a scardinare la guerriglia dei talebani, i quali continuano a controllare una parte consistente del Paese. I conflitti in Afghanistan e in Iraq sono costati tantissimo, in termini economici, agli Usa, contribuendo a incrementarne il debito pubblico: l’Istituto di studi internazionali della Brown University di New York ha calcolato che le due guerre hanno fatto spendere al governo statunitense circa 2.000 miliardi di dollari, perlopiù presi in prestito da banche private e da organismi internazionali, con un ulteriore aggravio di 200 miliardi di dollari per gli interessi passivi! Anche in questo caso, però, qualche grossa azienda, specializzata nelle forniture di servizi ai militari (ad esempio, l’Halliburton), ha conseguito profitti non indifferenti. I Paesi fortemente indebitati e assillati dalla crisi finanziaria (come Italia, Portogallo, Spagna e Usa) farebbero bene a cessare le ostilità, risparmiando soldi e vite umane.
L’immagine: cartina geografica dell’Afghanistan.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno VI, n. 68, agosto 2011)