Nel saggio “I padroni del mondo” (Laterza) Alessandro Volpi spiega come i fondi d’investimento stiano distruggendo la democrazia e il libero mercato. Qualcosa, tuttavia, sta cambiando nei rapporti commerciali internazionali
Il capitalismo occidentale odierno è contrassegnato dal netto predominio dei gruppi finanziari. Il mercato, infatti, è egemonizzato da alcune grandi banche (Bnp Paribas, Bpce, Goldman Sachs, J. P. Morgan, Morgan Stanley, ecc.), nonché da molti fondi d’investimento (Allianz group, Amundi, BlackRock, Bny investment, Capital group, Fidelity investment, Franklin Templeton investment, Invesco, Legal & general group, Northern trust, Prudential financial, State street corporation, T. Rowe Price group, Ubs, Vanguard group). [Leggi Chi sono i più potenti del mondo?].
I nuovi “signori del mondo”
La loro potenza si calcola in base all’Asset under management (Aum), l’indice che esprime la quantità di denaro gestito da ogni operatore (vedi RankiaPro, Ranking delle 20 società di gestione di fondi con l’Aum più elevato al mondo). Allora, sarà un caso che il 1° ottobre scorso il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi Larry Fink, presidente e amministratore delegato di BlackRock? Si tratta del più potente fondo d’investimento statunitense, con un patrimonio stimato di oltre nove mila miliardi di dollari. Le sue scelte, pertanto, «condizionano profondamente l’andamento dell’economia globale e dei singoli paesi» (vedi Le ragioni dell’incontro tra Giorgia Meloni e Larry Fink, il capo di BlackRock).
BlackRock possiede quote azionarie di molte imprese italiane (Enel, Eni, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Mediaset, Mediobanca, Poste, Snam, Stellantis, Unicredit, ecc.) e intende acquisire ulteriori asset delle nostre aziende pubbliche (in barba al “sovranismo” sbandierato dalla coalizione governativa).
Per capire fino in fondo la forza economica dei gestori dei fondi d’investimento, consigliamo la lettura del saggio I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia (Laterza, pp. 192, € 15,00) di Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa.
Un immenso trust
L’autore evidenzia come lo smantellamento del welfare state abbia causato in vent’anni «lo spostamento di risorse verso fondi finanziari che le hanno utilizzate per diventare i pivot decisivi dell’intero sistema economico mondiale». BlackRock ha costituito con State street corporation e Vanguard group un immenso trust che «possiede le Borse, determina i prezzi, ha partecipazioni decisive nel sistema produttivo globale».
L’oligopolio controlla anche «le agenzia di rating […], gran parte della stampa economica, le principali banche del pianeta, le assicurazioni, la farmaceutica, l’industria militare, le società hi-tech, l’intera filiera alimentare e quella dell’energia». I Big three, inoltre, sono gli azionisti di riferimento di vari colossi delle telecomunicazioni (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Netflix). Vanguard, in particolare, possiede circa il 7% di Tesla, l’azienda che ha reso Elon Musk l’uomo più ricco del mondo (vedi Il sogno distopico di Elon Musk: i tecnocrati al potere).
La distruzione dello “stato sociale” italiano
Il disfacimento dello “stato sociale” italiano sta avvenendo attraverso la contrazione della spesa pubblica, la defiscalizzazione e la vendita delle proprietà statali. Tutto ciò determina «il progressivo trasferimento di una serie di servizi dal pubblico al privato». La Legge sull’autonomia differenziata rischia di affossare il Servizio sanitario nazionale, mentre un’ampia parte di cittadini si cura a pagamento oppure rinuncia a farlo (vedi Federica Pennelli, Nel 2023 4,5 milioni di cittadini hanno rinunciato a curarsi: la maggior parte sono donne).
L’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) versa in gravi condizioni. La riduzione dei versamenti contributivi – dovuta ai salari bassi e all’evasione fiscale – sta provocando, infatti, «l’insostenibilità dei conti Inps che rischia di non essere più in grado di pagare le pensioni», mentre aumenta il ricorso alla previdenza complementare. Il processo di privatizzazione avanza anche nella telefonia, settore nel quale Tim ha ceduto la gestione della rete a Kkr, un fondo d’investimento controllato dai Big three.
Le vere cause dell’inflazione
L’azienda Autostrade per l’Italia, invece, è ritornata in mano allo Stato, ma solo parzialmente. Il 49% delle azioni, infatti, appartiene alla società finanziaria Blackstone Group e alla banca Macquarie Group. I fondi d’investimento si sono accaparrati anche ampie quote delle multiutility (A2A, Acea, Alia, Hera, Iren, ecc.) che amministrano i servizi pubblici locali (acqua, energia, rifiuti, trasporti, ecc.). I manager di queste società mirano a «pagare dividendi robusti ai propri azionisti» e non esitano ad aumentare le tariffe o a peggiorare la qualità delle prestazioni erogate.
La vendita delle proprietà statali è aumentata dopo l’impennata dei prezzi del 2021 e il rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Banca centrale europea (Bce), che, danneggiando le aziende, consentono alla finanza privata di «fare shopping a sconto». L’inflazione, tuttavia, è stata indotta proprio dai «grandi fondi che hanno scommesso sull’andamento dei prezzi, facendoli lievitare […] con le proprie scommesse al rialzo».
La fine del libero mercato
Il capitalismo neoliberista non rispetta più le regole dell’economia classica, fondate sulla concorrenza e il libero mercato. La produzione e il commercio delle merci, infatti, sono monopolizzati da poche multinazionali, a loro volta controllate dai fondi d’investimento. Sono i giganti finanziari, quindi, «a decidere i prezzi e […] a scegliere cosa deve continuare ad essere oggetto della produzione», determinando – in base alla loro convenienza – anche l’alternarsi dell’inflazione o della deflazione.
BlackRock, Street state corporation e Vanguard group occupano attualmente il vertice della piramide economica. Non esiste, tuttavia, un “capo assoluto” perché «ciascuno dei fondi ha partecipazioni negli altri due». Essi, dunque, si controllano a vicenda attraverso una serie di incroci azionari che rende impossibile «comprendere chi sia il vero proprietario». Il loro predominio incontrastato, tuttavia, riguarda soltanto il mondo occidentale, perché sono ancora poco presenti nel mercato asiatico, dove comandano invece le holding cinesi (Alibaba, Huawei, Tencent, ecc.).
Le controverse scelte della Bce
Le speculazioni operate dai fondi d’investimento hanno inciso sull’aumento del debito mondiale che in dieci anni è quasi raddoppiato, raggiungendo 307 mila miliardi di dollari. La Federal Reserve cerca di tenere sotto controllo le finanze statunitensi, stampando dollari e comprando una parte dei bond emessi dalla Casa bianca. La Bce, invece, ha abbandonato la politica espansiva del Quantitative easing, aumentando i tassi d’interesse e riducendo notevolmente l’acquisto dei titoli di Stato. La Ue, dunque, persegue la strada dell’austerità «rifiutando qualsiasi ipotesi di utilizzo dell’euro per il finanziamento del debito».
Le scelte della Bce avvantaggiano soprattutto la finanza privata che, grazie alle speculazioni, può comprare i bond dei Paesi della Ue a tassi molto vantaggiosi. Ciò, tuttavia, significa che «le sorti degli Stati dipendono sempre più dalle scelte di Vanguard, BlackRock, State street, Amundi e pochissimi altri gestori» (vedi Nulla succede per caso. Soprattutto in economia…).
Come si definisce il prezzo delle merci
I grandi fondi d’investimento controllano anche le agenzie di rating (Fitch, Moody’s, Standard & Power, ecc.) che «esprimono valutazioni decisive sulla finanza pubblica e privata», orientando così l’andamento del mercato. L’andamento dei prezzi, pertanto, non dipende dalla legge della domanda e dell’offerta, né dal costo del lavoro o delle materie prime. A influenzarlo sono le decisioni prese «nelle grandi Borse merci del pianeta, in particolare in quelle di Chicago, di Parigi e di Mumbai», dove «sono soprattutto le scommesse a determinare i prezzi reali».
Le attività speculative vengono spesso implementate tramite l’intelligenza artificiale, grazie a software molto sofisticati come Aladdin, che «elabora dati per tradurli nelle scelte d’investimento» e crea «scommesse in grado di autoavverarsi». Di tutto ciò non parla quasi mai la grande stampa economica (Financial times, Fox, Wall street journal, ecc.), che, ovviamente, è sotto il controllo dei Big three. Ma neppure la maggioranza dei quotidiani e dei periodici “indipendenti” e, magari, classificati come “progressisti”.
La forza crescente dei Brics
I “padroni del mondo” stanno uccidendo anche la democrazia. I governi e i parlamenti, infatti, possiedono ormai «spazi di autonomia […] molto ridotti». Lo strapotere dei fondi d’investimento statunitensi potrebbe essere limitato soltanto dall’avvento di una finanza alternativa, costruita da un «blocco monetario internazionale del Sud globale, con un ruolo egemone della Cina». Tale prospettiva sembra comunque a Volpi «ancora molto lontana»: gli Usa, infatti, contrastano con ogni mezzo la trasformazione del sistema geopolitico planetario (vedi A “novanta secondi” dall’apocalisse).
Qualcosa, tuttavia, sta cambiando nei rapporti commerciali internazionali, come dimostra la forza crescente del raggruppamento economico formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (Brics), estesosi recentemente anche a Egitto, Emirati arabi uniti, Etiopia e Iran. Queste nazioni, infatti, cooperano tra loro senza prevaricazioni, prediligendo «il dialogo interculturale in una paritaria diversità» (Elena Basile, La riunione Brics, esempio di cooperazione globale, ne il Fatto Quotidiano, 29 ottobre 2024).
Le immagini: la copertina del libro di Alessandro Volpi; a uso gratuito per Pixels (autori: David McBee; Eberhard Grossgasteiger) e Pixabay
Giuseppe Licandro
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)