Il saggio “Digital detox” (Byoblu Edizioni) dell’eclettico Rocco è un utile strumento di comprensione della vera realtà di Rete e social (e non solo) e di tutela degli utenti
«Mi stanno spiando? Come faccio a sapere se il mio telefono è sotto controllo? Come posso tutelare la privacy delle mie conversazioni? Come posso difendermi dalle minacce digitali? È possibile resistere alla propaganda e alla sua influenza? Come possiamo proteggere le nostre libertà individuali e collettive dall’ingerenza pervasiva della tecnologia?».
Controllo e manipolazione
Abbiamo copiato pari pari la quarta di copertina del libro che intendiamo recensire, perché crediamo che essa spieghi pienamente il senso della pubblicazione e possa far capire al lettore perché si tratta di un’opera utilissima, anche se inquietante. Essa s’intitola Digital detox. Come difendere la privacy delle nostre comunicazioni dallo spionaggio di stato. Difesa dalla propaganda e dal digitale (Byoblu Edizioni, Milano 2023, pp. 144, € 9,90).
L’autore è il poliedrico Rocco, che si autodefinisce «cantauNtore», nonché «irriverente alchimista culturale». Nel 2022, con la collaborazione di Davide Viscusi, aveva già scritto il provocatorio Il terzo like. E Viscusi partecipa anche al nuovo volumetto, avendovi elaborato i capitoli 2 e 8 e le Appendici A e B.
Se c’è ancora qualcuno che, anche dopo la tragica quanto illuminante esperienza della dittatura sanitaria (2020-23), ritiene web e social media neutri spazi di informazione e di libertà d’espressione, dopo aver letto Digital detox cambierà idea.
Le finalità di chi detiene il Potere sono state e sono sempre identiche: controllo, propaganda, repressione, alienazione, eliminazione del dibattito e della dialettica pluraliste e del pensiero libero e critico. Tuttavia, con l’avvento prima dei mass media, poi di informatica e telematica, lo scenario si è non solo complicato, ma pure aggravato.
«Ingegnerizzare le società»: ingiustizia e sfruttamento senza conflitto sociale
Anche perché oggi chi detiene il Potere intende non solo controllare l’informazione e manipolare l’opinione pubblica, ma pure «ingegnerizzare le società», vale a dire plasmare un “mondo nuovo” (tanto per riprendere il titolo dell’opera distopica di Aldous Huxley). Un pianeta nel quale prevalgano i “diritti cosmetici” di capricciose minoranze all’interno di «una società – scrive Rocco – in cui coesistano sfruttamento e assenza di conflitto sociale». Si pensi ai movimenti cancel culture, woke, gender o queer, al Green new deal, al neofemminismo, a certe Ong ecc., tutti sostenuti pienamente da mass media, governi e potentati vari, mentre l’ingiustizia sociale aumenta di continuo.
Aggiungiamoci pure la comparsa di nuovi strumenti di controllo, come l’Intelligenza artificiale, e vere e proprie leggi censorie sovranazionali, come il Digital Services Act, targato Unione europea (vedi Libertà di pensiero e di parola? Solo se si è allineati). Il tutto per il nostro bene.
Un prezioso libro di Jacques Ellul
Uno straordinario (e poco noto) strumento per comprendere le moderne tecniche di manipolazione delle masse adottate dal Potere è il volume Propaganda (1962), tradotto in Italia da pochissimo tempo (Piano B Edizioni, Prato 2023, pp. 440, € 21,00), del filosofo, teologo e sociologo Jacques Ellul (Bordeaux, 1912 – Pessac, 1994).
Nel secondo capitolo di Digital detox, Viscusi ne utilizza i concetti («propaganda di integrazione e di agitazione»; «nera e bianca»; «orizzontale e verticale»; «intelligente o violenta») per spiegare come funzionano le infrastrutture comunicative e l’«individualismo massificato». Infatti, denuncia Viscusi, «la propaganda teme le tradizioni culturali, poiché queste pongono forti limiti alla manipolazione di ideologie e stereotipi. Questo è il motivo per cui una buona propaganda deve prima massificare la popolazione, disgregando le forme culturali precostituite […]. L’individualità e la diversità [quelle vere, ndr] vengono stigmatizzate, l’allineamento e la perseveranza premiate».
Il bello – e da qualche tempo anche noi ci eravamo arrivati – è che «la propaganda è poi più efficace su masse con un livello culturale medio piuttosto che su individui a bassa scolarizzazione. […] Individui a bassa scolarizzazione, o in situazioni di parziale isolamento sociale, sono molto più difficili da cooptare».
Resistere e reagire
Il peccato originale di Internet è che è nata come tecnologia per fini militari, e tale imprinting è rimasto immutato fino ai nostri giorni. Oggi essa, alla faccia dell’articolo 12 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948, sulla tutela dalle interferenze nella vita privata, nella corrispondenza e nella privacy) e di altre convenzioni e patti internazionali, è il cavallo di Troia per entrare nelle nostre case, per spiarci, per sapere tutto di noi, delle nostre scelte, delle nostre idee politiche.
Possiamo provare a combattere questo vero e proprio Grande Fratello, questo totalitarismo invasivo, con varie modalità. Innanzi tutto, attraverso un «contropotere decentralizzato»: «controinformazione, informazione libera, alternativa, indipendente, disallineata». Creare arte, musica, cinema, spiritualità, creatività, editoria, gruppi di consapevolezza e di pensiero critico… tutti autonomi e liberi.
Rifiutare i disvalori individualistici, «competitività a tutti i costi, efficienza e produttività a scapito di qualità e relazioni» e recuperando la cellula della famiglia, nonché le «comunità cittadine, religiose, sindacali» e i vecchi valori quali «la fiducia, l’altruismo, la solidarietà, il contatto umano, il senso di comunità, l’equità».
Progresso versus sviluppo e strumenti pratici contro le tecnologie invasive…
Occorre comprendere che lo sviluppo non è sinonimo di progresso. Il primo è disumano, fondato sull’attivismo nevrotico, sul profitto e basato solo su numeri e macrodati economici e tecnologici. Il secondo significa «anche rallentare, rispetto e curiosità reciproca per la diversità, fratellanza tra i popoli, sovranità intellettuale, spiritualità, profonda connessione con la natura, recupero di valori antichi e mai antiquati quali gratitudine, empatia, pace, a cominciare da quella interiore, integrità, onestà, solidarietà. E libertà».
Non diciamo nulla della terza parte di Digital detox, dedicata interamente alle strategie tecniche di difesa, con consigli pratici da applicare a pc, smartphone, smart tv ecc. Sia per non fare un ulteriore spoiler del libro, sia perché ammettiamo di essere troppo avanti con gli anni per orientarci nei labirinti informatici e telematici e con le loro terminologie, nonché con le azioni tecniche da attivare per tutelarci dall’essere spiati e manipolati. Ma buona lettura ai nativi digitali e ai ribelli e libertari smanettatori vari…
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)
Grazie per l’ottima recensione, e per l’esposizione precisa e puntuale dei passaggi chiave dell’opera.