Il romanzo “Legami d’estate” (Edizioni Efesto) è la nuova opera narrativa dello scrittore: in essa s’intrecciano varie tematiche, umane e sociali
È secolare tradizione estiva che i calabresi che lavorano o studiano in altre regioni o, addirittura, fuori dall’Italia, tornino regolarmente nei luoghi di provenienza. A volte i capoluoghi, ancora più spesso paesini, magari sperduti tra mare, campagna, colline, montagne, che caratterizzano la varietà dei paesaggi di una delle aree più singolari del Belpaese. In ogni caso, il calabrese ama sempre il proprio territorio d’origine e mantiene intatti i contatti con le proprie radici famigliari, ambientali, culturali, gastronomiche.
Ancestralità e corruzione
E proprio un gruppo di giovani figli di emigrati calabresi costituisce il centro narrativo del nuovo libro di Giuseppe Avignone. Anche lui calabrese (è nato a Cosenza) “del Nord”, economista, giornalista, ha pubblicato già altre opere di narrativa a quattro mani. Col fresco di stampa Legami d’estate (pp. 188, € 15,00, Edizioni Efesto, Roma 2024), ritorna in Calabria con un romanzo ricco di sensibilità e delicatezza dalle molteplici sfaccettature, ma, forse, essenzialmente, un romanzo di formazione.
Infatti, i protagonisti principali sono Giovanni, Saro e Viola, che passano le vacanze estive nel paese d’origine dei propri avi. Giovanni, che è la voce narrante del romanzo, vi torna coi genitori dalla propria nonna, con la quale ha un legame speciale.
Possiamo affermare che sono due gli aspetti che si confrontano: da un lato una terra splendida, arcaica, arcana e arcadica al tempo stesso, ricca di una bellezza selvaggia e fuori dal tempo, di aromi, odori, e di un’umanità legata agli affetti famigliari e ad antichi princìpi e valori positivi e ancestrali; dall’altro una società guastata dalla moderna mentalità e intrisa di piccoli e grandi soprusi e violenze, di corruzione nella sfera pubblica, fino a essere intrisa di microcriminalità e grande criminalità organizzata.
Un’estate indimenticabile
Senza volere svelare troppo delle vicende del libro (che ben si presterebbero a essere sceneggiate), anticipiamo che i tre ragazzi saranno protagonisti di vicende che segneranno la loro evoluzione personale e psicologica, col passaggio dall’adolescenza all’età giovanile. Proprio per questo, Legami d’estate può essere fatto rientrare nella categoria del romanzo psicologico.
Mentre essi vorrebbero solo godere le ebbrezze e le gioie delle vacanze estive, col loro inevitabile contorno di amori e turbamenti sessuali, col coraggio dell’incoscienza giovanile si opporranno alla mentalità ristretta e repressiva della comunità, al malaffare politico imperante e si attiveranno nella difesa di un’amica vittima di un tentativo di violenza. Pertanto, avvertono l’imperativo morale, la spinta irrefrenabile di opporsi al conformismo, all’acquiescenza, alla rassegnazione, per difendere la giustizia e la verità e sacri valori quali l’amicizia, la lealtà, il rispetto.
Il tutto entro una natura ancora vigorosa e selvaggia, valori famigliari costituiti da forza e tenerezza, antiche e radicatissime tradizioni locali, tra le quali la festa paesana. Sicché nel romanzo si alternano azione e suspense a splendide descrizioni, riflessioni e rivelazioni di sentimenti. Il tutto condito da coloriti quanto efficaci termini dialettali.
E, visto che l’estate si sta avvicinando, perché non leggere un romanzo così intriso di calde vacanze?
Le immagini: la copertina del romanzo di Avignone e una veduta di Capo Rizzuto (a uso gratuito da Pexels; autore Cristian Manieri).
C. Liliana Picciotto
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 222, giugno 2024)
Scrivo per esprimere alla dottoressa Picciotto la mia più sincera gratitudine per la splendida recensione del romanzo di mio figlio Giuseppe. Le sue parole lusinghiere e il suo attento esame dell’opera mi hanno profondamente toccato. Il suo apprezzamento rappresenta un riconoscimento prezioso per il lavoro che spinge l’autore a continuare con rinnovato entusiasmo.
La ringrazio di cuore per il tempo dedicato e per il sostegno dimostrato.
Con stima e riconoscenza,
Angelo Avignone