Calunnie e repressione del pensiero critico denunciate dal libro di Francesco Carraro “Elogio del complottista” (Byoblu Edizioni)
«Vil razza dannata!» esclamerebbe ancora oggi Rigoletto. Stavolta, l’indignazione del personaggio creato nel 1832 (Le roi s’amuse; “Il re si diverte”) da Victor Hugo e ripreso nel 1851 da Giuseppe Verdi per una delle sue più famose opere (libretto di Francesco Maria Piave) non sarebbe rivolta ai cortigiani. Ma a una categoria ben peggiore: i complottisti. O, come pronunciano alcuni (tra i quali troviamo i “galantuomini” della politica e del giornalismo allineato), «gombloddisdi» (negli Anni di piombo si sarebbero definiti “komplottisti”).
Le varie tipologie di complottisti
A prendere le difese di tale «vil razza dannata» (o bannata) è un avvocato, giornalista e scrittore, che abbiamo già conosciuto recensendo (leggi qui) il suo precedente Manuale di autodifesa per sovranisti. Si tratta di Francesco Carraro e il suo recentissimo lavoro s’intitola, appunto, Elogio del complottista (Byoblu Edizioni, Milano 2024, pp. 432, € 22,00; vedi relativa intervista). Con, in frontespizio, un sottotitolo lunghissimo: Analisi ragionata di un vocabolo, di un profilo e di un fenomeno detestati, quanto amati, dall’establishment e dal mainstream. Sottotitolo che ben riassume i contenuti del libro.
In via preliminare, anche consultando dizionari, enciclopedie e altre fonti, l’autore chiarisce qual è il significato originario di complottista. Sorpresa: è l’organizzatore di complotti. Pertanto, è tale «chi i complotti li fa, non chi i complotti li denuncia». Ma sappiamo bene che oggi prevale un altro significato del lemma: chi interpreta falsamente uno o più eventi come esito di un complotto più o meno oscuro. Di solito con l’accompagnamento di epiteti quali «sovranista», «populista», «negazionista». Come se difendere la sovranità nazionale, il popolo impotente bastonato dal capitalismo neoliberista o negare le falsità del Potere fosse un reato capitale.
[Nostra personale aggiunta: quando le sinistre erano ben più combattive in difesa delle masse socialmente svantaggiate, erano dotate di senso critico e cercavano di svelare le trame del Potere dominante (ad esempio, il golpe cileno del 1973 eterodiretto dagli Stati uniti; in Italia dalle stragi terroristiche ai tentati colpi di stato, fino alle strane morti di Giuseppe Pinelli, Peppino Impastato, ecc.), si usavano contro di loro i termini «dietrologia» e «dietrologi»].
In tale ambito Carraro, allora, delinea tre tipologie di complottisti. I «complottisti in senso assurdo» sono coloro «che danno retta alle teorie più incredibili e indimostrabili». I «complottisti in senso stretto» sono quelli che «interpretano un evento o più (o addirittura tutti gli) eventi come frutto di un complotto». Infine vi sono pure i «complottisti in senso critico».
Sbugiardare il Potere (establishment) e il suo sistema informativo (mainstream)
Questi ultimi, secondo l’autore (tutti i corsivi nei brani da noi citati sono suoi), sono «quelli che – affidandosi a solide argomentazioni, prove credibili, ragionamenti logici e critiche razionali – semplicemente mettono in dubbio, o sbugiardano tout court, le notizie di fatti o le versioni dei fatti o le opinioni sui fatti comunemente accettate e accreditate dall’establishment o veicolate dai media di massa più diffusi (il mainstream […]); e che, magari, denunciano anche come molte delle decisioni più importanti (sulla vita, sui diritti e sul futuro dei cittadini) siano prese da soggetti non eletti da nessuno».
In effetti, i termini establishment e mainstream ricorrono spesso nel libro di Carraro, che denuncia come ormai i secondi (i mass media più diffusi) siano al servizio dei primi. Certo, pure nel passato esistevano pressioni e commistioni, ma oggi non si cerca più nemmeno di separare i fatti dalle opinioni e i mezzi di informazioni sono appiattiti nella scelta delle notizie da offrire e nella loro interpretazione.
Le cause principali di tale tracollo del pluralismo di carta stampata, tv, radio e social sono «la fine dell’editoria indipendente pura e la “appropriazione” delle testate giornalistiche più importanti da parte di gruppi commerciali, industriali e finanziari […]; b) la progressiva concentrazione della proprietà dei mass media nazionali e mondiali in sparute “mani” […] una sorta di oligopolio dell’informazione locale e globale; c) […] pochissime, e potentissime, agenzie di stampa usate dal sistema radiotelevisivo e digitale come fonti della “verità” in un mondo in cui il tradizionale giornalismo sul campo, di inchiesta e di approfondimento, è sempre più costoso e faticoso nonché meno praticato».
Nella Storia i complotti sono una regola
Tuttavia, è solo negli ultimi anni il giornalismo si è quasi del tutto allineato al Sistema che nega (negazionisti!) che da sempre esistano – il che è lapalissiano, oltre che ovvio – trame organizzate da Stati o gruppi di potere. In passato, invece, i mass media sono stati spesso e volentieri un motore critico che spesso è riuscito a porre i riflettori e a gettare luce rivelatrice su orrende macchinazioni.
Carraro ce ne ricorda alcune. Negli Usa lo scandalo Watergate (1972), che provocò le dimissioni del presidente Richard Nixon, e le false armi di distruzione di massa con le fialette di antrace di Colin Powell (2003) che giustificarono la Seconda Guerra del Golfo e la successiva impiccagione di Saddam Hussein. In Italia sono ormai “complotti” acclarati quelli della strategia della tensione (1968-1981); delle “sedicenti” brigate rosse e del “caso Moro” (1978); della loggia P2 (1981); del caso “Gladio” (1990); dell’imposizione della caduta del Governo Berlusconi e del successore Mario Monti (2011).
Ma se, come già detto, un tempo la stampa libera rivelava i complotti e svelava le vere bufale, oggi è proprio essa a creare le cosiddette fake news. Anche a questo riguardo l’autore dell’Elogio del complottista, al capitolo 17, ne ricorda qualcuna (guarda caso, tutte rivolte verso i “nemici” degli Usa e alleati): il falso massacro di Timisoara di Ceausescu (1989); la falsa infermiera “testimone” delle atrocità di Saddam Hussein (1990); la falsa foto del cormorano “affogato” nel petrolio (1991); la falsa eroina Jessica Lynch (2003); la falsa esecuzione del nemico del dittatore della Corea del Nord dato in pasto a 120 (sic!) cani affamati (2014); la falsa strage per epidemia di morbillo (2014); per non parlare del recente conflitto russo-ucraino (mutilazioni, nazisti, Mariupol, ecc.). E, se ci è permesso, vi inseriremmo pure il massacro di Srebenica, sul quale restano molti dubbi.
Del resto, anche la disinformazione e la falsificazione fanno parte della Storia ed Enrica Perucchietti ne ha trattato ampiamente nel suo False flag (recensione in Come provocare una guerra facendo la vittima).
Le censure prossime venture
Certo, rispetto ai regimi totalitari del passato, quello attuale non può più contare sull’aperta brutalità di una repressione violenta perché, almeno per ora, chi crede di vivere in una democrazia pluralista si accorgerebbe che qualcosa non va. Inoltre, l’odierno dissidente possiede, sempre almeno per ora, una grande quantità di informazioni disallineate. Ma, appunto, quanto durerà questa parziale libertà di pensiero, parola, informazione? I segnali provenienti dai poteri forti sono allarmanti.
Nel suo libro Carraro cita ed esamina accuratamente (pp. 189-242) «Il caso del sito Ue dedicato ai “complottisti»: un esempio di direttive da Stato etico, come quella di diffidare «di chi usa la propria testa per pensare». Ma le direttive censorie dell’Ue sono divenute sempre più stringenti con il Digital Service Act, entrato in vigore il 25 agosto del 2023, secondo il quale tutto ciò che non è approvato dal Potere diviene «fuorviante disinformazione». E, forse, il carico da novanta lo darà nel prossimo maggio l’Oms con l’approvazione del nuovo Regolamento sanitario internazionale e il cosiddetto “Trattato pandemico”. [Per saperne più su tali tre provvedimenti liberticidi e anche altri, rimandiamo al nostro recente Libertà di pensiero e di parola? Solo se si è allineati].
Ovviamente, l’intolleranza per il pensiero non allineato riguarda non solo malattie e presunti vaccini, ma anche i pareri sulla guerra russo-ucraina, sul cambiamento climatico, sul fatto naturale che esistano due sessi, ecc. ecc. Ecco, allora, alla prestigiosa accusa di essere complottista si può aggiungere quella di essere negazionista…
Le (piccole) armi del complottista e la classica domanda: che fare?
Di fronte alla “strage di verità”, il buon complottista ha solo tre armi: «1) il dubbio sistematico; 2) il pensiero critico; 3) l’attitudine a diffidare».
Infatti, nel capitolo 15 (pp. 243-321) il saggista smonta a uno a uno tutti gli inganni logici, le contraddizioni, i cortocircuiti mentali e razionali delle affermazioni provenienti dal Potere. E lo fa in modo dettagliato e minuzioso, individuando tutte le loro evidenti fallacie. Si sa che “pensare sul pensiero” è una delle attività più difficili e faticose da effettuare e, pertanto, rimandiamo alla lettura del libro per cogliere tutta la ricchezza delle argomentazioni di Carraro. Forse ben poca cosa rispetto all’enorme arsenale e potenza di fuoco dei detentori del Potere.
Il libro di Carraro si conclude col “Che fare?”. Ovvero, la classica domanda sulla quale da sempre sbatte ogni contestazione delle minoranze, dei dissidenti, dei perseguitati. Come agire? Soprattutto col pensiero critico, cercando di non cadere negli inganni dei media asserviti ed essere sempre aggiornati e preparati rispetto alle menzogne imperanti (al riguardo, l’autore stila un decalogo, vera forma di igiene mentale), quindi in grado di ribattere con facilità chi è ignorante o proprio in malafede.
Tuttavia, anche nel passato, sul piano dottrinario e nella conoscenza dei testi sacri, gli eretici erano spesso più preparati degli inquisitori cattolici. Così come gli oppositori rispetto ai servi dei dittatori. E sia eretici sia dissidenti erano certo superiori culturalmente e moralmente al popolino ottuso spinto a odiare dal Potere dell’epoca. Ma l’intelligenza, la cultura e il fatto di “avere ragione” non evitavano loro persecuzioni, torture, morte civile e fisica…
Le immagini: oltre alla copertina del libro di Carraro, sono tratte a uso gratuito da Pexels (autori: Brett Sayles e Ronê Ferreira).
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 220, aprile 2024)