Un sondaggio condotto dall’Unione europea rivela che la sensibilità sulle condizioni degli allevamenti è particolarmente spiccata nel nostro continente. Un apposito comitato nato nel 2018 e una recente raccolta di firme per la nomina di un commissario ad hoc lo confermano. Ma al momento la voce dei cittadini pare non essere ascoltata
La sensibilità nei confronti della qualità della vita degli animali e delle condizioni in cui vengono allevati sta aumentando, soprattutto in Europa. Lo dimostrano un paio di fresche novità, di cui vogliamo rendervi partecipi: l’opinione pubblica si schiera a gran voce contro le costrizioni in gabbia e, al contempo, presenta anche le firme per chiedere la nomina di un Commissario europeo per il benessere degli animali. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Il sostegno degli europei al divieto di allevamento dietro le sbarre
Da pochi giorni è stato pubblicato un sondaggio condotto dall’Unione europea, l’Eurobarometro (per saperne di più leggi anche qui), che ha rivelato che l’89% dei cittadini dei Paesi dell’Unione – e, nello specifico, il 91% degli italiani – «è favorevole al divieto dell’allevamento in gabbie singole». In un’ottica più ampia, l’84% degli europei – e l’88% dei nostri connazionali – si aspetta «che il benessere degli animali allevati a scopo alimentare sia maggiormente tutelato».
Il comunicato dell’associazione Essere Animali riferisce che ogni anno, nell’Ue, circa 300 milioni di esemplari «trascorrono tutta o buona parte della vita rinchiusi in gabbie, recinti o box che causano loro enormi sofferenze. Galline ovaiole e conigli, ad esempio, sono confinati in spazi equivalenti a un foglio A4. Le scrofe invece sono costrette a trascorrere quasi metà dell’anno in gabbie in cui non possono nemmeno girarsi su se stesse».
Nel 2018 Francia, Grecia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Repubblica ceca hanno dato vita a End the Cage Age, il Comitato promotore dell’iniziativa dei cittadini europei (ICE), ovvero uno «strumento democratico volto ad aumentare il coinvolgimento della cittadinanza negli affari dell’Ue». L’obiettivo? Come si intuisce già dal nome, lo stop agli allevamenti dietro le sbarre.
In seguito a una campagna condotta da oltre 170 associazioni, di cui 22 italiane, sono stati raccolti ben 1,4 milioni di firme certificate in tutto il continente, ottenendo un risultato senza eguali: «L’impegno formale, da parte della Commissione europea, di proporre entro il 2023 una normativa per mettere fine all’era delle gabbie».
Ma Bruxelles non agisce
Tuttavia questo impegno non è stato rispettato da Bruxelles. La pubblicazione di nuove disposizioni in materia, infatti, era attesa entro settembre 2023 come parte di uno storico pacchetto legislativo di riforma della regolamentazione sul benessere animale, ma la proposta non è stata inclusa nel programma di lavoro della Commissione.
Ricordiamo che una prima legislazione sul tema è stata adottata dall’Ue nel 1974, aprendo la strada a progressi significativi nel miglioramento delle condizioni di vita negli allevamenti, spinta che negli ultimi anni ha visto un rallentamento proprio in concomitanza col boom dell’industria alimentare.
End the Cage Age verso provvedimenti legali
In risposta alla mancata azione da parte dell’Europa, il Comitato ICE End the Cage Age, supportato da Compassion in World Farming – la più grande organizzazione internazionale senza scopo di lucro per il benessere e la protezione degli animali da allevamento (vedi anche Ciwf Italia) –, ha dichiarato che intende muoversi per vie legali.
Le 22 associazioni italiane che lo sostengono hanno tra le altre cose dichiarato di aver accolto «con grande favore» la pubblicazione del sondaggio ufficiale dell’Ue, «in quanto dimostra ciò che è oramai risaputo: la cittadinanza europea ha molto a cuore gli animali e 9 persone su 10 sono favorevoli al divieto legislativo delle gabbie».
Una battaglia per la dignità e il rispetto di animali, persone e ambiente
In definitiva sono ben 1,4 milioni i cittadini che, attraverso il sondaggio Eurobarometro, hanno appoggiato la battaglia targata ICE. Una lotta che vuole principalmente restituire dignità piena agli animali ma anche alla pratica dell’allevamento, che può tranquillamente essere condotta senza torture e brutalità, nel pieno rispetto del benessere degli stessi, oltre che dell’ambiente e delle persone.
Ciononostante, a Bruxelles pare essere calato il silenzio sul tema: «La presidente von der Leyen sembra prestare ascolto alle grandi lobby agricole piuttosto che rispettare la volontà di milioni di cittadine e cittadini europei. Abbiamo motivo di credere che la storica proposta di divieto delle gabbie sia già pronta e ulteriori ritardi non sono giustificabili. La Commissione deve tenere fede al suo impegno con i cittadini dell’Ue, ora!» è la chiosa del comunicato del ramo italiano di End the Cage Age.
Ma non è tutto: il sondaggio Eurobarometro, basato su 26.376 interviste realizzate in tutti i Paesi membri tra il 2 e il 26 marzo 2023, ha anche evidenziato che per il 94% degli europei gli animali hanno bisogno di vivere in un ambiente adatto alle loro esigenze fondamentali, punto sostenuto anche dal 93% degli italiani. Inoltre, per l’89% degli interpellati (e il 91% dei nostri connazionali) la stessa Ue deve porre fine alle mutilazioni.
Una raccolta firme per la tutela del benessere degli animali in Europa
Il 24 ottobre 2023 è stata presentata alla Commissione e al Parlamento europeo la petizione per la nomina di un commissario per il benessere degli animali, che ha raccolto un totale di 309.897 firme.
Nel marzo 2021 era infatti stata lanciata la campagna #EUforAnimals per chiedere all’Europa di occuparsi maggiormente della loro protezione, rendendo visibile e concreta questa responsabilità attraverso il riconoscimento di una figura specifica e competente.
La campagna, guidata dall’organizzazione belga GAIA e promossa da più di 60 associazioni nell’intera Ue, è stata sostenuta da oltre 190 eurodeputati; la raccolta firme online si è chiusa lo scorso 15 ottobre e, circa una decina di giorni dopo, la petizione è stata consegnata a Bruxelles, di fronte a numerosi europarlamentari di tutte le forze politiche, a funzionari istituzionali e a membri di organizzazioni provenienti da vari Paesi.
Molti eurodeputati presenti hanno concordato su alcuni punti salienti, riportati dal comunicato dell’associazione Animal Equality: «Se l’integrazione del benessere animale nel nome del Commissario competente non avvenisse, continueremo a vedere gli stessi problemi che si sono verificati negli anni, ovvero norme inadeguate o scarsa applicazione delle leggi già presenti a tutela degli animali per mancanza di mezzi e di risorse umane ed economiche».
Una dichiarazione congiunta
Oltre a Essere Animali e Animal Equality, sulla questione si sono espresse anche le organizzazioni Animal Law Italia, Enpa e Lav attraverso una dichiarazione congiunta: «Le firme raccolte indicano chiaramente che i cittadini europei vogliono un cambiamento nel modo in cui gli animali sfruttati dall’industria sono trattati: abusi e maltrattamenti non sono più tollerati ed è ora che l’Europa ne prenda atto, intervenendo per rispettare questa volontà.
Non a caso i risultati dell’Eurobarometro di qualche giorno fa confermano che un’ampia maggioranza di cittadini europei (84%) desidera che il benessere degli animali allevati a scopo alimentare sia tutelato.
Istituire un commissario europeo per questo significa rispondere a un’esigenza condivisa e smettere di ignorare i gravi problemi connessi al tema, che non smetteremo di denunciare». (Leggi pure Per un’etichettatura degli alimenti più rispettosa del benessere degli animali da allevamento).
Le immagini: galline in gabbia (immagine dal sito Ciwf Italia); coniglio in gabbia (immagine dal sito Essere Animali); i loghi delle associazioni Essere Animali, Animal Equality Italia e Ciwf Italia; il logo della campagna #EUforAnimals; il logo del sistema di sondaggistica europeo Eurobarometro.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 215, novembre 2023)