Nel suo saggio “La dottrina Stranamore” (Edizioni La Vela), Paolo Borgognone svela strategie e inganni dei media asserviti ai grandi centri di Potere occidentali, in particolare angloamericani. E lo “sporco gioco” di Usa e Nato
Ai più giovani, soprattutto se poco colti o non cinefili e appassionati di Storia del Cinema, il titolo di un film quale Il dottor Stranamore. Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (1964, di Stanley Kubrick) dirà poco o nulla. Invece, per i meno giovani e quelli più impegnati nel cercare di capire l’imperialismo statunitense e i rischi nucleari della Guerra fredda, quella pellicola non solo è un cult, ma un vero manuale di Storia, Comunicazione e Sociologia.
La manipolazione unidirezionale delle notizie
Molto intelligentemente e con un po’ di ironia, purtroppo poco godibile, vista la situazione davvero tragica nella quale versiamo, con un conflitto nucleare sempre più probabile, il saggista Paolo Borgognone, che abbiamo già recensito su LucidaMente 3000 (vedi Come il liberalismo radicale divorò gli ex comunisti), ha intitolato la sua nuova fatica ispirandosi appunto al film di Kubrick. Il titolo è, infatti, La dottrina Stranamore. Ovvero come abbiamo imparato ad amare la guerra in Ucraina e la Nato (Edizioni La Vela, pp. 280, € 20,00).
Il neologismo, nonché concetto centrale del suo libro, è l’Hollywood di Guerra. Fin dalle prime pagine, nell’Introduzione, Borgognone lo definisce così: «È lo strumento di distrazione di massa che, invitando i ceti subalterni a giocare uno stupido gioco per stupidi (quello del tifo politico-sportivo basato sulla dicotomia amico/nemico dove sono le classi dominanti […] a stabilire chi è l’amico e chi è il nemico), distrae l’attenzione pubblica dalla domanda principale del nostro tempo storico: perché il mondo è diviso tra dominanti e dominati?».
Oggi più che mai i mass media non sono affatto pluralisti e il loro compito non è più quello di raccontare e interpretare la realtà, ma manipolare la verità, soffiare il fuoco su continue emergenze, più o meno false o esagerate, e persuadere le masse imbottendole di una sola e unica visione del mondo, senza lasciare spazio ai dissidenti. Lo si è visto da anni con gli univoci, servili panegirici dell’Unione europea, della Nato, della globalizzazione, della teoria gender, dell’immigrazione di massa; quindi, sempre più di recente e sempre più gravemente, con l’epidemia da Covid-19, con il presunto cambiamento climatico, con la guerra in Ucraina.
Mass media e conflitto russo-ucraino
Negare l’evidenza, tenere le masse in una condizione isterica e angosciante di emergenza continua, non approfondire le problematiche, eliminare lo spirito critico e, con la cancel culture, addirittura abolire ogni identità e spiritualità, rendendo le persone amorfe, depresse, sradicate, sole, semplici consumatori disperati, con odi irrazionali diretti di volta in volta verso chi è additato dai mass media e dal potere (“no vax”, “putiniani”, “negazionisti” dell’ecocatastrofismo, difensori delle tradizioni, ecc.)… Queste sono alcune delle strategie dei media occidentali al servizio dei potenti di quella parte di mondo, che, peraltro, ormai contiene una minoranza degli abitanti, delle risorse e delle produzioni economiche del pianeta.
Lo scopo è quello di far accettare alle popolazioni cose che fino a pochi anni fa sarebbero state impensabili: la mancanza di libertà, lo svuotamento della democrazia, l’inutilità delle elezioni politiche, l’irreggimentazione, la povertà, la distruzione della famiglia, lo stravolgimento dei rapporti uomo-donna, la guerra tra popoli fratelli, e ora persino la catastrofe nucleare. Tutto, ovviamente, “per il loro bene”.
Nel suo libro Borgognone si occupa soprattutto delle menzogne e delle semplificazioni manichee avvenute con la guerra russo-ucraina. I lunghi eventi storici che hanno causato il conflitto sono stati semplificati dal Potere dominante, non tenendo conto delle ragioni del “nemico”, in quanto le élite occidentali si considerano e ritengono i propri modelli liberisti e finanziario-capitalista, consumisti e privi di spiritualità trascendente, «moralmente superiori rispetto al resto dell’umanità non occidentale».
I veri scopi del capitalismo e degli Usa
Le effettive e originarie cause della guerra in Ucraina vengono analizzate accuratamente da Borgognone, evitando la semplificazione secondo la quale Vladimir Putin sarebbe un pazzo che vuole invadere l’Occidente.
In realtà, dalla fine dell’Unione sovietica, gli Usa, calpestando promesse e accordi pattuiti con l’ex nemico (tra cui quelli di non espandere la Nato a Est), hanno perseguito cinicamente vari obiettivi, con lo scopo complessivo di impoverire la Russia (e l’Europa, che ha scelto il suicidio) e, soprattutto, mantenere l’egemonia sul pianeta. Per ottenere questo occorreva rompere gli ottimi, collaudati e complementari rapporti economici Europa-Russia e, in ultima analisi, accerchiare la Cina, il nemico più pericoloso. Con ogni mezzo, compresi i colpi di stato in Ucraina, il massacro dei russofoni e russofili in quel Paese, il sostegno a gruppi militari neonazisti.
Eh, sì, perché le azioni che vengono condannate se vengono compiute dei regimi “illiberali”, sono lecite se attuate dalle “democrazie” occidentali, impregnate, invece, di spirito imperialista, colonialista, sostanzialmente razzista, visto il disprezzo per la vite umane di altre etnie. Ciò che conta è lo sfruttamento, il profitto, di marca capitalista. Ma questo non si può affermare apertamente, per non correre il rischio che qualcuno capisca che il gioco è “sporco”.
Ecco, allora, il perbenismo e l’ipocrisia del dirittoumanismo, dell’“esportazione della democrazia”, delle “guerre umanitarie”, della liberazione delle donne oppresse, della difesa dell’ambiente o delle minoranze lgbtqia+, della liberalizzazione di ogni individualistico desiderio, compresi sessualità smodata e droghe.
L’anima russa (e quella di altre civiltà) rifiuta il materialismo liberalglobalista
Nel quinto capitolo del proprio libro Borgognone fa notare come la maggioranza delle civiltà del mondo non ne vogliono proprio sapere di accettare in toto il liberalismo totalitario contemporaneo (leggi Gli scenari di Samuel P. Huntington: errati o profetici?).
Al partito unico occidentale del «Grande Reset (globalista, tecnocratico, liberale, Lgbt)» si oppone «“il partito del grande Risveglio” (antiglobalista, tradizionalista, socialista)». Nelle false «democrazie liberali non conta la volontà delle maggioranze bensì quella dei ceti globalisti […]. L’Occidente ha rinnegato se stesso, la sua storia e le sue grandi innovazioni, a partire dall’etica e dall’estetica cavalleresca, ma anche il socialismo, in nome dell’ideologia del profitto immediato e della religione della cancellazione delle identità tradizionali».
Continua Borgognone: «L’inconscio popolare russo, l’anima russa, se vogliamo, è […] profondamente nazional-bolscevica ed eurasiatista […], ossia tradizionalista nella cultura e socialista nell’ambito dell’organizzazione dell’ordine economico-sociale». Sicché in Russia il liberalismo è piegato agli interessi nazionali collettivi e non viceversa, come avviene negli Stati occidentali. Inoltre «la nozione di popolo (cioè di aggregazione comunitaria di uomini e donne sulla base di un condiviso sentire di carattere spirituale, metafisico, quasi religioso) prevale su quella di borghesia».
Cosa ci attende?
Nelle Conclusioni… aspettando il Dottor Stranamore, Borgognone non è molto ottimista. Sul piano interno, osservando come si stanno involvendo le società italiane e occidentali, si deve sottolineare che «codardia e unanimismo diffusi generano persecuzioni, censure, autocensure, clima di illazione, violenza privata e illegalità istituzionalizzate e, soprattutto, drastico abbassamento della soglia cognitiva individuale e collettiva». Domina un totale «rifiuto della complessità», che è sinonimo di «intelligenza, di pensiero critico».
E non illudiamoci che, “per fortuna”, nelle democrazie occidentali c’è la libertà di pensiero e di parola: «Nel momento in cui i dissidenti interni dovessero iniziare a costituire un autentico pericolo esistenziale per l’ordine dominante, ossia se dovessero riuscire, anche con metodi democratici, legali e alla luce del sole, a insidiare l’egemonia culturale dei liberali […], le élite liberali non esiterebbero a ricorrere alle maniere forti e a sopprimere fisicamente i dissidenti». Occorre rendersi conto che il liberalismo non è democrazia (ovvero potere popolare; basti pensare che oggi persino le elezioni politiche sono svuotate di significato, per cui vota solo una minoranza di elettori) e che quello odierno, come si è detto, è un liberalismo autoritario («potere oligarchico e primato culturale borghese»), non migliore della democrazia sovrana di Putin o della democrazia cristiana illiberale di Viktor Orbán.
Ancora peggiori risultano le prospettive internazionali: «Nel frangente in cui l’egemonia planetaria statunitense fosse realmente messa in discussione da una o più potenze emergenti e concorrenti degli Usa, il ricorso di questi ultimi alla guerra atomica non dev’essere più considerato un tabù».
In cosa sperare?
Le immagini: la copertina del libro di Borgognone, l’autore e una locandina del film di Kubrick per Il cinema ritrovato.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 215, novembre 2023)