Parafrasando le parole di una famosa canzone di Jacques Brel, si può affermare che la vita è un grande viaggio, meraviglioso e amorevole, la cui ultima parte consiste nel prepararsi a uscirne con dignità. Cosa affermano gli articoli più importanti della legge 219 del 2017
Quand on n’a que l’amour (1957, “Quando non c’è che l’amore”), una delle più celebri e struggenti canzoni d’amore del grande cantautore belga Jacques Brel, parla del «jour du grand voyage» (“il giorno del grande viaggio”). Il grande viaggio è anche la vita stessa e in particolare il suo ultimo, inevitabile periodo. È un argomento del quale le persone non parlano volentieri, e oggi più che mai. Preferiscono fare gli scongiuri, che, peraltro, non impediscono l’inevitabile, ma, semmai, lo caricano di inutili quanto evitabili sofferenze.
Il grande merito della legge 219 del 2017 intitolata Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento è quello di aiutare le persone a considerare l’ultimo periodo della vita come un grande, conclusivo viaggio, che si prepara accuratamente, se non si vuole finire preda di spiacevoli disavventure. Incomincia (art. 1) quando il viaggiatore è ancora sano ma presenta i primi problemi di salute e si rapporta con la Sanità per ottenere qualche cura. L’articolo 1 tratta dei diritti del malato nei confronti dei sanitari che, prima di qualsiasi atto terapeutico, devono informare la persona in modo comprensibile e completo e poi ottenerne il consenso. L’articolo 5 è fortemente innovativo perché considera il possibile, prevedibile peggioramento delle condizioni del malato e recita: «Nella relazione tra paziente e medico, rispetto all’evolversi delle conseguenze di una patologia cronica ed invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico, alla quale il medico e l’equipe sanitari sono tenuti ad attenersi».
L’articolo 4 afferma che «ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di un’eventuale incapacità di autodeterminarsi e dopo aver acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle sue scelte, può, attraverso le DAT (disposizioni anticipate di trattamento), esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari […] indica altresì una persona di sua fiducia di seguito denominata “fiduciario”, che ne fa le veci e la rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie». Purtroppo, a cinque anni dall’approvazione della legge, solo lo 0,5% dei cittadini aventi diritto hanno depositato le loro DAT presso i loro comuni o presso i notai. Pertanto, l’Associazione Libera Uscita ha lanciato una campagna d’informazione per fare conoscere la legge 219 e invitare i cittadini a stendere le proprie DAT per cautelarsi dal versare in condizioni intollerabili, secondo il proprio punto di vista. Un buon consiglio: andate a depositare le vostre DAT: è un atto d’amore verso noi stessi e verso chi ci vuol bene.
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Léon Bertrand
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 203, novembre 2022 – supplemento LM EXTRA n. 38, Speciale Testamento biologico)