Politico, sindacalista, dirigente dell’Aics, amico dell’Associazione LucidaMente, compagno sempre disponibile a tante iniziative comuni, ma anche persona umanissima e generosissima
Nessuno avrebbe mai pensato che Serafino se ne sarebbe mai andato, e tanto meno così repentinamente e per una malattia che poco c’azzeccava col suo carattere napoletano solare, il suo sorriso sincero, il suo amore per la buona cucina, la sua estrema attenzione alle persone, soprattutto ai più emarginati.
Invece, nel giro di pochi mesi l’abbiamo perso, il 21 marzo 2022. E la scomparsa di Serafino D’Onofrio è di quelle che si avvertono e che si fanno e si faranno sentire. In ogni campo nel quale si è impegnato (politica, sindacato, sport), è riuscito a produrre dei risultati, a movimentare la realtà, a coinvolgere gli altri. Era nato a Napoli 69 anni fa ed era giunto a Bologna proprio in un anno “forte”: il 1977. I tumulti di quegli anni devono averlo contagiato, visto che, seppur da socialista, era rimasto sempre un ribelle e, comunque, aperto al dialogo con quelle frange di giovani, che, senza qualcuno che dialogasse con loro, rischiavano pericolose derive estremistiche (e purtroppo spesso, a partire dal Sessantotto, è stata netta la chiusura di quasi tutte le istituzioni, con conseguenze fatali). Era laureato in Giurisprudenza, ferroviere, socialista, appartenente a una sinistra combattente e solidale, non da salotti di potere o radical chic. Nel campo pubblico era stato consigliere comunale e del Quartiere Santo Stefano, sindacalista della Uil, amministratore del Consorzio trasporti pubblici e dell’Atc (Azienda traporti consorziali) di Bologna. Come dirigente dell’Aics (Associazione italiana cultura e sport), si era impegnato a promuovere ogni sport, anche quelli semisconosciuti, con l’intento di impegnare e aggregare giovani anche “difficili”. È stato presente anche su il Resto del Carlino con originali commenti e corsivi.
Un uomo buono, a volte ai limiti dell’ingenuità (per cui rischiava di cadere in “imboscate” politico-giudiziarie), umanissimo, generoso, sincero, ironico, disinteressato, quindi mai opportunista, sempre attento agli ultimi e difensore della libertà e dei diritti civili e sociali. Aveva la dote di sdrammatizzare situazioni complicate. Nel privato lo ricordiamo pure come affettuosissimo nonno. Serafino era pertanto amato da quasi tutti, a prescindere dallo schieramento politico; a dimostrarlo la folla ai suoi funerali. Con Serafino avevamo avuto anni di stretti contatti, anche personali, senza mai una tensione o un disaccordo, in particolare in occasione della battaglia per far approvare il testamento biologico a Bologna, alla quale abbiamo aderito come associazione e rivista. In suo onore mostriamo ai lettori due foto inedite, scattate il 24 febbraio 2017 a Palazzo d’Accursio: Serafino è in primo piano, al centro si intravvede Mina Welby. Con la sua instancabile generosità, ci aveva accompagnato, a volte pure organizzandole, anche in altre iniziative di vario tenore, nel capoluogo e in provincia. Perché – e crediamo che sia la migliore conclusione di questo nostro breve e imperfetto ricordo – Serafino credeva idealisticamente e coraggiosamente in almeno tre grandi princìpi fondamentali: la solidarietà e l’impegno sociale, la tolleranza e la libertà.
L’Associazione culturale LucidaMente
Direttore, vicedirettrice, redattori di LucidaMente 3000
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 196, aprile 2022)