Dalla A alla Z tutti i luoghi comuni (quanto falsi) del pensiero unico occidentale agli inizi del XXI secolo. IV L-M
Continuiamo con la pubblicazione su LucidaMente del piccolo dizionario contro stupidità e follia, proseguita il mese scorso coi lemmi G-I.
Libertà. Principio supremo. Indiscutibile. Inalienabile. Lungo percorso dell’umanità. Ancora da raggiungere pienamente. Però…
La realtà. Diceva Alberto Sordi nel film Un borghese piccolo piccolo (1977, regia di Mario Monicelli): «La libertà è una bella cosa. Peccato che ce ne sia troppa!». Il buonismo politicamente corretto difende a spada tratta ogni privilegio delle categorie a loro care, quali donne (discriminazioni “rosa”), gay (libertà sessuale), immigrati (libertà di spostarsi superando le proprie e le altrui frontiere senza alcun controllo), islamici (libertà di praticare e diffondere una religione retriva e antiliberale), conformisti postsessantottini (libertà di tutte le sciocchezze, dalle droghe alla cancel culture, dall’imbrattare i muri urbani a produrre inquinamento sonoro con pseudomusica). Ma manda sotto processo chi critica il neototalitarismo islamico o la cappa oscurantista che attanaglia l’Europa, e tappa la bocca ad antiabortisti, proibizionisti del libero sballo, cattolici non bergogliani… Non bastasse il massacro di Charlie Hebdo, la libertà di satira è di fatto proibita e i più pronti a querelare una vignetta sgradita sono rappresentanti delle sinistre. È orrendo che in quasi tutto il mondo non occidentale sia assente la libertà (di idee, di opinioni, di parola, economica, politica, sessuale, ecc.). Tuttavia, con la pandemia Covid, i presunti “vaccini” e il green pass, nonché con l’aggressione russa all’Ucraina, il castello menzognero dell’Occidente liberale è crollato: repressione fin dei diritti più elementari, informazione unificata, criminalizzazione dei dissidenti (vedi Il ticket Draghi-Mattarella ulteriore tracollo per la democrazia italiana; Due anni senza libertà; Stupidario Covid; Campagna vaccinale: qualche verità sta venendo a galla; Autoritarismo e “vaccini” obbligatori: la magistratura comincia a muoversi; Esiste una gerarchia dei diritti?).
Maternità surrogata. È un diritto per le copie sterili (in particolare, omosessuali o lgbtqia+). Un’ulteriore opportunità per soddisfare desideri e bisogni ed eliminare ogni discriminazione.
La realtà. Siamo sicuri che avere dei figli ed esaudire ogni balzano desiderio siano dei sacrosanti diritti? La Natura non ha posto dei limiti per le stesse sopravvivenze delle specie? Ma, al di là di questi legittimi dubbi, non è un’orribile manifestazione di classismo che coppie sterili benestanti, occidentali, in prevalenza bianche, paghino una poveraccia per “produrre” i loro bambini? Non è un disgustoso uso del corpo delle donne, una violenza quasi pari allo stupro? (Vedi pure Utero in affitto, maternità surrogata, gestazione per altri: quando “conservatori” e “progressisti” si scambiano di posto).
Matrimonio (e Famiglia). Tomba dell’amore. Causa di frustrazioni e di calo del desiderio sessuale. Istituzioni inattuali nella nostra società liquida (Zygmunt Bauman), nella quale tutto è instabile e muta di continuo, si va sempre di corsa, si cambia lavoro e residenza ogni due anni. Però, il matrimonio fra gay va codificato, rispettato, sostenuto, protetto, enfatizzato, santificato… Del resto, “guardateli come son carini, si vede che si amano e che stanno meglio dei soliti, noiosi, litigiosi, marito e moglie!”.
La realtà. Il matrimonio e la famiglia hanno difetti che sono stati narrati da migliaia di scrittori, da Andrea Cappellano (De amore) a Gustave Flaubert (Madame Bovary), da Lev Tolstoj (Sonata a Kreutzer) a Henrik Ibsen (Casa di bambola). È illusorio illudersi di far convivere del tutto amore passionale e felicità sessuale con gli impegni matrimoniali e famigliari, figli compresi. Chi non è adatto, non si sposi e non metta al mondo una prole infelice! Tuttavia, matrimonio e famiglia sono istituzioni sulle quali si fonda(va) l’ordine e la tutela dei bambini, nonché la trasmissione della cultura, della tradizione vivificante e dei costumi nazionali, a partire – tanto per volar basso – dalla gastronomia. Inoltre, la famiglia è la sola istituzione dentro la quale tutti i servizi offerti sono gratis, in quanto si adempiono per amore e senso comunitario! L’idea che sposarsi, far famiglia e figli siano un’allegra passeggiata è un infantilismo propalato dalle culture giovanilistiche e utopistiche che rifiutano la responsabilità e il divenire adulti. Tant’è vero che si resta sempre, eternamente ragazzi. E oggi come si fa a metter su famiglia, a “progettare” qualcosa che riguardi una coppia e dei bambini, con lavoro precario, bassi salari, continua mobilità imposta, completa mancanza di aiuto statale, e nonni che devono continuare a lavorare fino a schiattare (Legge Fornero), senza poter dare una mano ai figli e ai nipotini? Poi, il fatto che i gay, suggestivi emblemi di trasgressione, di amor fou, di ribellione alla famiglia, chiedano oggi non solo il riconoscimento, più che legittimo, delle loro unioni, ma di essere perfettamente equiparati al vecchio, tradizionale, modello famigliare, assomiglia a una nemesi storica o, più semplicemente, a una caricatura parodistica.
Migrazioni (e Migranti). È un fenomeno epocale, inarrestabile, irreversibile. Non si possono bloccare milioni di persone che sfuggono da guerre, fame, persecuzioni, miseria. Il tutto, beninteso, provocato da secoli di colonialismo, sfruttamento, razzismo, neocolonialismo, guerre prodotte dall’Occidente e dai suoi mercanti di armi e di morte. I migranti ci arricchiscono con la loro cultura, la loro umanità; sono portatori di stili di vita migliori. Sono una risorsa. Non dimenticare mai che lo eravamo anche noi.
La realtà. Chiariamo subito che non esistono in alcun modo né un diritto a emigrare (ogni stato che sia tale deve essere in grado di sorvegliare le proprie frontiere) né di essere accolti (quindi nessun dovere da parte dei paesi di destinazione), tranne casi ben codificati dai trattati e dal diritto internazionale. A parte chi sfugge da massacri e conflitti ben noti (i siriani o gli ucraini, ad esempio), i migranti provengono per lo più da paesi in pace, semmai retti da dittature o da burocrazie statali corrotte, cleptocrazie che sprecano o fanno dissolvere i lauti aiuti occidentali. La miseria c’è sempre stata e certo non si alleggerisce se in Africa e Asia mancano locali borghesie produttive, se ogni coppia fa una decina di figli, attendendosi aiuti da non si sa chi, se le donne sono discriminate e analfabete, in quanto non viene loro concesso di andare a scuola. Come mai solo da qualche anno si è avuta l’invasione di Europa e Italia? Verrebbe da pensare a una strategia globalizzatrice o islamica. Dal 1960 tutti i paesi del mondo sono liberi da occupazioni europee: è avvenuto un miglioramento o un peggioramento delle condizioni di vita dei loro abitanti? La maggior parte degli immigrati non ha alcunché da insegnare agli europei e praticare per qualche ora il loro “stile di vita” farebbe venire crisi isteriche a tutti i benpensanti, abituati a libertà (anche sessuale), parità tra i sessi, arte, bellezza, benessere. Sono una risorsa solo per cooperative, enti, associazioni, albergatori e affittuari con camere sfitte, che ricevono sovvenzioni statali, territoriali, europee, creando un redditizio business (vedi A chi i profughi? A noi!). Gli italiani che si recavano in Europa o nelle Americhe uscivano dalla penisola ed entravano nel paese straniero con regolari permessi; nonostante questo, hanno comunque dovuto sopportare un razzismo incomparabile con le presunte discriminazioni attuali. Eppure, non organizzavano attentati, anzi non desideravano altro che lavorare sodo e diventare statunitensi, argentini, venezuelani, francesi, belgi…
Multiculturalismo. L’incontro tra culture, popoli, religioni, usi e costumi, determina un reciproco arricchimento. Lo spostamento di popoli vi è sempre stato e ha continuamente prodotto nuove splendide civiltà.
La realtà. La Storia insegna che quando due culture diverse si scontrano, una prevale sull’altra, provocando l’annientamento culturale, ma spesso anche fisico (genocidio) della più “debole”, sebbene gualche volta il popolo sconfitto militarmente riesca alla lunga a far prevalere la propria cultura proprio in quanto “superiore”. Esistono e sono sempre esistiti esempi di civiltà multietniche-multirazziali, ma non di pacifiche e robuste società multiculturali. Una nazione si regge se tra i suoi cittadini, pur con tutte le differenze, vi è una koinè culturale comune, una comunanza di ideali e principi, un progetto sociopolitico condiviso.
Le immagini: a uso gratuito da pixabay.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, nn. 199-200, luglio-agosto 2022)