Sono peggiorati sia le persone, sia i loro rapporti personali e sociali, specie se si litiga su vaccini e obblighi sanitari. E c’è chi dà il cattivo esempio…
«Ne usciremo migliori», si diceva. Sono passati ben due anni e ci troviamo ancora nel bel mezzo della quarta ondata di una pandemia che infesta il mondo intero a causa di un virus di cui nulla si sapeva e a causa del quale, oggi, abbiamo dovuto modificare radicalmente abitudini e stili di vita.
Certo, in tempi record la scienza è giunta alla scoperta di un vaccino, che al momento risulta essere una sorta di scudo che pone al riparo delle più nefaste conseguenze dovute all’infezione da Sars-Cov-2. Quando si parla di questi argomenti, bisogna tenere chiaro in mente che le valutazioni sull’efficacia del vaccino vanno fatte su valori numerici e percentuali altissime, ma non assolute. Purtroppo, non mancano casi in cui si registra una sorta di inefficacia del vaccino contro il morbo o si hanno reazioni avverse, cioè effetti secondari anche gravi dopo la somministrazione. Per fortuna, questi casi sono infinitesimamente marginali, se rapportati ai grandissimi numeri in cui lo stesso ha fatto registrare la sua validità. Ogni persona risponde in maniera propria a qualsiasi farmaco assunto e la sua efficacia dipende da numerose variabili, dovute anche a caratteristiche sanitarie individuali. Sta di fatto che il vaccino ha centrato in pieno l’obiettivo di ridurre il peso, insostenibile per il nostro sistema sanitario nazionale (peraltro, da decenni sottoposto a pesanti tagli di personale e strutture), delle ospedalizzazioni gravi. Il dato è sotto gli occhi di tutti. Ci rendiamo comunque conto che affrontare tali questioni rischia di portarci in un vortice di discussioni di cui non si sente la mancanza, visto che in televisione non si fa altro che assistere a trasmissioni e talk show in cui si affrontano tifoserie opposte, ciascuna delle quali urla le proprie ragioni con l’effetto di confondere le idee a chi ascolta.
Ma non è di questo che vogliamo parlare. Né tantomeno vogliamo imbarcarci in argomentazioni di carattere politico sulle misure prese dai governi che si sono succeduti da due anni a questa parte. Pensiamo che ogni cittadino si sia formato una propria opinione al riguardo. La riflessione che abbiamo intenzione di fare, sul fatto che la pandemia non è destinata a consegnarci una società migliore, muove da una constatazione: i rapporti interpersonali sono nettamente peggiorati. È diventato “normale” incrociarsi con un proprio simile, per strada, in un negozio, al supermercato e guardarlo con diffidenza e circospezione come fosse un nemico. La paura fa brutti scherzi. E non sappiamo se sia più temibile il virus o l’aver assunto ormai come abituale questo modo di rapportarsi con il prossimo. Speriamo vivamente che, quando passerà la notte buia della fobia da Covid, andrà via anche il timore, il sospetto con cui ci atteggiamo nei confronti dei nostri simili. Un episodio molto eloquente ed emblematico di quanto la pandemia stia travolgendo i rapporti umani sino alla mancanza di rispetto anche per i defunti è avvenuto in occasione della dolorosa e prematura scomparsa di David Sassoli (vedi qui il commosso ricordo della sua figura pubblicato dalla nostra rivista a firma Emanuela Susmel). In detta triste occasione abbiamo assistito a comportamenti “umani” ben lontani da quell’Uomo che i pensatori classici avevano illustrato con ben altre caratteristiche morali e filosofiche.
Commenti scellerati e scriteriati, nella fattispecie, si leggono a decine e decine sui social. Ma uno su tutti ci ha colpito. Lo sproloquio del professor Paolo Becchi. (leggi qui il suo tweet) Non ci sono grandi commenti da fare, basta leggere e… meditare… Ci chiediamo se un docente universitario di Filosofia del Diritto possa scendere così in basso e travalicare senza il minimo pudore financo i limiti della pietas che si impongono dinanzi alla morte di una persona (leggi Illazioni su morte Sassoli, il professor Becchi rischia sanzioni dall’università di Genova). La cultura del sospetto assurta ad habitus mentale col quale si pone il dubbio anche sulle reali cause di morte del già presidente del Parlamento europeo. Per insinuare che il “regime” cela e mistifica la verità. Per smascherare la congiura ordita dallo Stato con lo scopo di nascondere il fatto che la morte del politico sarebbe stata dovuta a una presunta reazione al vaccino (Ade?). Infine, l’apoteosi dell’insensibilità: richiedere (a che titolo?) l’esame autoptico per disvelare la reale causa del decesso del compianto Sassoli, in barba al dolore e alla costernazione dei suoi parenti. Per non dire dei beceri commenti social, che gioivano del decesso. No, non crediamo proprio che ne usciremo migliori, dopo questa pandemia. Oppure, mettiamola così: sarà molto difficile uscirne migliori, se lo scempio della pandemia travolge anche individui che dovrebbero guardare più in alto e indicare la giusta strada al resto della società.
Le immagini: a uso gratuito da pixabay.com.
Nicola Marzo
(LucidaMente, anno XVII, n. 194, febbraio 2022)