Un nostro lettore ci scrive per porre dubbi sullo stridente contrasto tra obblighi inculcati dalla società e una vita davvero libera, felice, gioiosa. Riflessioni oggi attuali più che mai…
Avete mai conosciuto il senso del dovere? Quell’impulso irrefrenabile che vi spinge a fare qualcosa che non capite perché la fate ma che vi rendete conto che gli altri apprezzano. Sì, gli altri… apprezzano… vi dicono bravo… sei un eroe… il tuo sacrificio merita un premio. Che premio? L’infelicità e la malattia.
Il senso del dovere. Che ha spinto le donne per millenni a fare le schiave dei maschi. Che da bambini ci ha spinto a obbedire a insegnanti che invece di insegnare davano ordini. Che in nome delle religioni ha spinto miliardi di persone a inginocchiarsi davanti a pagliacci. Che ha spinto miliardi di persone a indossare la divisa per andare a uccidere e depredare altri popoli nel sacro nome della patria. Il senso del dovere che oggi echeggia sui principali mezzi di comunicazione, nelle chiese, nelle caserme, nei luoghi di lavoro e di divertimento. Luoghi di divertimento? Non più. Dovere e divertimento sono incompatibili. Il piacere di mangiare diventa il dovere di nutrirsi. Il piacere di vedere uno spettacolo diventa il dovere di farsi una cultura. E quando la vita è tutta un dovere, ad un certo punto ci viene il nervoso ed è proprio quel nervoso che ci spingerà a dire no, non ci sto. Non voglio essere triste tutta la vita. Voglio essere felice ed essere circondato da persone felici che, invece di piegarsi schiacciati dalla paura, si sollevano mossi dalla gioia.
L’immagine: foto dello stesso Buttiglieri. In apertura: a uso gratuito da pixabay.com.
Paolo Mario Buttiglieri
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 193, gennaio 2022)