Sempre più avvincente e metafisica la narrativa dello scrittore milanese. E di questi tempi il titolo e le vicende del suo nuovo libro (“Tu vivrai”, Abel Paper) sono anche un augurio di speranza per tutti
Su LucidaMente ci siamo occupati diverse volte di Giovanni Nebuloni e del genere da lui pionieristicamente fondato nel 2010: la “Fact-Finding Writing”. Ovviamente ci ritorneremo. Per il momento, comunque, è funzionale ricordare il fulcro di questa corrente letteraria: il concetto di scrittura volto alla conoscenza, dunque lo scrivere come mezzo di apprendimento. L’undicesima fatica dello scrittore milanese milanese, Tu vivrai (Abel Paper, pp. 236, € 14,00), pubblicata di recente, rappresenta un ulteriore esempio della sapiente elaborazione di tale categoria narrativa.
L’istinto di voler sapere, il desiderio di comprendere, l’ostinazione nel capire il mondo, è intrinseco nella natura umana e Livia Ferrari, personaggio principale del romanzo, ne è l’emblema. La protagonista, commissario di polizia di Milano, nelle giornate tra il 16 e il 18 maggio, indaga sulla recente scomparsa del fisico dell’Atomic Logic Spa, Andrea Gronchi. In un primo momento il lettore è portato a pensare che si tratti di un giallo d’azione. La deduzione è certamente indotta da elementi quali appunto il sopracitato “caso Gronchi”, un inspiegabile blackout che coinvolge la città e dei loschi individui che tengono sotto scacco il collaboratore di Livia, Matteo Garofalo. Se, però, si procede oltre pagina 50, vi è molto altro. Infatti, nel momento in cui sulla scena, o meglio tra le pagine, compare l’amministratore delegato della Atomic Logic Spa, Morgan Liverani, l’orizzonte narrativo e conoscitivo si allarga. I particolari scientifici si fanno sempre più importanti: la presenza di un acceleratore di particelle circolare e la ricerca dell’antimateria diventano perno della narrazione.
Per una serie di eventi concatenati che non sveleremo in questa sede, in modo da non derubare il lettore della scoperta lungo una scorrevole narrazione e in alcuni punti scenograficamente tangibile, il commissario di Nebuloni si trova prima in una dimensione onirica abilmente descritta, poi a esplorare galassie di un mondo altro, un archivio di memorie dei morti. Ecco il tema che colpisce maggiormente dell’opera: la memoria. Il genere umano si evolve e progredisce perché fa tesoro delle esperienze e delle scoperte sia personali sia dell’intera specie. Una particolarità che, come osserva Livia, ci rende immortali. Due aspetti, dunque, la memoria storico-collettiva e quella individuale, esplorate dell’autore e racchiuse in una cornice di citazioni culturali provenienti dal nostro immaginario comune. Un piacevole mélange, perciò, non solo di generi e di elementi narrativi, ma anche di riferimenti.
Un insieme che non appesantisce la lettura, ma ne arricchisce il contenuto. Quest’ultimo si sofferma sulla coscienza di sé e sull’affermazione della protagonista che deve affrontare concetti di tempo e spazio estranei alla natura terrestre. Contemporaneamente, il pubblico può usufruire e gradire citazioni richiamanti Agatha Christie, Albert Einstein, Edgar Allan Poe, William Shakespeare, ma pure il mondo delle fiabe, ad esempio Il gatto con gli stivali, e persino i personaggi iconici di Walt Disney. Come si sarà capito, dunque, un libro ricco di materiale che spazia dal ritmo coinvolgente collegato a un mistero alle regole della Fisica, da spunti di riflessione sulla nostra esistenza a riferimenti storici, letterari, musicali e cinematografici. Una lettura ideale per porsi domande e darsi risposte di speranza, soprattutto in questi tempi di coronavirus, componente presente anche nel romanzo e che inevitabilmente ne sottolinea l’attualità.
Le immagini: a uso gratuito da pixabay.com.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 179, novembre 2020)