La seconda vita di uno dei capolavori dell’architettura abruzzese. Il finanziamento di Eni e il recente riconoscimento di un ambìto premio culturale
La rinascita della Basilica di Santa Maria di Collemaggio costituisce una significativa testimonianza del fatto che tutto è possibile, sempre: anche dopo un sisma disastroso come quello che colpì L’Aquila il 6 aprile 2009. Chi ha seguito le cronache di quel periodo non può certo aver dimenticato l’immagine di questa chiesa gravemente danneggiata. Ci sono voluti anni, e soprattutto è stato necessario mettere insieme un vero e proprio capitale economico, ma a fine 2017 la massima espressione dell’architettura abruzzese è stata finalmente riaperta.
La basilica, sita appena fuori la cinta muraria del capoluogo abruzzese, sull’omonimo colle, ha da sempre un valore altissimo. Dopo un misterioso trafugamento avvenuto nel 1988 e il conseguente ritrovamento delle stesse, conserva le spoglie di Pietro da Morrone (Isernia o Sant’Angelo Limosano, fra il 1209 e il 1215 – Fumone, 19 maggio 1296): fu lui che, nel 1288, ne volle la fondazione, prima di essere eletto papa il 29 agosto 1294, ormai molto anziano, con il nome di Celestino V. Egli, però, il 13 dicembre 1294, dopo meno di quattro mesi dalla sua ascesa al soglio pontificio, rinunciò alla propria carica. Per tale scelta, quindi, fu probabilmente relegato dal severissimo Dante Alighieri nell’Inferno, fra gli ignavi (canto III, vv. 58-60), come colui «che fece per viltade il gran rifiuto». Comunque, uno dei suoi primi atti da pontefice fu l’istituzione della bolla Inter sanctorum solemnia, più nota come Bolla del Perdono, un documento che elargisce l’indulgenza plenaria a tutti coloro che, dopo confessione e pentimento, si rechino nella basilica dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. In tal modo viene concessa la remissione dinanzi a Dio della pena temporale dovuta per i peccati [l’indulgenza, appunto, ndr]; e anche ai più poveri, visto che non vengono richiesti denari. Ancora oggi si celebra la Festa della Perdonanza celestiniana, che di fatto anticipò il primo giubileo della storia (istituito nel 1300 da Bonifacio VIII).
Non è la prima volta che la Basilica di Santa Maria di Collemaggio viene ricostruita. A farne le spese – dopo il sisma del 1703 – fu soprattutto l’area presbiterale; tre anni dopo mura e volte erano già state riedificate, mentre il restauro dell’organo fu completato nel 1709. In seguito vennero inoltre ripristinati gli apparati decorativi in sfavillante stile barocco, contrapposto a un umile rifacimento esterno. Nel 1915 – a seguito dei danni provocati dal terremoto della Marsica – venne parzialmente riparata la facciata; invece, la ristrutturazione in cemento e mattoni della cupola risale al 1960, dopo un altro sisma che aveva aggravato le lesioni precedenti. Gli apparati decorativi barocchi vennero invece smantellati tra il 1969 e il 1973: la soffiatura a cassettoni fu demolita per ritrovare la spazialità tipica delle opere romaniche. Durante il restauro riaffiorarono pregiati affreschi antichi posti sulle navate laterali. Il sisma del 2009 fu sicuramente quello più distruttivo: a crollare, questa volta, fu l’area presbiterale, oltre al transetto, e fu distrutta la parte terminale della navata principale. Il prestigioso organo a canne e la volta a crociera della prima campata absidale andarono perduti, mentre, nonostante il serio danneggiamento del mausoleo che le custodiva, rimasero intatte le spoglie di Celestino V.
Inizialmente ricoperta da una struttura in ferro e vetro, nel 2013 la basilica fu nuovamente chiusa per ragioni di sicurezza. L’accesso ridotto fu permesso in occasione della Festa della Perdonanza per consentire ai pellegrini di attraversare la Porta santa e ricevere l’indulgenza plenaria. La restituzione definitiva alla cittadinanza aquilana è avvenuta a fine 2017, al termine di un lungo e minuzioso restauro finanziato da Eni, Ente nazionale idrocarburi. La progettazione e la direzione dei lavori furono curate dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per L’Aquila e dai Comuni del cratere in collaborazione con il Politecnico di Milano, l’Università La Sapienza di Roma e l’Università degli Studi del capoluogo abruzzese. Al taglio del nastro inaugurale, oltre al sindaco della città, erano presenti il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini; presenziarono inoltre il Chief Service & Stakeholder Relations Officer Eni, la sopraintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e l’arcivescovo metropolita de L’Aquila. Il restauro ha attentamente ricostruito le parti crollate, ricomponendo elementi architettonici e apparati decorativi originali. E nel 2020 ha ottenuto il prestigioso premio del Patrimonio culturale dell’Unione europea.
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 178, ottobre 2020)
Bellissimo articolo, non sapevo dell’esistenza di questa meravigliosa Basilica! Ringrazio Emanuela per avercela mostrata ed avercene svelato la storia, i difficili momenti vissuti e la nuova rinascita! Il tutto spiegato con la massima accuratezza, dedizione e semplice amore per le ricchezze che abbiamo in ogni piccolo o grande angolo della nostra splendida Italia! Attendo nuovo articoli da cui trarre spunti per le gite prossime, vicine o lontane! Tanti complimenti! Serenella