Uno dei tanti episodi di violenza verso chi ha il torto di non allinearsi supinamente fa riflettere sull’attuale intolleranza delle sinistre. Grazie allo scudo del politicamente corretto esse si sono appropriate di quello che sembravano peculiarità ormai spente del fascismo, del nazismo e del comunismo dello scorso secolo. La giustificazione e l’esaltazione della violenza in politica
Usa, non vuole alzare il pugno: manifestanti Black Lives Matter la circondano. Il video divide il movimento. L’articolo, corredato da inquietanti e veramente disgustose immagini video (Corteo di Black Lives Matter a Washington, donna si rifiuta di alzare il pugno: aggredita dalla folla), è di Katia Ricciardi ed è apparso giovedì 27 agosto su la Repubblica.it.
I fatti sono avvenuti il giorno prima a Washington, nel corso di uno dei tanti cortei “antirazzisti, pacifici, antifascisti, nonviolenti”, che stanno “animando” gli Usa dopo i terribili omicidi e ferimenti di cittadini neri da parte delle forze dell’ordine (leggi anche La società americana è violenta). Se le immagini fossero in bianco e nero, o di un colore un po’ sbiadito, penseremmo alla Germania nazista e a un’oppositrice di Hitler o magari a un’ebrea schiacciata contro la vetrina del proprio negozio marchiato con la scritta juden. Infatti, anche se non corrisponde del tutto a verità, da un secolo almeno si ritiene che la violenza politica, l’aggressione, lo squadrismo, fino all’omicidio degli avversari, siano orrendi fenomeni appannaggio delle destre estreme. In realtà, la giustificazione e l’esaltazione della violenza in politica, fino al terrorismo e all’assassinio, hanno caratterizzato tutta la storia dell’umanità.
Se, poi, pensiamo a quella recente, basta citare alcuni degli omicidi politici più famosi: Umberto I, Francesco Ferdinando d’Austria, Matteotti, Gandhi, i Kennedy, Martin Luther King, Moro, Anwar al-Sadat… Come si vede, il colore politico e le motivazioni dei boia sono sempre variegate. Oggi, per fortuna, almeno l’Occidente è più sensibile all’orrore della violenza e del sangue. Non accettiamo più la brutalità, in politica come altrove (si pensi al grande progresso della sensibilità nei confronti delle sofferenze inflitte agli animali; vedi Gli italiani hanno scoperto l’amore per gli animali o Contro lo sgozzamento lento degli animali da macello senza stordimento). Se, però, potessimo spostarci con una macchina del tempo a qualche decennio fa, vedremmo disumanità e insensibilità diffuse, soprattutto nelle campagne, e, per quanto riguarda la lotta politica, una guerra combattuta con ogni mezzo, lecito e illecito.
Fascismo e nazismo, infatti, furono favoriti dallo squadrismo e dalle aggressioni, ma anche dalla brutalità e dalla repressione poliziesca a senso unico contro socialisti, anarchici, comunisti, e dalla magistratura che assolveva sempre i fascisti e condannava gli altri. E non crediate che, quanto a lotta spietata in politica e in ambito di lotte operaie e sindacali, negli Usa, in Gran Bretagna, in Francia e in tutto l’Occidente le cose andassero molto diversamente. Del resto del mondo meglio non parlare… Il punto di svolta è la criminalizzazione e la demonizzazione dell’avversario, il suo passaggio da competitore politico al Male assoluto; ovviamente, da estirpare. In questo non solo nel XX secolo non sono state da meno le sinistre e, in particolar modo il comunismo, ma oggi i radical chic dell’intollerante pensiero unico politically correct, ben sostenuti da neoliberisti globalisti, media allineati, mondo accademico e della cultura, sono diventati sempre più aggressivi verso chi non si allinea. Perché?
Perché, secondo loro, sono dalla parte della ragione, del buono e del giusto. Mentre gli altri non sono solo dalla parte del torto, ma sono subumani, repellenti, malvagi; anzi, proprio non fanno parte dell’umanità. Eliminati loro, ecco un futuro radioso e felice. Scusate: ma non è quanto affermavano gli inquisitori che condannavano al pubblico rogo eretici e streghe, oppure Hitler e Stalin e, più recentemente, Pinochet o Pol Pot? È così che, come nel Sessantotto, una minoranza, ma rumorosa, arrogante, potente, socialmente ed economicamente collocata in alto, sta imponendosi su quella che una volta veniva definita “maggioranza silenziosa”, identificata con la classe media benestante e che invece oggi è costituita da operai, impiegati, precari, massacrati dalla new economy. Non sappiamo quanto a questi professionisti dei cortei (ma nessuno di loro deve recarsi al lavoro?) interessi della sorte dei neri, dei veri profughi, dei miserabili del pianeta.
Sappiamo, però, che il loro impegno si intensifica con il sopraggiungere degli appuntamenti elettorali-chiave. Come in Italia le insipide sardine sono comparse dal nulla per evitare il tracollo del Partito democratico alle regionali dell’Emilia-Romagna, grazie alla strategia di identificare la Lega e il suo leader Matteo Salvini come un manipolo di sanguinari fascisti, così negli Usa i manifestanti antifa e antirazzisti si sono svegliati in prossimità delle elezioni presidenziali. E stanno costruendo nell’inconscio degli elettori un po’ ingenui il seguente sillogismo basato sulla proprietà transitiva: 1) I poliziotti killer sono razzisti (non del tutto e non sempre vero); 2) Donald Trump è razzista (anche se il personaggio è volgare e antipatico come pochi, è falso); Trump è un killer o, perlomeno, è complice dei poliziotti assassini. Conclusione: come fate a votare un presidente degli Usa del genere? Poi, non dovremo chiederci perché Trump avrà di nuovo vinto…
Le immagini: a uso gratuito da pixabay.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 177, settembre 2020)