Una joint venture tra due aziende italiane ha messo a punto un nuovo processo per ottimizzare la sanificazione certificata dei locali chiusi, efficace pure contro il coronavirus. E l’obiettivo è di garantire la salubrità degli spazi comuni, a beneficio della collettività, in un’ottica di prevenzione
Sanificare luoghi chiusi in completa sicurezza, garantendo adeguate condizioni igienico-sanitarie a quanti vi lavorano o vi accedono, si può. Anche ai tempi dell’emergenza dovuta al coronavirus. Anzi, è proprio ora che diventa una necessità irrinunciabile. Ecco allora che questo business inizia a far gola a molti, anche a quanti, purtroppo, si improvvisano o, peggio ancora, non hanno affatto le carte in regola per potervi entrare.
C’è chi, invece, forte di una solida esperienza alle spalle, fa fruttare saperi e conoscenze, mettendo a punto una tecnologia particolare, all’avanguardia, che consente di sanificare adeguatamente ambienti, quali, ad esempio, supermercati, ospedali, aziende e uffici. E, soprattutto, di farlo debellando virus e agenti patogeni, compreso il coronavirus, e di certificarne l’efficacia. Ideato, grazie alla partnership tra la Radivo Holding, con sede a Bologna, e la Edilstrade Italiane Divisione Ambiente, con quartier generale in Calabria e anche a Roma, tale sistema fornisce così una risposta concreta per contrastare la diffusione del Covid-19. Ma in cosa consiste? Nell’erogazione di una sorta di nebbia secca – perossido di idrogeno, ovvero acqua ossigenata, stabilizzata nella misura e nelle quantità appropriate – tracciabilità dei dati tramite report di stampa, impostazione automatica del giorno e dell’orario di disinfezione e telecomando a distanza per l’attivazione.
Sono queste alcune delle caratteristiche dell’innovativa procedura. «Il primo aspetto da chiarire è che esiste una differenza sostanziale tra sanificazione e disinfezione» spiega Davide Radivo, responsabile ricerca e sviluppo di Radivo Holding. «La sanificazione rende un ambiente sano mediante l’attività di pulizia e disinfestazione, ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per quanto riguarda la temperatura, l’umidità e la ventilazione o per l’illuminazione e il rumore». La disinfezione, invece, rappresenta una fase successiva: «L’obiettivo consiste nel distruggere i microrganismi patogeni sopravvissuti alla fase di detersione per impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente».
Aggiunge Radivo: «La nostra azienda unisce questi due processi in uno unico, in modo del tutto inedito, in cui si irrora appunto il perossido di idrogeno, intervenendo nell’aria ed eliminando, già nell’arco dei primi minuti, virus, batteri e polveri sottili presenti negli ambienti, sulle superfici e negli impianti aeraulici». Microsan air solution – questo il nome della tecnologia – prevede, dunque, un primo intervento per ristabilire la salubrità dello spazio oggetto dello stesso, ma si va anche oltre. Lo scopo finale, infatti, è quello di garantire il mantenimento e consolidamento del ritrovato stato di igiene, senza soluzione di continuità, attraverso procedimenti, messi in atto metodicamente, con personale qualificato. Sul fronte sanitario, tutti quegli spazi e luoghi chiusi in cui sussiste la concentrazione di un numero considerevole di persone, quali imprese, servizi sanitari e assistenziali, scuole, impianti sportivi e le stesse strutture sanitarie provvisorie, installate in queste settimane, possono, pertanto, continuare la propria attività in piena sicurezza.
Edilstrade divisione ambiente e Radivo Holding si propongono, quindi, come una realtà imprenditoriale capace di affrontare l’impellenza legata alla necessità di sanificare. «Siamo dei professionisti in questo campo» afferma l’agrotecnico Domenico Tomaselli di Edilstrade Italiane. «Abbiamo voluto unire il nostro know how e la nostra esperienza per rispondere, sin da subito, a questa situazione drammatica». «Abbiamo scelto di fornire un approccio funzionale e immediatamente applicabile» conclude Radivo «e ci auguriamo che la sanificazione sicura e certificata diventi, in futuro, una prassi diffusa e obbligatoria». Perché, si sa, ora più che mai, la parola d’ordine è prevenire, prevenire e ancora prevenire.
Le immagini: fornite da Radivo Holding.
Alessia Ruggieri
(LucidaMente, anno XV, n. 172, aprile 2020 – supplemento LM EXTRA n. 37, Speciale Coronavirus2)