Un calcio sempre più assurdo e fuori controllo. Escluse quindici società di calcio, tra le quali figurano club gloriosi e popolari
Atletico Roma, Gela, Salernitana, Lucchese e Ravenna di Prima divisione (ex C1, tanto per capirci e chiederci perché cambiare denominazione ai campionati, in precedenza denominati linearmente di serie A, B, C, D); Brindisi, Cavese, Cosenza, Matera, Sanremese, Canavese, Crociati Noceto, Rodengo Saiano, Sangiovannese e Catanzaro in Seconda divisione. Queste le quindici società di calcio che in ordine sparso il Consiglio federale ha deciso di escludere dalla Lega Pro.
Sono anni ormai che i campionati di Serie C – e non solo – vedono, prima che inizi la stagione, una falcidia di società non in regola (essenzialmente per problemi di bilancio e di inadempienze finanziarie). Ciò va ad aggiungersi alle decine di punti di penalizzazione in classifica inflitti in corso di campionato ai club inadempienti (quest’anno siamo arrivati molto spesso a due cifre). Colpisce, comunque, che oggi a essere escluse siano state anche società con una vasta tifoseria e con una storia calcistica di rango come Salernitana, Lucchese, Catanzaro (vari campionati di A), o Cosenza, Ravenna, Brindisi (molteplici partecipazioni ai campionati di serie B).
Tale situazione va ad aggiungersi all’attuale scandalo legato alle scommesse (LucidaMente se n’è occupata circa un mese fa con l’articolo Trent’anni di scandali nel football italiano), alla rissa intorno al caso dell’assegnazione dello scudetto 2006 all’Inter, al deficit che ormai accompagna da anni i bilanci delle società di Serie A, alla spettacolarizzazione a tutti i costi di quello che dovrebbe essere innanzi tutto uno sport (abbiamo affrontato la questione con il recente Verso un calcio-thriller sempre più esasperato).
Che il calcio sia un giocattolo ormai rotto e una struttura malata è così ancora confermato. Specchio della società, della politica e dell’economia italiana, come per il nostro Paese, il football attende sempre che si tocchi il fondo e che si possa risalire. E che, soprattutto, i cittadini-elettori (e i tifosi) si sveglino.
Rino Tripodi
(LucidaMente, 18 luglio 2011)