Un breve racconto natalizio, sdolcinato, buonista, caramelloso… Ma è proprio così? Da leggere sino alla fine
Il racconto breve che state per leggere è stato pubblicato per la prima volta circa un anno fa, nel novembre 2018, sulla rivista telematica Glitch. Art Culture & Digital Bits. Lo riproponiamo ringraziando la direttrice Daniela Cisi per la gentile concessione.
Cominciarono ad arrivare. Prima pochi. Magari in aereo. Qualcuno perfino benestante e con regolare permesso di soggiorno e lavoro. Poi sempre più numerosi, e sempre più disperati. Si può dire che non passasse giorno che non giungessero nei nostri paesi, attraversando il deserto del Sahara su camion o pickup sovraccarichi, o navigando nel mare con imbarcazioni di fortuna. E, purtroppo, molte di esse naufragavano, a volte a poche miglia dalla costa.
La nostra, essendo la prima isola che incontravano, dovette reggere una pressione quasi insostenibile. Chiedemmo aiuti al continente e agli stati più vicini. Ci fu data poca solidarietà. Del resto, anche loro cominciarono a vedere aumentati gli arrivi.
I migranti sono perseguitati nei loro paesi. In questi, infatti, i diritti civili, la libertà politica, i diritti democratici, non esistono, e ancor meno la tolleranza religiosa. Non deve essere piacevole essere una minoranza all’interno di una maggioranza aggressiva e discriminatoria.
Durante la lunga marcia di avvicinamento attraverso il Sahara sono sfruttati, e spesso rinchiusi per mesi in ogni sorta di lager. Alla mercé di trafficanti di esseri umani, talvolta ridotti in schiavitù per pagarsi il terribile viaggio.
In particolare le donne raccontano storie di violenza e stupri fin nei paesi d’origine, poi proseguiti lungo il viaggio.
Sono una risorsa. Di frequente hanno buone competenze tecniche e scientifiche. Arricchiscono la nostra cultura con i loro costumi… persino con la loro gastronomia. Fanno lavori che i nostri concittadini non vogliono più svolgere, anche per pigrizia.
Per il salvataggio, l’accoglienza e i loro bisogni primari, sono sorte molte associazioni, che ricevono sostanziose sovvenzioni dallo stato, dal continente e dall’Onu. C’è chi dice che si sia creato un business attorno ai migranti… Ma l’importante è che siano salvati, rifocillati e ospitati, sebbene la loro integrazione sia difficile.
Si dirigono o sono smistati nelle nazioni dove la loro religione è maggioranza o, comunque, vi è un gran numero di cristiani. Oltre che Capo Verde, isola di prima accoglienza, Angola, Burundi, Congo, Costa d’Avorio, Guinea equatoriale, Lesotho, Nigeria, Ruanda e Uganda. Infatti, altrove l’unica altra religione monoteista del pianeta ancora vivente, anzi dilagante, li discriminerebbe, bollandoli come dhimmi, li perseguiterebbe e molti finirebbero per essere uccisi dai più fanatici.
In questo giorno di Natale, la data più importante della loro strana religione, auguriamo a tutti i nostri immigrati dall’Europa, quest’infelice fiumana bianca, ogni felicità e gioia!
Capo Verde, 25 dicembre 2130
Le immagini: dal Ministero degli Interni italiano.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIV, n. 170, dicembre 2019)