Riservati ai dipendenti e ai pensionati pubblici, appaiono convenienti per tasso di interesse e semplici come procedura per ottenerli
La situazione del credito nel nostro Paese è migliorata nel corso degli ultimi mesi malgrado il fatto che si continui a risentire in modo non certo leggero di quanto accaduto durante la crisi economica che ha colpito anche l’Italia dopo il 2008: evento che ha provocato un vero e proprio sconvolgimento nel mondo del lavoro estendendovi massicciamente la precarietà. In un quadro di questo genere i consumatori hanno dovuto quindi fare i conti con una risposta spesso non ottimale da parte del mondo creditizio, mettendosi alla ricerca di soluzioni alternative. Tra di esse una delle più gettonate è quella fornita dai prestiti Inpdap.
I prestiti Inpdap
Inpdap è l’acronimo di Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell’Amministrazione pubblica. Nato nel 1994 dalla fusione di Enpas, Inadel e Enpdep, è stato poi soppresso nel 2011 a seguito della decisione assunta dal governo guidato da Mario Monti di procedere a una riorganizzazione del sistema previdenziale tricolore. Le sue funzioni sono quindi state attribuite all’Inps, in particolare quella creditizia. L’istituto, infatti, nel corso del tempo si era distinto proprio per la concessione di prestiti a pensionati e dipendenti pubblici, che almeno per anni sono stati considerati molto convenienti dagli addetti ai lavori. In termini pratici i prestiti Inps ex Inpdap prevedono tre tipologie di prestito: piccoli prestiti, prestiti pluriennali e prestiti pluriennali garantiti. Chi rientra nelle categorie che abbiamo ricordato può senz’altro fare la propria domanda, sapendo però che potrebbe anche non essere accolta nel caso in cui il numero dei finanziamenti richiesti dovesse essere superiore alla disponibilità di cassa dell’ente per l’anno in corso.
Come funzionano
Nel caso in cui la domanda fosse accolta, il piano di rientro prevede tassi di interesse del 4,25% nel caso dei piccoli prestiti e del 3,5% per quelli pluriennali, come si può leggere sul sito Prestitoinpdapok.com. Il meccanismo di riscossione della rata è quello previsto nella cessione del quinto, ovvero la ritenuta alla fonte sullo stipendio oppure sulla pensione dell’interessato. Naturalmente le condizioni in questione dovrebbero essere confrontate con quelle previste da altri soggetti che erogano prestiti, magari cercando di capire se con le spese accessorie la rata diventi meno conveniente. Tra i maggiori vantaggi messi in rilievo dagli addetti ai lavori c’è proprio il fatto di non dover produrre garanzie da accludere alla propria richiesta, garanzie che sono fornite in partenza dallo status di dipendente o pensionato di cui gode il richiedente. Va anche segnalato come la rata rimanga costante lungo tutto il corso del finanziamento, impedendo che possano verificarsi brutte sorprese derivanti dal mutamento delle condizioni contrattuali. Infine, l’eliminazione della seccatura derivante dal doversi attivare per il pagamento, che avviene appunto in automatico direttamente alla fonte.
Carmela Carnevale
(LucidaMente, anno XIV, n. 161, maggio 2019)