Il primo disco da solista di Daniele De Matteis, prodotto da Loyal To Your Dreams, è un’autentica sorpresa per l’alto livello che caratterizza tutte le nove tracce del cd: una personale, talentuosa rivisitazione delle sperimentazioni musicali anni Ottanta-Novanta
È possibile riprendere infinite suggestioni musicali da uno dei periodi più fervidi della sperimentazione electro-pop & C. (per intenderci, anni Ottanta-Novanta) e risultare originali? Di più: coinvolgenti, affascinanti, emozionanti?
A riuscire pienamente nel progetto di dare nuova vita a sonorità da sempre suggestive e toccanti è Soul Island (moniker di Daniele De Matteis). E lo fa col suo sfolgorante esordio da solista, Shards (ovvero, “non a caso, “cocci”, ma davvero preziosi e rari), uscito lo scorso mese per la produzione di Loyal To Your Dreams. Nove tracce in lingua inglese, tutte dello stesso, alto, livello; piacevoli, vivaci, fantasiose, ritmate, da ascoltare dall’inizio alla fine. Si cominci, ad esempio, con l’unico brano interamente musicale, il quinto, Night Shore, fatata reminiscenza di un paesaggio marino, avviluppata in sofisticate armonie. E il sogno può continuare grazie al magico videoclip del quarto componimento, Ocean, tutto in un elettronico bianco e nero, con la musica che segue il moto delle maree. E il cd prosegue in una tumultuosa, armoniosa mescolanza di eighties, dance, pop, psichedelia, Kosmische Musik/Kraut Rock…
Abbacinante è, peraltro, pure l’incipit del disco, Loser Rev, perturbante con le sue fantastiche variazioni melodiche. Languidamente trascinante è la successiva Bleed. Neon Vision è forse il pezzo più pop, mentre Soul Drain alterna l’orecchiabilità a sottili intrecci musicali. Più elettronica è Perlin Time, costituita da una raffica di domande che interrogano sul nostro futuro. Lead Out è preziosamente frammentato, come in piccoli cristalli. Chiude il disco Mother, un caldo, primordiale, ancestrale omaggio a tutte le madri, a cominciare da Madre Terra, in giro attorno al Sole: una composizione che in qualche punto ci ha ricordato i Weather Report. In conclusione, un lavoro piacevole, vivace, fantasioso, ritmato, avvolgente, non solo per chi ama e ha amato i timbri e i colori degli anni Ottanta: un viaggio elettrizzante, bilanciato tra lampeggiamenti e delicati palpiti, visioni anomale e onde sfuggenti, intricate simmetrie e sterminati incroci, reticoli inesplorati e schegge sapientemente dilatate.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIV, n. 157, gennaio 2019)