Il secondo disco del gruppo toscano, “Quartiere Italiano” (La Tempesta Dischi), è una dinamica rappresentazione della nostra società multietnica e multiculturale
«Con un codice preciso / inizia un regime / di pura fantasia». È con questi suggestivi e ritmati versi che si apre Dove vai, primo brano di Quartiere Italiano (produzione La Tempesta Dischi). Uscito da poche settimane, è il secondo disco del gruppo musicale Lo Straniero.
In realtà, la band toscana, anche se con tanta delicatezza, poesia e, appunto, fantasia, nel suo nuovo lavoro riesce a offrire un efficace ritratto della nostra attuale società, variegata, indefinibile, spaesata, pulsante, frenetica, frammentata, multietnica e multiculturale, in particolare in una moderna metropoli. In effetti, è raro che oggi qualcuno sappia raffigurare nelle varie arti (dalla letteratura al cinema) l’universo contemporaneo. Forse perché è troppo brutto, quindi non è “poetabile”. Lo Straniero ci riesce benissimo, in costante equilibrio tra realismo e lirismo, crudezza e voli chagalliani. Nelle ben 14 tracce di Quartiere Italiano, con pregevoli testi di buon livello espressivo, ricchi di metafore e immagini poetiche, viene rappresentata una molteplicità di tipi bizzarri, insoliti, conformisti, straniati, misteriosi, deliranti, alienati: un’umanità colorita, variegata, affastellata. Ogni canzone è un microcosmo che contiene più storie, confuse, indefinite, lasciate in sospeso. Persone immobili o agitate, tranquille o confuse, rassicuranti o enigmatiche.
Come «la gente che sposta mobili di notte» di Madonne o «la ragazza bionda sola e vanitosa, / […] il naufrago nel bar [che] recita poesie» (Matematica e aspirina) o chi vive di notte come Un vampiro o, ancora, il vicino di casa che «brucia erba e scarica calcare». In questo trambusto disorganizzato, si capisce che «è dura la vita / dice il commesso» (Lastricato) e che solitudine e depressione sono dietro l’angolo, come in Il quinto piano: «La stanza non ha porte / sembra un cerchio di pietra / il mio impero stazionario / al quinto piano /senza fare niente / le luci dei fanali come coda di serpente».
Lo Straniero canta/celebra la caotica società multietnica e multiculturale dal punto di vista giovanile e Quartiere Italiano ne è l’epos (vedi anche il videoclip); è bellissimo il suo ritornello, che non ti togli più dalla testa: «Quartiere italiano latino indiano / arriva lo spagnolo / canta in napoletano / quartiere cinese latino indiano / faccia dell’Ecuador / vestito da italiano». I testi deliziosi, vivaci, divertenti, sono ben valorizzati dalla musica della band, piacevole, ritmata, colorata, indiavolata, a volte fino a divenire forse un po’ chiassosa. L’alternanza di voci maschili e femminili impreziosisce il tutto. Per concludere riveliamo chi è Lo Straniero: Giovanni Facelli (voce, chitarre, synth, programmazioni), Federica Addari (voce, piano), Luca Francia (synth, programmazioni, piano, percussioni, cori), Valentina Francini (basso, cori), Francesco Seitone (chitarre, percussioni, cori) e Gianni Masci (batteria, percussioni, programmazioni). E che l’ascoltatore si immerga nel caos imbizzarrito di Quartiere Italiano… perché «siamo solo facce che non si conoscono / siamo corpi uguali che si sfiorano».
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XIII, n. 156, dicembre 2018)