L’ultima fatica dell’autrice Nunzia Manicardi, “Rivoluzio e Speranza. Il romanzo dell’Italia che fu”, pubblicato da Il Fiorino, parla di sentimenti, ricordandoci come eravamo – e siamo
Si intitola Rivoluzio e Speranza. Il romanzo dell’Italia che fu, liberamente ispirato alla vita di Rivoluzio Gilioli (1903-1937), anarco-sindacalista modenese (Il Fiorino, pp. 334, € 14,00) l’ultimo lavoro della prolifica scrittrice – ma anche giornalista ed etnomusicologa – Nunzia Manicardi. La sinossi è tanto semplice quanto efficace: la storia d’amore fra Rivoluzio Gavioli e Speranza Righi. Lui, primogenito di un bracciante attivo nel movimento operaio, nato all’infuori del matrimonio. Lei, ennesima figlia femmina del sindaco liberale della cittadina di Cento, che avrebbe preferito un maschio.
Le vicende sono ambientate dal 1901, anno di nascita di entrambi i protagonisti, al 1920. L’autrice dipinge uno spaccato puntuale della vita di provincia dell’epoca, frutto di un’attenta ricerca storica che precede ogni suo romanzo. Non a caso l’opera si apre con una breve biografia di Rivoluzio Gilioli (1903-1937) – anarco-sindacalista modenese di cui la scrittrice aveva già raccontato in un testo del 2009, Aragona (Il Fiorino, pp. 272, € 12,00) – a cui è liberamente ispirato il personaggio principale. La Manicardi sceglie di mantenere il nome di battesimo inalterato, poiché del resto nessun altro appellativo sarebbe stato altrettanto evocativo e calzante. I due amanti, già nel modo di presentarsi, comunicano la loro appartenenza a mondi distinti, lontanissimi: il proletariato e la borghesia agraria, futuri protagonisti assoluti della storia del Paese. Lei è «Speranza! Perché questa terra, per dio, deve pur avere un futuro, nonostante tutto!». Lui è Rivoluzio. «E Rivoluzio vuole dire anarchia».
Il loro amore ha come sfondo la società paesana, poi cittadina, il movimento operaio, la politica attiva e necessaria. Ma anche la guerra. Il romanzo si interrompe sul più bello: nel 1920, quando, l’anno successivo, il corso degli eventi dell’Italia sarebbe mutato irrimediabilmente. Le vite dei due giovani scorrono parallele, identiche e distanti allo stesso tempo. Fino al loro incontro, improvviso, per loro come per il lettore. Si toccano, per sbaglio, e neanche si parlano. Eppure, tanto basta per far deragliare per sempre le esistenze di entrambi, fino ad allora riflesso perfetto delle rispettive condizioni.
Il libro è diviso in due macrosezioni, Nelle campagne e In città. E all’inizio di ogni parte la numerazione dei capitoli riparte da zero, come a sottolinearne la cesura. Modena è il luogo in cui i destini dei protagonisti si intrecciano con quelli di Scintilla Piccinini, operaia della Manifattura Tabacchi, e Tommaso Borghi, agitatore politico. L’autrice ne narra le vicende dipingendoli nella loro quotidianità, che coincide con il racconto di una nazione ancora giovane, l’Italia che fu, come recita il sottotitolo. La Manicardi ce la descrive attualizzandola: l’incertezza economica, il divario sociale, uniti all’assenza di fede politica, rendono il presente e il passato terribilmente vicini. Con la leggerezza di un giovane amore, si solletica una riflessione più profonda: come eravamo, come siamo, come diventeremo. Rivoluzio, quello vero, fu un anarchico, un antifascista, e morì in Spagna combattendo al fianco della sua famiglia, in nome dei suoi ideali, a 34 anni. Non parliamo di Rivoluzio tutti i giorni perché non era il solo. Le angosce di ieri somigliano a quelle di oggi, ma abbiamo sempre meno appigli, sempre meno idee. Chi sarebbe Rivoluzio se fosse nato qualche decina di anni dopo? Una “zecca” dei centri sociali, un nostalgico, un politico da bar? Sono tornati i mostri del passato, torneranno i loro antagonisti?
Altri articoli nei quali la nostra rivista ha segnalato le attività e le pubblicazioni della Manicardi sono: La terza F.B Mondial di Nunzia Manicardi; L’editore ebreo che preferì il suicidio alle umiliazioni fasciste; Gli inquinatori e l’ecologista “matto” nella provincia “rossa”; L’ambientalista che venne messo a tacere nell’Emilia “rossa”; Il mito F.B Mondial; “Ridateci i nostri figli!”; “La prodigiosa Mondial di Drusiani”; Quando le istituzioni umiliano il cittadino; No alla contenzione: legàmi, non legacci; «Una donna che decise di mettere la propria esperienza al servizio degli altri»; Protesta per i bambini sottratti alle famiglie; “La mia Africa” di Roberto Camellini.
Le immagini: la copertina del libro Rivoluzio e Speranza. Il romanzo dell’Italia che fu e una foto dell’autrice Nunzia Manicardi.
Ludovica Merletti
(LucidaMente, anno XIII, n. 155, novembre 2018)