“Come un ramo sull’acqua” (Bononia University Press Edizioni) narra le vicende di una famiglia felsinea all’interno di un complicato contesto storico-politico
Immergersi in una Bologna dimenticata; sentirsi parte attiva di una sua famiglia aristocratica. Questo – e non soltanto – si prova leggendo il romanzo Come un ramo sull’acqua (Bononia University Press Edizioni, pp. 238, € 18,00) di Antonella Cosentino. Ironia, analisi approfondita degli avvenimenti bolognesi del Novecento, scelta accurata dei nomi in voga a quell’epoca, competenza e passione dell’autrice per la storia: questi alcuni degli elementi che si colgono nell’opera vincitrice del premio di Narrativa italiana inedita Arcangela Todaro-Faranda, edizione 2016.
Attraverso i propri personaggi la Cosentino – alla sua seconda opera dopo Dalla mia finestra si vedeva il mare (vedi Una coraggiosa, appassionata donna del Sud) – fa accomodare il lettore in casa Guidetti. E, in un arco di tempo che va dal 1924 al 1943, gli fa scambiare quattro chiacchiere con ciascuno dei suoi componenti. C’è Erminio, il capofamiglia, un commerciante di tessuti pregiati che guadagna quanto basta a mantenere nell’agio la moglie e quattro figli; c’è la sua consorte, Aurelia, spesso logorroica e più attenta alla forma che alla sostanza, tanto da scatenare le ire del marito, espresse il più delle volte in un dialetto bolognese piuttosto colorito; ci sono i loro rampolli, tre femmine e un maschio: Adalgisa è la figlia che ogni famiglia desidererebbe avere, bella e ubbidiente, sposa di un funzionario del Ministero che le regala occasioni di incontro e di apprezzamenti da Benito Mussolini; Rubinia, la ribelle che non esita a dare preoccupazioni ai genitori facendosi inconsciamente del male; Teodora, la più giovane, la più impacciata e fisicamente meno attraente delle sorelle negli anni dell’adolescenza, ma la più decisa sul futuro nel tempo a venire.
E poi c’è Gianpiero – «brisa con la “m”» come tengono a precisare i genitori – l’unico maschio dei Guidetti. Il dissidente per eccellenza nei confronti del padre – inizialmente forte simpatizzante di Mussolini – prima ancora che del regime fascista. La sua vita si intreccia con quella della reale protagonista della storia: Marta, servitrice della famiglia fin dalla tenerissima età. Immersi ciascuno nel proprio mondo, pur con prospettive agli antipodi, crescono insieme e insieme decidono di condividere la loro esistenza. Lo faranno per un lungo periodo di tempo, segretamente, fino all’improvvisa scomparsa di lui, durata otto anni.
Un tempo che a Marta pare infinito, scandito da una parte dall’angoscia per le sorti dell’amato, divenuto oramai oppositore materiale del regime fascista; dall’altra, dalla preoccupazione di crescere da sola Laura, la figlia da lui avuta e tenuta nascosta a tutti. Quella che la protagonista cerca di mantenere segregata nella propria anima per l’intera narrazione è una scomoda verità. Un’esistenza, la sua, intervallata da momenti di drammatico sconforto che rischiano di farla sprofondare in un tunnel senza via di uscita, che la fanno sentire indifesa, appunto, come un ramo sull’acqua. E, nel momento in cui tale verità emerge, la giovane donna comprende di aver commesso un grande errore. Ma, pur nella drammaticità di una guerra ancora in corso, improvvisamente la vita di Marta riacquista un senso, tingendosi allora di un candore ancestrale; lo stesso di quella rosa bianca che Gianpiero le aveva donato il giorno in cui la sua esistenza aveva avuto veramente inizio.
Le immagini: la copertina del romanzo Come un ramo sull’acqua e una foto dell’autrice Antonella Cosentino.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno XIII, n. 151, luglio 2018)