Prima tappa del ciclo di eventi “Time after Time, Space after Space”, organizzata dal Museo del Novecento in collaborazione con la Fondazione Furla
Appuntamento da giovedì 21 a sabato 23 settembre per la prima tappa di Time after Time, Space after Space, ciclo di eventi che avrà luogo fra settembre 2017 e maggio 2018, interamente dedicato alla performance. Ad “aprire le danze”, nella cornice del Museo del Novecento (Milano, piazza del Duomo), l’esposizione Simone Forti. To play the flute.
Avrà così inizio la prima delle Furla Series, progetto che vede cooperare la Fondazione Furla con il museo milanese nella realizzazione di mostre dedicate ad artisti nazionali e internazionali. L’inaugurazione sarà un omaggio all’artista e coreografa italo-americana Simone Forti. Saranno quattro le performance riproposte, selezionate fra le più rappresentative dell’estetica dell’artista: Huddle, Censor, entrambe del 1961, Cloths, del 1967, e Sleepwalkers, del 1968. La Forti, nata nel 1935 a Firenze da genitori ebrei ed emigrata negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali, è da oltre cinquant’anni una delle figure di riferimento della danza postmoderna.
Dal minimalismo dei suoi primi lavori alle improvvisazioni, che coniugano suono e movimento, ha influenzato negli anni la danza e le pratiche performative contemporanee. È stata apprezzata anche dal grande pubblico grazie alle sue Dance Constructions – oggi parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York – presentate nello studio di Yoko Ono nel 1961. Parte delle Dance Constructions è Huddle, una delle performance proposte.
Un’entità unica strutturale, formata da un gruppo di persone che compiono un gesto collettivo, una vera e propria scultura di corpi. Censor è invece uno scontro tra suoni: una pentola piena di chiodi scossa vigorosamente mentre un canto risuona a voce alta, generando una competizione acustica. In Cloths alcuni performer cantano, sovrapponendosi a basi preregistrate; i loro corpi sono celati da tele nere, sulle quali sono riversati dei drappi colorati: suono e movimento si manifestano così allo spettatore nella loro purezza. Infine Sleepwalkers, interpretato per l’occasione dalla performer e danzatrice Claire Filmon, nasce dall’esperienza romana della Forti, che passò giorni a osservare il comportamento degli animali allo zoo della capitale. Il risultato è un’opera meditativa, basata sull’adattamento degli animali alla cattività e allo spazio limitato, che indaga il delicato equilibrio tra restrizione e libertà.
Ludovica Merletti
(Lucidamente, anno XII, n. 141, settembre 2017)