La raccolta degli interventi del direttore nel secondo trimestre del dodicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Giugno 2017 (n. 138) – Immigratis… e pure facilitaliani
L’ineffabile ius soli, che regala la cittadinanza agli stranieri non assimilati, e il «Paese integrato» del ministro Minniti
Oramai ogni benedetto giorno dell’anno è dedicato a una problematica o vi si celebra un evento. Una sorta di calendario laico-civile-solidarista, che sta sostituendo quello tradizionale dei santi cattolici. Oggi, 20 giugno, è la Giornata internazionale del rifugiato, indetta dall’Onu. Nonostante l’inflazione di ricorrenze, ottima cosa. Giusto ricordare che ci sono milioni di persone che scappano da zone di guerra internazionale o civile. E giusto è accogliere i veri profughi.
A proposito dei ritornelli anchenoisti (sui quali ritorneremo, con prospettiva anticonformista, in un prossimo numero di LucidaMente), “anche noi” lo siamo stati. “Sfollati” durante le due guerre mondiali e non solo (si pensi alla pulizia etnica di giuliani, istriani e dalmati). Peccato che oggi gli immigrati che fuggono realmente a conflitti bellici siano un’esigua minoranza rispetto all’enorme fiumana che sbarca in Italia senza alcun diritto a restarvi. Argomento delle ultime settimane: dobbiamo dar loro, a tutti loro, la cittadinanza italiana? In Italia c’è già una legge che permette agli stranieri di acquisirla. Funziona e nessuno – italiano o straniero – se n’è mai lamentato. Perché approvarne una nuova che pone come ulteriore facilitazione il cosiddetto ius soli? Per incrementare il business di cooperative e associazioni che s’ingrassano sulla pelle delle “risorse” umane? O per accontentare l’accoglientismo sfrenato della Chiesa terzomondista e cattocomunista di papa Bergoglio? Ovvero un cattolicesimo, più che pauperista, impoverente, immiserente tutti, sul piano materiale e spirituale.
C’è chi ha la faccia di bronzo da Unicef di gridare all’opportunismo politico-elettoralistico riguardo all’opposizione alla proposta di legge da parte di Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Fratelli d’Italia ecc. Invece, i milioni di voti belli nuovi, provenienti dall’immensità di ex immigrati stranieri, poi neocittadini italiani, non sarebbero anch’essi una bella torta elettorale che fa gola ai partiti schierati per la nuova legislazione?
Tuttavia, la perla (nera) va attribuita alle affermazioni del ministro dell’Interno Marco Minniti, secondo il quale, «sul tema dello ius soli si gioca una partita cruciale, la partita dell’immigrazione. C’è chi accomuna immigrazione e terrorismo, ma è un’equazione sbagliata. C’è invece un rapporto tra terrorismo e integrazione, perché un Paese ben integrato è un Paese più sicuro». Partiamo dall’errore semantico-grammaticale. Che significa «Paese ben integrato»? Ben integrato nell’economia mondiale? Nell’Unione europea? Nel circuito culturale? Ma no! Traduciamo. Il ministro intendeva dire “un Paese coeso, con cittadini ben integrati al suo interno, è il miglior antidoto al terrorismo” (islamico, aggiungeremmo noi; ma non si può dire). “Aggiustata” la frase, di per sé senza alcun significato, vediamo se il postulato è vero. No, è falso. Cosa avrebbero dovuto fare di più Francia, Regno Unito, Belgio, Germania, per integrare i propri cittadini di origine straniera e musulmana?
Questi ultimi sono stati accolti, blanditi, vezzeggiati, favoriti dallo stato sociale. Eppure, in questi paesi le stragi dilagano. E anche in altri stati, ad esempio quelli scandinavi, dove l’assistenzialismo è ai massimi livelli, se non vi sono attentati, vi sono foreign fighters, episodi di fanatismo e aperta sottomissione delle donne, enclave sottratte al controllo statale e delle forze dell’ordine, ecc. ecc. Sembrerebbe, dunque, che maggiore sia il grado di apparente integrazione (certo non reale, visto il rifiuto assoluto da parte dei destinatari di accettare la civiltà e i costumi europei), tanto più i cittadini acquisiti, anche di seconda e terza generazione, odieranno chi li ha amorevolmente ospitati.
Favorire l’acquisizione della cittadinanza, dunque, non è una panacea contro fanatismo islamico e conseguente terrorismo. È necessario che l’immigrato ami territorio, ambiente, paesaggio, urbanistica, arte, cultura, costumi, della nazione nella quale arriva. Occorre che desideri davvero la cittadinanza per motivi civili e spirituali di adesione alla nazione, non di opportunismo e sfruttamento del welfare del paese ospitante. O, peggio, di mimetizzazione, a scopo di egemonia, conquista, terrorismo. Una volta tanto, lo stesso Silvio Berlusconi l’ha detta giusta: «Noi non siamo contro l’integrazione anzi, da liberale e da cristiano, la considero un valore assolutamente positivo. Ma è giusto integrare chi si sente davvero italiano: chi ama l’Italia e il nostro modo di vivere, chi adotta uno stile di vita che sia compatibile con il nostro. Non può essere un riconoscimento automatico, bisogna meritarselo. Non basta certo esser nati qui o aver frequentato una scuola perché si realizzino queste condizioni». Ma vuoi mettere il piacere di essere massacrati da un cittadino italiano musulmano piuttosto che da un islamico straniero?
E passiamo alla rassegna di alcuni degli articoli più interessanti del numero di giugno di LucidaMente. Tra le interviste, ricordiamo quella di Dora Anna Rocca, ormai specializzatasi nel genere, a un più che celebre giornalista (Giovanni Floris, tra violenze giovanili e attualità politica) e di Maria Daniela Zavaroni a Federico Fanti, ovvero Il paleontologo bolognese premiato dalla National Geographic Society. Mario Gallotta, in occasione del ritorno in serie A, 49 anni dopo, della gloriosa società calcistica ferrarese, ha rievocato vari episodi, curiosità, aneddoti, (Spal, da uno Zigoni all’altro).
Abbiamo cominciato a pubblicare le esercitazioni finali dei partecipanti al nostro Seminario di scrittura giornalistica, conclusosi a fine maggio. Alessia Giorgi ha esordito sulla nostra rivista informandoci sulla singolare scoperta della ricercatrice italiana Federica Bertocchini (Una larva mangiaplastica per salvare l’ambiente). Leonardo Pavan ha analizzato La Turchia di Erdoğan, un anno per arrivare al “Sultanato”. In prossimità dell’inizio degli esami di stato delle scuole medie superiori, Gabriele Gelmini ci ha ricordato che Dal 2019 l’“esame di maturità” cambia. Tutte le novità. Infine, Marta Perin e Sara Spimpolo si sono occupate di due temi tra medicina ed etica, legge dello stato e diritti individuali: la prima delle implicazioni morali e giuridiche della proposta di legge sul testamento biologico approvata alla Camera (Fine vita: dignità e libertà di scelta); la seconda di una questione scottante, quale quella dell’obbligatorietà dei vaccini. Nei prossimi mesi estivi sarà la volta degli altri articoli dei nostri giovani aspiranti redattori. Buona lettura.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 138, giugno 2017)
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Maggio 2017 (n. 137) – Le piccole, evidenti, lampanti verità che non si devono dire
I casi Serracchiani, della sentenza della Cassazione sul pugnale sikh, dell’italo-tunisino accoltellatore di poliziotti e militari… in un mese nel quale “LucidaMente” è uscita due volte!
George Orwell, nel suo capolavoro 1984 (1948), un vero antidoto ai totalitarismi e alle loro menzogne, scriveva che la libertà è poter affermare che 2+2 fa 4 e non 5. Vale a dire non dover negare l’evidenza. Da qui consegue tutto il resto.
Purtroppo sembra che oggi, in Occidente, manchi proprio la possibilità di asserire ciò che è sotto gli occhi di tutti. Impera un potere laido, iniquo, soverchiante, che falsifica tutto. A breve, pure dichiarare che i capelli stanno in testa e le dita sono cinque potrebbe essere messo in discussione. E tenteranno di farci credere che i capelli si trovano chissà dove e che le dita sono quattro, quante quelle di certi personaggi dei cartoon. Ecco tre esempi che si sono succeduti nell’arco di pochi giorni. Uno, 12 maggio 2017. Debora Serracchiani, governatrice del Friuli ed ex vicesegretario del Partito democratico, afferma che «la violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza». Il riferimento è allo stupro commesso a Trieste da un cittadino iracheno che ha chiesto asilo all’Italia.
Una banalità. Se in casa nostra viene a rubare uno sconosciuto, la rabbia è tanta; ma lo è ancora di più se chi deruba è stato accolto generosamente perché ci ha chiesto aiuto in quanto bisognoso. Ma sono argomentazioni umane, troppo umane, quindi proibite. Sulla povera Serracchiani si scatena l’inferno. L’accusa alla malcapitata è quella che non si devono fare differenze tra stupro e stupro: tutte le violenze sessuali sono uguali. Il resto è razzismo! Due, 15 maggio 2017. Un indiano sikh pretendeva di andare in giro per l’Italia con un pugnale di 20 centimetri, in quanto simbolo religioso della propria fede.
La questione arriva alla Corte di Cassazione, la quale stabilisce che i migranti devono armonizzarsi coi nostri valori: «È essenziale l’obbligo per l’immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che la regolano e quindi della liceità di essi in relazione all’ordinamento giuridico che la disciplina». Il verdetto della suprema corte aggiunge che «la decisione di stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha la consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza, ne impone il rispetto». Nostra riflessione: c’è voluto il massimo organo giudiziario per ribadire un principio ovvio di ogni stato di diritto (vedi Niente pugnale sacro in pubblico, la giusta sentenza della Cassazione, in micromega.net). Cioè per riaffermare quei logici princìpi che la politica buonista non ha il coraggio di difendere.
Tre, 18 maggio 2017. Si rischia la solita tragedia dovuta al fanatismo islamico: Stazione Centrale di Milano, italo-tunisino accoltella agente e due militari. Si tratta di Ismail Tommaso Ben Youssef Hosni, 20 anni, musulmano forse aspirante seguace dell’Isis, che di italiano ha solo il luogo di nascita, in quanto sembra che il padre l’avesse condotto da piccolo in Tunisia, che il giovane parlasse arabo e fosse tornato in Italia da emarginato: un profilo simile a quello degli stragisti di Francia, Belgio, ecc. (al riguardo si veda la nostra recensione, in questo numero di LucidaMente, del chiaro saggio Oltre il terrorismo del generale Mario Mori: Estremismo islamico, come combatterlo). Eppure, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, detto Beppe, in vista della manifestazione meneghina di sabato 20 In marcia contro i muri, promossa dal suo Comune (e, in particolare, dall’assessore Pierfrancesco Majorino), le spara grosse.
Ecco le sue dichiarazioni, testuali testuali: «Il criminale che ha accoltellato gli uomini delle forze dell’ordine è figlio di madre italiana e di padre nordafricano ed è italiano a tutti gli effetti. Ciononostante a qualcuno fa comodo buttare questo atto criminoso sul conto dei migranti». Un mix di concetti confusi e contraddittori. È «italiano a tutti gli effetti» uno che ha vissuto quasi interamente fuori dalla nostra penisola e che nulla condivide della nostra civiltà? Non c’entra alcunché la migrazione, visto che suo padre era tunisino e lui è una sorta di “re-immigrato”? Non c’entrano nulla culture religiose intolleranti, violente, vittimiste, che trasudano rancore e odio? Che dietro il favoloso mondo di Sala vi siano, insieme, utopie roussoviane, tanta ideologia, la volontà di affossare cultura e umanità italiane, europee, occidentali, tanta ipocrisia, e tanti interessi, lo dimostra l’ultimo caso giudiziario riguardate il business migranti, profughi o presunti tali.
La nostra rivista se n’è occupata ospitando le esternazioni di Franco Maccari, segretario del sindacato di polizia Coisp: «Lo scandalo del Cara di Crotone? I poliziotti lo denunciano da anni». Povera Italia, verrebbe da dire, se non fosse un refrain ormai troppo ripetuto. Occorrrebbe allora rileggere il penultimo libro di una celebre antropologa romana e le sue speranze per un «Nuovo Risorgimento. Breve itinerario di un sogno ad occhi aperti» (Ida Magli, a un anno dalla morte. 3: Difendere l’Italia). E arrivare a superare tante divisioni ideologiche e ignoranza storica, come ha proposto Giuseppe Licandro nel suo approfondimento La Liberazione è di tutti, non solo delle sinistre.
A maggio, oltre alla strage di Capaci (23 maggio 1992), con la morte di Giovanni Falcone, ricorrono altre tristi date. Il 17 maggio 1972 veniva assassinato il commissario Luigi Calabresi. Ce lo ha ricordato Gabriele Bonfiglioli in Anni di piombo e omicidio Calabresi, “Fine pena mai”. Ma solo per i parenti delle vittime. Mentre Ludovica Merletti ci ricorda Marco Pannella, il profeta laico della politica italiana, un anno dopo la sua scomparsa, avvenuta il 19 maggio 2016. E proprio il 19 maggio è uscito il nostro supplemento LMMAGAZINE 30, anche per dar spazio ad argomenti meno “seri”. Recensioni di libri, dischi e film, il parere dell’esperta Clizia Cacciamani in occasione del 139° Meeting annuale organizzato dall’Inta a Barcellona dal 20 al 24 maggio 2017 (Marchi e brevetti, perché inventare fa bene al cervello) e tanti articoli più o meno “leggeri” (La moda italiana torna ai vertici mondiali; Gioielli e fashion: i marchi del Made in Italy) e “pratici” (Estate 2017: in vacanza al mare ma risparmiando; Capsule wardrobe: la nuova tendenza dei viaggiatori seriali; Italia, il Bungee Jumping torna di moda: dove farlo?; Il trasloco senza stress: guida al cambio di casa). E ancora, ancora altro, che non riusciamo a segnalare…
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 137, maggio 2017)
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Aprile 2017 (n. 136) – Sacrificati sull’altare delle ideologie
Un tempo si moriva perché c’era chi credeva in comunismo, fascismo, nazismo. Oggi… per il politicamente corretto
Decine di milioni di esseri umani massacrati. In guerre, persecuzioni, carestie. Tutti agnelli sacrificali delle ideologie del XX secolo: comunismo, fascismo, nazismo. Orrori solo parzialmente comprensibili – ma mai giustificabili – in nome di ideali, della costruzione di un mondo nuovo. Utopie presto trasformatesi in distopie.
Il luogo comune secondo il quale la storia propone gli stessi scenari, prima sotto forma di tragedia, poi di farsa, sembra prender corpo in questo scorcio di XXI secolo. Oggi i massacri hanno alla loro base cause squallide e idiote. Interessi politico-economici, ovvero la globalizzazione migrazionista che intende creare un mondo del tutto indifferenziato, senza radici, con miliardi di disperati pronti a vendersi per un lavoro o altro. Fanatismi religiosi che credevamo sepolti secoli fa, almeno in Occidente. E, ancora più stupido, il totalitarismo del politicamente corretto. In nome di quest’ultimo, cosa ti organizzano a Stoccolma (dove lo scorso 7 aprile il solito immigrato maomettano ben accolto ha spiaccicato con un camion un po’ di abitanti nella capitale svedese)? Una bella manifestazione. Per chiedere più controlli, arresti ed espulsioni di chi odia i costumi occidentali? Ma no! La festa dell’amore contro il “terrorismo”… (e attenzione a non aggiungere “islamico”).
Andando a ritroso e restando la lista incompleta, Alessandria d’Egitto e Tanta, San Pietroburgo, Londra (più volte), Istanbul (più volte), Berlino, Ankara (più volte), Monaco di Baviera, Nizza, Dacca, Orlando, Bruxelles (più volte), Grand Bassam, Ougadougou, Bamako, Parigi (più volte), Sousse, Nairobi (più volte), Tunisi, Copenhagen, Mumbay, Bali, Sharm-el-Sheikh, Beslan, Madrid… Per non dire delle decine di attentati sventati all’ultimo momento o non riusciti per la mancata esplosione di qualche ordigno. Cosa occorre per capire che è in atto una guerra? Che esiste il male assoluto, non provocato da alcunché? Che esistono culture e civiltà incompatibili tra loro? Che c’è chi è affetto da vittimismo e incrollabile odio congeniti? Che occorre difendersi eliminando ogni possibile futuro rischio? Niente da fare. I buonisti balbettano le solite frasi sconnesse. In attesa di ripeterle alla prossima strage. Di innocenti sacrificati in nome del politically correct.
E passiamo alla rassegna dei principali articoli dell’attuale numero di LucidaMente. Mass media. Notizie incredibili che suscitano la curiosità del lettore, subdole e socialmente pericolose alcune, sdolcinate altre, tutte manipolate ad arte. E hanno pure successo. Sono Le 15 migliori (o peggiori) bufale del web, delle quali ci ha parlato Dora Anna Rocca. Invece l’esordiente Orazio Francesco Lella ha analizzato La Rai tra autocelebrazione e resa al “nuovo che avanza”. Da Rischiatutto e C’era una volta Studio Uno all’invasione di youtuber e blogger: quando la cultura nazionalpopolare trasforma lo scontro generazionale vecchi/giovani in una chiacchierata tra amici… E c’era già tutto nel classico russo Padri e figli di Ivan Turgenev.
Si parla tanto di femminicidi. E chi vi scrive ha fornito due facce probabilmente della stessa medaglia. Prima l’intervista Maschietti… ma non cattivi ad Alberto Leiss di Maschile Plurale, associazione nazionale che si pone come obiettivo di lottare contro la mentalità che sta alla base delle “violenze di genere”. Insomma, uomo uguale maltrattamento delle donne? O pregiudizio ideologico veterofemminista e “politically correct”? Infatti Barbara Benedettelli nel suo Il maschicidio silenzioso denuncia una realtà ignota o sottaciuta: Uomini maltrattati (da donne).
Siamo sicuri che l’altruismo inteso come completo sacrificio faccia bene a chi lo pratica e a chi lo “riceve”? Non è di questo parere Barbara Di Salvo, della quale abbiamo recensito L’egoismo fa bene a tutti con l’articolo Ama te stesso almeno come ami gli altri. Analoghe le posizioni, scherzose fino a un certo punto, di un altro libro, esposto da Emanuela Susmel: “Il metodo sticazzi”, ovvero dare peso solo alle cose importanti, ovvero come uscire da stereotipi sociali dannosi e da inutili nevrosi quotidiane. Leggete entrambe le pubblicazioni e vogliatevi un po’ più bene. Intanto, Ludovica Merletti ci ha presentato un dubbio amletico (è proprio il caso di dirlo): Scozia tra Europa e Inghilterra: verso la secessione?
Infine, parliamo un po’ di noi. Grande è stato il successo di pubblico, al di là di ogni aspettativa, del Convegno nazionale sul testamento biologico (Modena, 8 aprile 2017), organizzato da LiberaUscita, «associazione nazionale laica e apartitica per il diritto a morire con dignità» (tra i media sponsor dell’evento c’era pure LucidaMente). Esito molto positivo anche per il nostro 9° Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva (Bologna, marzo-maggio 2017): ben 25 iscritti!
E chiudiamo con una segnalazione che ci riempie di grande contentezza. L’articolo di Fabio Vanacore Gaming addiction: si può giocare in modo sano?, pubblicato sull’attuale numero della nostra rivista, è stato letto in diretta domenica 2 aprile su Radio24-Il Sole 24 Ore (per capirci, una delle prime emittenti italiane) nella trasmissione mattutina Letture di Radio24. Potete riascoltare il tutto in podcast (e gustarvi la lettura dell’articolo… precisamente al minuto 8:30 circa) collegandovi a: http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/letture-da-radio24/videogiochi-quando-consapevole-avere-121950-gSLAXuAoGC. Insomma, stavolta, buona lettura, ma pure buon ascolto!
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 136, aprile 2017)