Lo scienziato statunitense ha gettato le basi dell’attuale informatica. Ma era anche uno spirito ironico, che amava i giochi. Come il blackjack
Il 30 aprile del 1916 nasce a Petoskey (Michigan) Claude Elwood Shannon. Nelle foto colpisce il suo sguardo. Curioso, penetrante. Fissa la macchina da presa con intensità. Appare serio, un uomo dedito al proprio lavoro, eppure quell’espressione sembra nascondere un sorriso sempre sul punto di venire allo scoperto. Il sorriso di un uomo ironico e giocoso. E così è stata anche la sua vita.
Con il suo lavoro al MIT prima e successivamente presso i Bell Laboratories, ha gettato le basi teoriche della moderna comunicazione digitale. Quando nel 1938 pubblicò la sua tesi di laurea (Un’analisi simbolica dei relè e dei circuiti), che inizialmente passò inosservata, stabilì un precedente da cui si sarebbe successivamente sviluppato il sistema di comunicazione digitale. Shannon, infatti, attuò un salto logico che adesso appare evidente, ma che per l’epoca rappresentò un’intuizione assolutamente geniale. Stabilì infatti una relazione tra gli operatori logici booleniani (vero e falso) e le reti elettromeccaniche digitali, allora basate sui relè, che nei decenni successivi sarebbero state alla base dei moderni personal computer.
Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale collaborò, come molti altri matematici e fisici dell’epoca, con l’esercito degli Stati Uniti d’America, occupandosi principalmente di crittografia. È però al termine della guerra, nel 1948, quando lavorava presso i Bell Laboratories, che Claude E. Shannon diede alla stampe un’opera di altissimo valore scientifico. Nel suo saggio A Mathematical Theory of Communication l’autore gettò le basi per la moderna teoria dell’informazione. Basi sia teoriche che linguistiche, visto che a lui si deve l’invenzione del termine bit come unità di base dell’informazione digitale.
La sua intuizione sta nell’aver compreso la possibilità di ridurre il contenuto (immagini, suoni, ecc…) di qualunque messaggio in una unità minima di informazione codificata in una sequenza di 0 e 1. A lui si devono anche i concetti di entropia e ridondanza nella moderna teoria dell’informazione. Enunciò inoltre teoremi in cui stabilì, anche se su basi esclusivamente teoriche, la massima compressione possibile di un sistema di dati e il limite massimo di trasferimento dati che un canale può supportare. In una società strutturata sull’informazione, la codifica e il trasferimento dei dati, il filo intellettuale e storico che ci lega a quest’uomo appare oggi più che mai evidente. Ma teniamo ben presente anche un altro aspetto di Shannon che emerge proprio in quelle foto in cui il volto sembra sempre sul punto di aprirsi in un sorriso, ironico e un po’ beffardo.
La passione e la goliardia sono stati tratti essenziali di questa grande mente scientifica, come dire che un grande cervello si è accompagnato a un grandissimo cuore. Il gioco in tutte le sue forme è stata sempre la sua grande passione, insieme alla ricerca scientifica. Fu con la formalizzazione insieme all’amico Edward O. Thorp di un metodo (Hi-Lo) per contare le carte al tavolo del blackjack che la fama di Shannon si estese ben al di là dell’ambito matematico degli addetti ai lavori. Il metodo è semplice quanto geniale. A ogni carta sono assegnati dei valori: +1, 0, -1. Questi valori vengono sommati calcolando tutte le carte uscite comprese quelle del banco.
A questo punto, se la somma dei valori considerati dà un risultato positivo, il giocatore che impiega il metodo saprà di avere ottime probabilità di una mano vincente. Il blackjack ha infatti un sistema di regole che permette al giocatore, in certi momenti, di avere margine sul banco. E queste regole sono state ben studiate e sfruttate dal metodo di Shannon e Thorp. I suoi weekend a Las Vegas con la moglie Betty non saranno di certo passati inosservati dallo staff dei casinò. Invenzioni inutili, trombe sputafuoco, frisbee a reazione e una macchina per risolvere il cubo di Rubik sono solo altri prodotti della fantasia di Claude Shannon. Costruiti “just for fun”, come amava spesso ripetere, ma che testimoniano una curiosità sempre viva e una creatività mai banale.
Quello che emerge dalla biografia di Shannon, di cui qualche mese fa è stato festeggiato il 100° anniversario della nascita, è la figura di un uomo profondamente libero, di una profondità intellettuale estrema accompagnata da uno spirito lieve e generoso, capace di grande umiltà. Non sappiamo se sia proprio vero, ma, chissà, forse tutto quello che ha fatto l’ha fatto “just for fun”. Ed è bello pensarla così.
ludovica merletti
(LucidaMente, anno XII, n. 133, gennaio 2017)