Nel corso del loro tour tenutosi tra novembre e dicembre 2016, il gruppo francese ha presentato il suo ultimo album “Robot face”, frutto di nuove sperimentazioni, e fatto ballare i fan di tredici città europee, Bologna compresa, al ritmo di suoni innovativi e travolgenti
«La caravan qui t’emmène / swinguer sur les bord de scène / la caravan qui t’emmène / de l’enfer au paradis!». Questa la promessa fatta nel 2008 nel singolo La caravane, inserito all’interno del loro album di debutto Caravan Palace dall’omonimo gruppo francese. Sette anni dopo, con il loro ultimo disco <|⁰_⁰|> (meglio conosciuto come Robot Face), la band può senza alcun dubbio affermare di aver mantenuto la parola portando i propri fan in un paradiso di energia e musica trascinante.
Ne è prova l’incredibile successo del tour europeo che in poco più di un mese – dal 14 novembre al 3 dicembre 2016 – ha toccato ben tredici città del continente di cui, purtroppo, solo una italiana (Bologna, giovedì 24 novembre 2016, all’Estragon). La storia dei Caravan Palace comincia nel febbraio del 2005 dalla passione per la musica swing-jazz che lega tre giovani, ognuno abile nel suonare uno strumento diverso: Hugues Payen il violino, Arnaud Vial la chitarra e Charles Delaporte il contrabbasso. Il loro primo incarico è la creazione della colonna sonora di un film pornografico muto degli anni Venti del secolo scorso. Nonostante la singolarità della richiesta, il trio sfrutta l’occasione per farsi conoscere proponendo un particolare mix di sonorità più moderne proprie della musica electro o house e musica jazz manouche. Il risultato ottiene subito ampio consenso e questo spinge il gruppo a intraprendere un progetto musicale più serio e articolato.
Nei due anni successivi i tre registrano numerosi pezzi e creano colonne sonore per alcuni spot pubblicitari e film trasmessi a livello locale, ma, appena hanno l’occasione di esibirsi dal vivo, abbandonano l’idea iniziale di una produzione solo in studio. E, così, per rispondere alle nuove esigenze del gruppo, si aggiungono Antoine Toustou con trombone e sintetizzatore, Camille Chapellière (o Chapi) con il clarinetto, Paul-Marie Barbier con vibrafono e spazzole e Sonia Fernandez Velasco (o Colotis Zoé) con la sua voce potente ed esuberante.
La band è quindi al completo, pronta a esprimere al massimo il proprio potenziale, e si esibisce in vari festival nazionali già prima dell’uscita del loro album d’esordio Caravan Palace. Edito dall’etichetta indipendente francese Wagram Music, il disco ha un enorme successo e si piazza tra i primi undici album più venduti rimanendo in classifica dall’agosto 2009 per oltre 55 settimane. Il loro secondo disco è Panic, uscito nel 2011 e accolto dal pubblico con lo stesso entusiasmo. I Caravan Palace, comunemente definiti come un gruppo musicale di genere electro swing, si distinguono tuttavia grazie a un caleidoscopio di suoni ben più complicato, ispirato da numerosi e differenti artisti quali Django Reinhardt, Daft Punk, Billie Holiday, Vitalic e Cab Calloway. La loro musica non combina solo lo swing con le peculiarità dell’elettronica, ma è altresì caratterizzata da influenze jazz integrate a ritmi hip pop e moderni. Il successo dei loro primi album e l’enorme potenzialità data dalla convergenza di sonorità così differenti, ma bene amalgamate tra loro in un sound avvincente e originale, hanno portato il complesso a porsi un nuovo obiettivo: proporre ai fan nuove esperienze musicali in grado di impedire a chiunque le ascolti di stare fermo ed esserne coinvolto.
Esce, quindi, nel 2015 il loro ultimo album, <|⁰_⁰|> o Robot face, nel quale si possono trovare sia brani house-swing o electro-rockabilly fatti nella classica maniera, sia nuovi brani influenzati dalla Future Bass, Trap o dalla Deep House. I testi si adattano alla perfezione a questo vivace mélange e raccontano di anime giovani, mondi meravigliosi e voglia di danzare e divertirsi. Non si tratta di versi socialmente o politicamente impegnati, la musica dei Caravan Palace mira ad allontanare le difficoltà della vita quotidiana e incita allo svago piuttosto che a riflessioni profonde. Il risultato finale, l’unione di suoni incalzanti e parole leggere, è a dir poco straordinario.
La reazione del pubblico presente al concerto dello scorso 24 novembre all’Estragon di Bologna dimostra come i Caravan Palace siano riusciti nell’impresa di produrre dell’energia e delle sonorità da dance floor. Durante lo spettacolo sono stati proposti i nuovi brani, ma anche pezzi “di repertorio” riarrangiati. La performance non ha presentato effetti speciali particolari se non qualche gioco di luce, ma poco importa: la carica trasmessa dalla band, soprattutto grazie all’esibizione della carismatica Colotis Zoé – che sembrava non riuscire a smettere di correre e saltare lungo tutto il palcoscenico –, ha instillato ai presenti un bisogno incontrollabile di scatenarsi al ritmo della loro musica.
Il perfetto equilibrio di rockabilly, hip hop e un pizzico di soul ha unito il gruppo e i fan in un contemporaneo boogie-woogie durato circa due ore che ha, tuttavia, lasciato la voglia di continuare a muoversi per tutta la notte. E allora, come richiesto in Lone Digger, il singolo di apertura dell’ultimo album, «just turn up all the beams / when I come up on the scene», e lasciamocitrasportare dell’energia trasmessa dal sound modernamente retrò della band francese. Robot face è un album che merita di essere ascoltato, i Caravan Palace un gruppo che merita di essere conosciuto.
Silvia Negro
(LM MAGAZINE n. 29, 16 dicembre 2016, Speciale Eventi culturali, supplemento a LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016)